I fan Sega, però, sono duri a morire. Fedeli oltre la morte delle loro console, hanno perpetuamente supportato le fatiche dell'ex gigante giapponese anche come semplice sviluppatore di software. Cosa c'è di meglio per ringraziarli (e spillare loro ulteriore pecunia) del lanciare sul mercato una collana di celebrazione dei vecchi classici? La Sega ci aveva provato già con il Saturn ed i suoi Sega Ages, riedizioni di grandi successi del passato che spesso non avevano goduto di porting arcade-perfect per i limiti delle piattaforme di gioco. Negli anni 2000, però, era difficile giustificare la stessa identica iniziativa senza offrire gustose aggiunte. Fu per questo motivo che si raggiunse un accordo col produttore nipponico D3, salito alla ribalta per i suoi budget-game, titoli a basso costo di sviluppo e basso costo di vendita, realizzati nello spazio di pochi mesi ma non per questo poco curati (tuttavia, a volte lo erano). Sotto l'acronimo 3D Ages (Sega D3 al contrario) si accollarono l'onore e l'onere di riesumare la collana Sega Ages ed indirizzarla alla Playstation 2, la console dei record, capace di affossare tutti i concorrenti prima ancora del loro lancio, munita di una base di utenti sterminata che avrebbe sicuramente coperto i costi di sviluppo e che avrebbe dato almeno un piccolo contributo alla riabilitazione delle finanze Sega. Prezzo di vendita per titolo fissato a 2500 yen, circa 20 euro.
Il debutto della nuova collana avvenne con Phantasy Star, ma in questa sede ci occupiamo della seconda uscita: Monaco GP. A dispetto di un successo rilevante sul calare degli anni Settanta, non molti videogiocatori hanno avuto il privilegio di giocarlo nella sua forma originale, nemmeno tramite emulazione. Il motivo risiede nella sua realizzazione a base di circuiteria discreta, senza microprocessori e di conseguenza non riproducibile nell'era digitale. Poco male, ve lo riassumo in breve: un gioco di corsa contro il tempo in cui bisognava evitare ostacoli ambientali ed altre auto sulla pista, una tipologia ludica vista e rivista negli anni, senza che ciò ne diminuisca il valore. Conversioni ufficiali? Una sola, per Sega Game 1000, non esattamente la console più diffusa dalle nostre parti. Allora forse è davvero un bene ripescarlo...
Partiamo subito dalla delusione principale: non c'è una simulazione dell'originale. Sarebbe stato indubbiamente molto interessante accogliere un programma digitale che fosse stato la copia-carbone del coin-op del 1979. Niente da fare, forse in buona fede la D3 ha preferito riprodurlo in forma poligonale per rimanere al passo coi tempi.
Il gioco parte con una schermata muta raffigurante una monoposto presumibilmente da Formula 1, un bolide rosso-arancio sullo sfondo di una bandiera a scacchi. Il menu ci offre come di consueto una varietà di modalità selezionabili. Partendo dall'alto troviamo la modalità Arcade, a sua volta frazionata in Classic ed Original: la prima ci fa correre con una telecamera posta perfettamente aldisopra del nostro mezzo, simulando un 2D, e ci fionda su un tracciato aperto, o meglio su un lungo rettilineo con una carreggiata che va restringendosi e allargandosi, un fondo stradale che varia le sue condizioni e numerosi elementi di disturbo, compresa una spericolatissima ambulanza, ma bisogna soprattutto sottolineare che non esiste alcuna curva, proprio come nell'arcade del 1979; la seconda modalità, invece, ci offre una visuale da tre quarti ed una pista CON curve, anche se solamente di due tipi, e la presenza di alcune stelle sul tracciato che permetteranno di fare punti e guadagnare più rapidamente velocità.
E' presente anche l'opzione Grand Prix che offre tre distinti livelli di sfida, da Normal ad Hard, e ci propone di affrontare alcuni circuiti in successione. Ogni gara consisterà in due giri da compiere entro il tempo limite stabilito. Il gameplay è simile alla modalità Arcade Orignal, quindi con la telecamera a mezz'altezza, le stelle per strada ed anche alcuni bonus e malus che favoriranno o danneggeranno la nostra prestazione: sarà presente l'immancabile turbo, un item che ingigantisce le dimensioni del nostro mezzo, un altro che ci regala del tempo extra e via di questo passo. Da non sottovalutare la vulnerabilità della nostra vettura che, in seguito ad eccessivi colpi, potrà esplodere facendovi perdere secondi preziosi.
Presenta anche la classica Time Attack ed anche un multiplayer fino a quattro giocatori. Per ogni modalità sarà possibile scegliere un mezzo differenziato in base ad alcuni parametri come velocità massima, resistenza, accelerazione. Non tutte le auto e i tracciati saranno disponibili da subito ed andranno preventivamente sbloccati ottenendo successi nel tempo.
Il reparto tecnico di questo remake non perde tempo a denunciare la propria mediocrità. Già le schermate iniziali non lasciano trasparire una cura da kolossal, ma l'impatto con la resa poligonale rimane comunque piuttosto triste. Lo schermo ruota e zumma sulla nostra monoposto, la quale mostra un dettaglio a malapena passabile e appare a dir poco plasticosa. E' lo scenario ad essere piuttosto costituito da una manciata di poligoni messi in croce e da texture anonime e generiche. Per dei limiti imposti dalla visuale adottata, sempre alta e poco profonda, è difficile apprezzare gli elementi decorativi dei tracciati che, tuttavia, non paiono affatto esaltanti. L'effetto più gratificante è quello delle esplosioni, stranamente convincenti, per il resto si può solo segnalare una riproduzione del fumo accettabile ma usata col contagocce. Apprezzabile il frame-rate, fisso a 60fps in qualsiasi occasione (ed avrei voluto vedere considerando la penuria di poligoni) che è impeccabile nel restituire la giusta frenesia della corsa.
Sul fronte audio troviamo una colonna sonora decisamente rock, ma dire che “spacca” è tutto un altro paio di maniche. Nonostante ciò, risulta complessivamente gradevole in quanto molto calzante al ritmo delle corse e mai fastidiosa, con qualche spunto davvero riuscito come il motivetto che precede il “game over”. Gli effetti sonori fanno molto sala-giochi anni Ottanta, assolutamente opportuni, brillanti ed azzeccati anche nella moderata credibilità del rombo del motore.
Il “fun factor” di questo secondo volume della collana Sega Ages assume una buona consistenza solo in base a quanta attrattiva possono esercitare su di voi delle meccaniche davvero poco evolute rispetto all'episodio originale. Il nostro compito è correre e raggiungere il traguardo evitando degli avversari che si limitano a zigzagare sul terreno, senza dare conto a nessuna classifica e senza sperare in un track design appassionante (come detto ci sono due soli tipi di curve). E' dura ritrovarsi incollati al pad con l'ansia di sbloccare tutto il possibile, ma il prodotto degli studi D3 esprime il suo meglio, per fortuna, nell'ottica del semplice tributo, lontano dagli standard richiesti dalla generazione Playstation 2. La fedeltà al concept originale è nipponicamente rispettata, e le piccole nuove introduzioni non ne denaturano mai l'essenzialità. Basti pensare alle stelline da raccogliere, assenti nell'originale ma così profondamente retrò nell'idea che si integrano nella corsa con estrema naturalezza. La spartanità della grafica, inoltre, è indifendibile dalla scure di un'analisi tecnica, ma riacquista orgolglio se interpretata nel ruolo umile e secondario che si addice ad un revival dell'alba dei videogiochi. L'unica vera miglioria che il potenziamento tecnologico doveva recare con sé era una fluidità impeccabile, qui presente.
Le stesse modalità di gioco disponibili preservano il legame col passato, guardandosi bene dal trasformare Monaco GP in un pallido imitatore dei racing game multimilionari o pseudosimulativi.
Gianluca "musehead" Santilio