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ID: 245742Astro Boy di Osamu Tezuka non è un manga qualunque. Alla sua pubblicazione, avvenuta niente di meno che nei primissimi anni 50, si fa infatti risalire la nascita del fumetto giapponese così come lo intendiamo oggi. Nonostante la sua vetusta età ed il tratto disneyano che lo caratterizzano, le tematiche trattate all’interno dell’opera non sono certo fra le più “politacally correct”. Il piccolo robot protagonista della storia, infatti, dopo essere stato creato dal Dott. Tenma per rimpiazzare il figlio appena deceduto, veniva venduto ad un circo dal suo stesso “padre” resosi conto che una macchina, per quanto ben costruita, non avrebbe mai potuto sostituire in tutto e per tutto un bambino in carne ed ossa (!!!). Durante una delle sue esibizioni Astro viene fortunatamente notato dal buon Prof. Ochanumizu, il quale decide di “adottarlo” mandandolo a scuola e facendolo vivere in una famiglia composta da altri robot nelle sue stesse condizioni. Nonostante l’impegno di Astro per farsi accettare dalla comunità, cosa che lo porterà a salvare la grande metropoli in cui vive da innumerevoli minacce, la diffidenza e l’astio della gente finiranno col rendere vani tutti i suoi sforzi, causando non pochi problemi ed angosce al piccolo protagonista.

Visto l’incredibile successo ottenuto, nei 50 e passa anni trascorsi dalla sua prima pubblicazione non sono state certamente poche le riedizioni o gli adattamenti televisivi di cui l’opera del grande maestro Tezuka è stata fatta oggetto. Nessuna Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

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ID: 245743delle quali, purtroppo, è mai riuscita a sbarcare dalle nostre parti. Ed è proprio uno di questi rifacimenti per la TV (per l’esattezza quello trasmesso per festeggiare i quarant’anni dalla sua nascita) che la Sega ha deciso di prendere a modello per la realizzazione del qui presente action game per PS2, andando a scomodare per l’occasione niente di meno che il pluriosannato Sonic Team.

Astro Boy si presenta fondamentalmente come uno shooter tridimensionale, che ricorda da vicino le meccaniche del ben più famoso Zone Of the Enders della Konami. Oltre a saper volare, infatti, il nostro Astro scoprirà nel corso dell’avventura di possedere un vero e proprio arsenale nascosto all’interno del suo corpo, che si rivelerà estremamente efficace per eliminare le innumerevoli minacce che attentano alla pace di Metro City. Il gameplay prevede inoltre l’innesto di alcuni passaggi in free roaming quasi del tutto svincolati dalla trama principale; i quali, però, finiscono col rivestire un ruolo decisamente marginale a causa della scarsità sia di location che di incentivi al loro completamento (qualche decina di artwork da sbloccare e nulla più). Dal punto di vista tecnico il gioco riesce a riprodurre le atmosfere dell’opera ispiratrice in maniera più che soddisfacente, facendo in tal modo la felicità dei Clicca sull'immagine per ingrandirla. 

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ID: 245744numerosissimi fan del tenero robottino ancora sparsi in giro per il mondo. La qual cosa, a dirla tutta, non deve essere costata all’esperto team chissà quale sforzo, visto il tratto minimalista che contraddistingue lo stile dell’autore. Stessa identica cosa dicasi per il comparto audio, con effetti e musiche assai fedeli agli originali ma comunque incapaci di lasciare il segno.

Per quanto concerne la giocabilità il titolo si difende più che bene, nonostante qualche piccolissimo problema dovuto ad una gestione poco intuitiva della telecamera e all’utilizzo dello stesso tasto per alcuni attacchi sia al ungo che a corto raggio; cosa quest’ultima che può creare alcuni attimi di panico quando l’avversario si trova sulla media distanza. A parte ciò il gioco scorre via liscio e riesce anche a divertire parecchio, accompagnando il giocatore per mano alla scoperta di tutti i diversi poteri del nostro Astro. In alcuni tratti si ha inoltre la netta sensazione che il titolo in questione non sia altro che un omaggio tributato dal Sonic Team al suo lavoro più incompreso, ossia quel Nights uscito anni prima su Sega Saturn. La gestione delle manovre aeree, unitamente a dei passaggi in cui ci verrà chiesto di volare all’interno di alcuni cerchi sospesi a mezz’aria, sono infatti ripresi a piè pari dal capolavoro datato 1996; constatazione che non può che deporre a favore del titolo qui analizzato.
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I veri problemi iniziano purtroppo appena andiamo a toccare il tasto della longevità; la quale, per dirla in parole povere, risulta praticamente nulla. La durata complessiva del gioco si aggira infatti intorno alla manciata di ore, a cui il livello di difficoltà, decisamente calibrato verso il basso, non da certamente una mano. Un vero peccato se si pensa che il giocatore viene abbandonato proprio nel momento migliore. Ossia quando ha appena familiarizzato con i diversi comandi ed inizia ad entrare in empatia col personaggio e le sue vicende, che vanno a toccare delle tematiche anche abbastanza interessanti, come il rapporto fra uomo e macchina e l’accettazione del diverso. Per i motivi già esposti in precedenza a poco servono in tal senso le sezioni in stile “sandbox”, alle quali si accederà più per dare un senso ai soldi spesi che per altro.

Probabilmente il motivo di una simile decisione è da ricercare nella profonda crisi economica in cui verteva la Sega durante lo sviluppo del gioco, cosa che deve aver imposto dei costi di produzione decisamente ridotti; il che è possibile intuirlo anche dal fatto che alcuni scenari, per quanto ben realizzati, tendono a riproporsi con differenze assai minime un numero eccessivo di volte. Partendo da simili premesse risulta quasi apprezzabile la decisione del team di rilasciare un prodotto bello ma corto al posto di uno lungo ma scadente. Resta comunque il fatto che a causa della sua eccessiva brevità Astro Boy può essere consigliato solamente ai veri fan del manga e/o della serie animata.



COMMENTO FINALE


Nonostante una realizzazione tecnica di buon livello ed una giocabilità dotata di grandissime potenzialità, Astro Boy riamane nel novero di quei prodotti giustamente definiti “for fans only” a causa di una longevità praticamente inesistente e alla quasi totale mancanza di incentivi a rigiocare il tutto.



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