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ID: 246903La lunga serie “Warriors”, o meglio “Musou” nell’originale giapponese, ha inizio con le battaglie delle dinastie cinesi, rappresentate in maniera molto spettacolare nei videogiochi Dynasty Warriors, ed è giunta attualmente al settimo episodio. Il successo di questa saga ha visto un susseguirsi di spin-off senza precedenti un po’ su tutte le console (Xbox, PSP, GBA, DS, PS2, PS3….), come ad esempio il riuscitissimo “dream match” Warriors Orochi, in cui sia i leggendari guerrieri cinesi sia i valorosi guerrieri giapponesi del XVI secolo si danno battaglia contro la minaccia del demone Orochi. Anche Samurai Warriors è uno di quegli spin-off della serie principale, nato dal successo dei suoi predecessori, ma dalla fortuna alquanto alterna. Questo episodio, come ogni gioco della serie Dynasty Warriors, ci permetterà di scegliere un guerriero tra la vasta rosa, e di portarlo sul campo di battaglia per unificare prima una singola regione e poi, scegliendone man mano altre, l’intero Giappone. La differenza rispetto ai suoi predecessori è la rilevante componente strategica: nulla di particolarmente nuovo, tuttavia in questo gioco sarà un aspetto di cui si dovrà necessariamente tenere conto, poiché cominciare una battaglia gettandosi a capofitto nella mischia non sarà mai la soluzione migliore. La sconfitta dell’avversario infatti sarà subordinata alla conquista delle basi nemiche (ed alla protezione delle proprie), in quanto per arrivare al quartier generale degli avversari ci vorrà un collegamento stabile e sicuro per le proprie truppe. Per conquistare le basi nemiche si dovranno eliminare tutti i capitani presenti in loco: operazione non troppo difficile, in quanto essi non hanno una barra vitale molto estesa. Al contrario, sarà necessario fare attenzione ai comandanti nemici che, almeno ai livelli di difficoltà più elevati, si riveleranno degli ossi piuttosto duri. Ciò che in genere è meglio evitare è finire circondati da due o più di loro; fortunatamente si potrà in ogni momento richiedere il supporto dei comandanti alleati, richiamabili premendo il tasto sinistro del pad. Nel caso peggiore si potrà ricorrere alle proprie abilità speciali, il “musou”, una vera e propria super mossa capace di spazzare via i nemici più deboli e di inibire temporaneamente quelli più forti. Se il proprio personaggio disporrà di poca energia vitale, l’attacco musou si trasformerà automaticamente in “true musou”, dal potere più devastante, ed in combinazione con altri comandanti alleati (da 1 a 3) sarà possibile scatenare un attacco “musou multiplo”. Man mano che vinceremo battaglie il nostro personaggio acquisirà esperienza, e ciò gli permetterà di salire di livello e guadagnare nuove abilità: in sostanza il personaggio prescelto diverrà più forte e sarà molto più agevole vincere le battaglie. Mentre terminare una campagna nella modalità “Empires” non porterà via che poco più di 5 ore, portare al livello massimo un comandante sarà un’operazione molto, molto più lunga ed impegnativa. Moltiplicando il tutto per le decine di characters disponibili, possiamo farci un’idea di quanto possa impegnarci un prodotto del genere. Se è vero che il livello dei personaggi aumenta anche se non vengono utilizzati dal giocatore, e quindi basta schierarli in battaglia per arricchire la loro esperienza, è altrettanto vero che per sbloccare mosse ed abilità è necessario utilizzarli direttamente.

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SW2 presenta due modalità di gioco: una è la già citata “Empires” e l’altra è la cosiddetta “Free”. Nella modalità Empires il giocatore sceglierà un clan e cercherà di conquistare tutti i feudi degli altri. In questa modalità ci saranno due fasi di gioco: una strategica, durante la quale si cercherà di amministrare i territori conquistati, in modo da trarre risorse (oro) e uomini per affrontare le future battaglie. Sarà infatti possibile rimanere senza oro, soprattutto nelle fasi iniziali della campagna militare, con cui assoldare i comandanti. Un comandante in meno può significare migliaia di soldati in meno da schierare in battaglia e, in caso di mancanza di fondi perenne, una sconfitta più o meno assicurata ad ogni scontro. Fortunatamente sarà possibile ottenere l’oro grazie a tasse d’emergenza (cosa di cui meglio non abusare, se non si vuole ottenere una rivolta della popolazione) o grazie allo sfruttamento delle miniere situate nei territori controllati dal nostro clan. Otterremo oro anche dopo aver vinto una battaglia e dopo aver aiutato un clan alleato contro i suoi invasori. A questo proposito è necessario notare che è possibile allearsi con altri feudi per una durata di 4 turni (che corrispondono ad un anno “virtuale”). Di norma le alleanze saranno utili soprattutto all’inizio della campagna, quando non controlleremo che pochi territori, ma poi, man mano che le nostre conquiste aumenteranno, questa pratica diverrà abbastanza inutile, anche perché lo scopo del gioco è conquistare tutti i territori ed unificare il Giappone. Sarà piuttosto importante nelle fasi strategiche assicurare che il proprio esercito sia sempre al top per quanto riguarda il numero di soldati, nonché assoldare sempre nuovi comandanti per evitare che alcuni territori rimangano sguarniti in caso di attacco nemico (se ad esempio un clan avversario attacca un feudo con all’interno un solo comandante alleato, sarà necessario difenderlo contando solo su di esso). All’occorrenza è anche possibile spostare comandanti e luogotenenti dalle zone più sicure a quelle calde di confine, in modo da essere pronti ad ogni evenienza! Terminata la fase strategica sarà possibile decidere se invadere un altro territorio o passare la mano, continuando quindi un’altra fase strategica, ma rischiando anche di essere invasi.

Se decideremo di attaccare un clan rivale entreremo subito nella fase di pianificazione della battaglia: prima di tutto potremo decidere il comandante da utilizzare e poi gli altri alleati ed i vari luogotenenti. Si potrà decidere anche dove piazzarli e perfino la formazione da utilizzare in battaglia (cosa che influirà in maniera non troppo rilevante sull’esito finale). Prima di gettarsi nella mischia converrà sempre verificare le condizioni per vincere la battaglia (o per non perderla) accedendo alla schermata “Conditions” (di norma per vincere è necessario conquistare il campo base nemico, oppure sconfiggere un determinato ufficiale nemico, mentre per evitare la bruciante sconfitta è sufficiente evitare che il proprio campo base venga conquistato). Una volta scesi in battaglia, la prima cosa da fare è controllare la mappa, in modo da verificare dove si trovino i propri obiettivi. Questa pratica sarà da fare costantemente per tenere sotto controllo l’andamento della battaglia, evitando così brutte sorprese. Fatto ciò si può procedere alla conquista vera e propria delle basi: si può scegliere se conquistarle tutte, oppure se dedicarsi solo a quelle necessarie per raggiungere il campo nemico. Qualsiasi strategia si decida di adottare, meglio evitare di vagabondare per il campo di battaglia, rischiando che i nemici riconquistino le basi. All’occorrenza, richiamando il menù, sarà sempre possibile ordinare ai propri ufficiali di spostarsi e conquistare un campo nemico rispetto ad un altro, o di concentrarsi su di un avversario specifico. Se ritenete che questo modo di gestire il proprio esercito sia lungo e noioso c’è sempre la possibilità di gestirlo tramite la croce direzionale, anche se in questo caso sarà possibile dare solo quattro comandi che verranno eseguiti da tutti i nostri ufficiali: AUTO (ogni ufficiale viene gestito dalla sua IA, scelta di default), DEFEND (tutti gli ufficiali adottano uno schema altamente difensivo e non intraprendono azioni di conquista dei campi nemici), GATHER (tutti gli ufficiali si riuniscono a difesa del nostro personaggio, utile se si è circondati), ATTACK (tutti gli ufficiali assumono un assetto altamente offensivo, questo tipo di comando è consigliato nel caso in cui si avessero già conquistate la maggior parte delle basi nemiche, ed il nemico sia in inferiorità numerica).

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Com’è possibile intuire, la maggior parte delle attività di conquista dovranno essere svolte da noi, compresa la difesa dei nostri ufficiali, visto che se non gli viene ordinato esplicitamente i nostri subordinati non si muoveranno più di tanto. Nelle prime fasi di gioco sarà difficile spostarsi velocemente sul campo di battaglia, ma per fortuna sarà possibile dotarsi di un destriero per percorrere più velocemente distanze considerevoli. Se dunque la battaglia terminerà con esito favorevole, potremo ampliare i territori a noi assoggettati ed essere un passo avanti con la riunificazione dell’intero paese. Dopo questa fase si tornerà immediatamente a quella strategica, e così via fino per tutti i territori. Vi sono numerosi dettagli nella modalità Empires ai quali non ho neppure accennato: non basterebbero altre cinque pagine per elencarli e descriverli uno per uno.

Dopo questa lunga spiegazione sulla modalità principale, passiamo a quella “Free”. Come traspare dallo stesso nome, essa permette di scegliere liberamente il terreno di gioco su cui scontrarsi e gli ufficiali da schierare, perfino quelli nemici. È inoltre possibile decidere se agire in attacco o in difesa: in quest’ultimo caso per vincere sarà sufficiente non essere sconfitti e mantenere il proprio campo base, senza dover per forza conquistarne di altri. Ovviamente anche in questa modalità si potranno guadagnare punti esperienza per salire di livello, il quale poi sarà disponibile anche in modalità Empires. Indubbiamente la modalità libera è più consigliata a chi non ama molto i giochi strategici, ma preferisce entrare subito in azione. In questo modo anche SW2 Empires diventa simile ai suoi predecessori della serie Dynasty Warriors già apparsi su questa console e su Xbox primo modello. Non può mancare infine la possibilità di giocare in due, tramite il tanto amato/odiato split screen orizzontale. Da notare come il gioco sia interamente doppiato in inglese, ed anche i sottotitoli sono disponibili solo nella lingua anglosassone. Un problema non da poco per i non poliglotti, ed una scelta che lascia perplessi, assolutamente non bilanciata dalla presenza di un manuale cartaceo a colori interamente tradotto in italiano (seppure in maniera impeccabile). Evidentemente il distributore italiano ha preferito non spendere ulteriore denaro per tradurre sottotitoli e i dialoghi.

COMMENTO FINALE


"Rispetto ad altri episodi di questa longeva serie, questo SW2: Empires può risultare meno divertente di altri, soprattutto rispetto ai Warriors Orochi, nei quali la strategia è praticamente nulla e regna l’azione ed il caos nel campo di battaglia (con conteggi di K.O. anche superiori alle 1000 unità, mentre in questo SW difficilmente si raggiungono i 200). Tuttavia, bisogna anche riconoscere che questo è prima di tutto un gioco con una sua identità molto precisa: forse l’introduzione di elementi strategici nel gameplay potrà non convincere del tutto i fan di vecchia data (tra cui il sottoscritto), ma è anche vero che riesce a renderlo migliore del primo SW e della serie Strikeforce (evoluzione fin troppo radicale di Dynasty Warriors). Per rispondere quindi al quesito fondamentale di ogni recensione, è questo un gioco da avere? La risposta, se conoscete ed amate alla follia la serie, è praticamente scontata! Nel caso in cui non abbiate la più pallida idea dei suoi meccanismi o, peggio, non ne avete nemmeno mai sentito parlare, forse è meglio rivolgersi a qualche episodio meno “sperimentale” della serie (qualsiasi Dynasty Warriors o Warriors Orochi su PS2/XBOX)”






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