Gli inizi della Playstation 2 hanno impressionato tutti, rivali ed appassionati, sia per quanto riguarda i volumi di vendita della console, sia per quanto riguarda la qualità tecnica dei titoli d'esordio. A partecipare da protagonisti al banchetto dei poligoni c'erano anche i Naughty Dog, team di sviluppatori storicamente caro alla Sony sin dai tempi della prima Playstation e di Crash Bandicoot, mascotte non ufficiale della macchina, fino all'acquisizione definitiva dei talentuosi programmatori da parte del colosso giapponese. Da quel giorno, Naughty Dog ha collaborato da vicino alla realizzazione dei tool di programmazione per le macchine Sony ed allo sviluppo, assieme ad Insomniac, di engine straordinariamente performanti proprio come il Kinetica alla base di questo Jak and Daxter.
Avevamo parlato di Crash Bandicoot. E' inequivocabile che il peramele sia stato uno dei personaggi più amati della prima generazione a 32-bit. Non fu semplice, per i Naughty Dog, mollare ad altri il loro miglior character, ma nessuno poteva strappare loro la fantastica inclinazione per la realizzazione di platform di qualità. Fu così che, nel passaggio alla nuova generazione Sony, decisero di avviare una nuova serie della stessa categoria, implementando tutta l'esperienza maturata negli anni precedenti abbinata alla profonda conoscenza dei circuiti alla base dell'Emotion Engine.
Pubblicato nel 2001, Jak and Daxter poteva vantare un impatto scenico da urlo. I videogiocatori non s'erano ancora abituati alla stabilità dei 60fps che la Playstation 2 riusciva spesso ad offrire ed assistere ad una simile fluidità lungo scenari riccamente dettagliati garantiva uno shock multimediale. Il look del primo Jak and Daxter cercava di non discostarsi troppo dalle atmosfere cartoon di Crash Bandicoot: la differenza principale risiedeva nell'estensione degli scenari, davvero vasti, che sdoganavano la giocabilità dalle anguste aree di gioco viste su PS1, dai passaggi obbligati e dagli orizzonti ravvicinati. Sebbene altri titoli precedenti prevedessero livelli di grande estensione, come quelli del "cugino" Spyro, la profondità del panorama restituiva una concreta sensazione di next-generation, artificio realizzato con tale perizia da aggradare persino un giocatore contemporaneo.
Come sapete, l'adozione di una precisa corrente iconografica va di pari passo con specifiche prerogative della meccanica di gioco. La vastità delle isole che esploreremo durante la nostra avventura, infatti, non è un mero vezzo estetico volto ad allietare le nostre scorribande, bensì una strada verso una vocazione esplorativa spiccata di questo titolo. Dimenticate pure Crash ed i suoi livelli ultralineari, qui la sensazione di tridimensionalità è completa e caratterizzante, tale da richiedere anche un furbo uso della telecamera per scovare passaggi e piattaforme poco visibili.
Per supportare efficacemente il potenziale dello scenario, anche il personaggio da noi controllato, Jak, è dotato di un'impressionante agilità e di speciali movenze acrobatiche, tra le quali l'immancabile doppio salto. Jak è muscoloso, buono e naturalmente votato all'azione, il suo carattere appare totalmente privo di malizia e... di personalità. Sarà per la decisione di renderlo completamente muto, ma bisogna ammettere che, rispetto al pur poco loquace Crash, manca persino di un'espressività comunicativa capace di sopperire alla parola. Non ci si sorprende che il vero animatore del gioco sia Daxter, inseparabile compagno di sventura.
La loro storia comincia durante l'esplorazione dell'Isola della Nebbia, un luogo vietato per la sua pericolosità in quanto contaminata dall'Eco Oscuro, una materia in grado di denaturare qualsiasi forma organica. E proprio di fronte ad un pozzo di questo elemento, Daxter perde l'equilibrio per finirci dentro. Per sua fortuna riesce ad uscirne in fretta, peccato che le sue sembianze umanoidi siano state tragicamente mutate in quelle di un animaletto piccolo e peloso. L'avventura volge poi alla ricerca dell'unico mago in grado di annullare l'effetto dell'Eco Oscuro, lungo una trama che, al solito, imboccherà i protagonisti lungo binari assai più importanti.
L'azione di Jak and Daxter è davvero divertente: le sezioni platform sono molto diversificate e, soprattutto, arricchite da una cospicua quantità di sottogiochi e missioni secondarie che allietano anche la longevità del titolo. Pur non arrivando all'inclinazione al combattimento di un Ratchet and Clank, anche qui dovremo spesso affrontare di petto gli scontri con i nemici, privilegiando di gran lunga il corpo a corpo grazie ai molteplici attacchi eseguibili da Jak. Cruciale è anche la presenza di altre forme di Eco, oltre a quella oscura, che potranno ricaricare la nostra energia oppure donarci abilità speciali temporanee.
Richiamandoci all'importanza dell'esplorazione di cui parlavamo, invece, va detto che nei livelli saranno presenti due item di cruciale importanza per il successo della partita: i globi e le batterie. I primi valgono come merce di scambio nella interazione con gli altri abitanti del villaggio, mentre le batterie sono, ovviamente, delle fonti di energie imprescindibili per utilizzare alcuni macchinari sparsi lungo il gioco. Non da meno è il loro valore per il finale del gioco: ne esistono due e per assistere a quello più completo è necessario collezionare la totalità delle batterie, impresa titanica senza l'utilizzo di una guida dettagliata. Per il giocatore meno perseverante, tra l'altro, potrebbe risultare problematico persino scovare la quantità minima per avanzare e, in caso di sottovalutazione della raccolta, si renderà necessario un massiccio backtracking lungo i livelli già esplorati alla ricerca degli item mancanti.
Jak and Daxter è uno splendido platform che ha inaugurato l'alto grado qualitativo di cui il genere avrebbe poi goduto su Playstation 2. Manca di un soffio lo status di capolavoro assoluto a causa di un protagonista poco coinvolgente ed alcune fasi esplorative troppo prolungate, utili ad ampliare un'esperienza di gioco non molto lunga ma anche capaci di rarefarne, talvolta invasivamente, il ritmo. Rimangono, tuttavia, straordinariamente convincenti il feeling con il pad, la saggia pianificazione dei livelli ed un'atmosfera da cartoon impeccabilmente sorretta da un impianto tecnico senza difetti. Un debutto coi fiocchi per questi nuovi personaggi.
Jak and Daxter: The Precursor Legacy
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- Pubblicato: 06-04-2009, 23:00
- 8 commenti
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Jak and Daxter: The Precursor Legacy
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Jak and Daxter fu il mio primo gioco per PS2 e resta ancora uno dei miei preferiti in assoluto, anche più degli altri episodi della serie che, per quanto anch'essi strabilianti, mancavano già dal secondo capitolo, a causa di determinate scelte stilistiche che allora mi fecero storcere il naso non poco, di quell'atmosfera libera, magica e spensierata. L'ho giocato, rigiocato e stragiocato. Un difetto per me non è il protagonista (preferisco il Jak prima dei cambiamenti di Jak II) nè la massiccia dose di esplorazione, che credo sia il vero spirito del gioco, ma la longevità: davvero, già quando lo finii la prima volta, mi diede l'impressione di esser finito troppo presto. Probabilmente fui io a divorarlo troppo in fretta.
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Sì, questo capitolo di jak & dexter merita l'acquisto..provare per credere.
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Grande, grandissimo titolo dell'era PS2. E grandissima recensione del mitico Musehead, impeccabile come sempre! Onestamente, però, considero il titolo un capolavoro per PS2 (lo preferisco di gran lunga ai capitoli successivi, troppo poco esplorativi e troppo di più shooter). I difetti citati per quanto mi riguarda non sono tali da farlo declassare a "semplice" grande gioco, soprattutto la monodimensionalità del protagonista, imho, voluta dagli sviluppatori stessi al fine di dare più carattere e Daxter. ^_^
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Non l'ho mai giocato. Sarà un mio limite ma non sono mai riuscito a giocare quei platform in cui il protagonista non mi ispira simpatia, e questo è proprio uno di quei casi. Peccato perchè, come apprendo ora dalla recensione, mi sono perso un ottimo gioco, e non c'è da stupirsi visto che i Nauthy dog hanno sempre saputo tirar fuori il meglio dalle varie console Sony, se non altro dal punto di vista tecnico. Ricordo che quando provai la demo del primo Crash bandicoot allegata alla PSX, nel lontano '97, rimasi a bocca aperta per la pulizia grafica unita alla perfetta giocabilità, caratteristiche che ritroviamo anche nel gioco qui recensito, del resto. Ma Crash era un personaggio più riuscito di Jak e Daxter, a mio avviso
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Imho, Crash non era per niente carismatico. Sembrava un becero beota con la faccia da stoccafisso. Ok, Jack sarà anche anonimissimo, ma c'è Daxter (che è il vero protagonista, o per lo meno, è la voce parlante ed il cuore pulsante del protagonista) che dà le piste a qualsiasi altro personaggio dell'universo di Crash!
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Originariamente inviato da PukkaNarakuImho, Crash non era per niente carismatico. Sembrava un becero beota con la faccia da stoccafisso. Ok, Jack sarà anche anonimissimo, ma c'è Daxter (che è il vero protagonista, o per lo meno, è la voce parlante ed il cuore pulsante del protagonista) che dà le piste a qualsiasi altro personaggio dell'universo di Crash!
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Come tutti i personaggi di rilievo, Crash ha fan e detrattori, questo è un buon segno per lui e non a caso la Vivendi ne pagò l'acquisizione ad una cifra assurda. A me ispirava molta simpatia, lo trovavo demenziale a sufficienza ed il suo sguardo spiritato e inconsapevole rivela comunque uno studio di caratterizzazione meticoloso. Jak non è che non abbia un profilo definito, esser muti è un tratto forte, ma non mi ha particolarmente soddisfatto. Daxter traina bene perché è logorroico, ma secondo me si poteva creare un'empatia migliore. Forse lo pensava anche la Sony, che da Jak 2 (già videorecensito su queste pagine) dona la parola al suo eroe, ma io preferisco ancora questa prima versione. Grazie per i complimenti, Pukka!
@joustsonic: secondo me è un platform che tiene molto molto bene la prova del tempo, ti ci potresti divertire ancora oggi
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