Deep Fear -  Sega SaturnDeep Fear è un interessante survival horror sviluppato in esclusiva per il Saturn, la sfortunata console a trentadue bit della Sega. Questo videogioco, l’ultimo fra l'altro ad essere stato commercializzato per la summenzionata piattaforma in versione Pal, venne ideato con l'intento di riprodurre un’esperienza del tutto analoga a quella offerta dal celebre Resident Evil. Il team di sviluppo, in quest'ottica, decise perciò di riprendere l’impostazione di quest’ultimo con l’intento di adattarla ad un nuovo entusiasmante titolo volto a risollevare le sorti dell'ormai agonizzante Sega Saturn. All'epoca, pertanto, ci si aspettava un videogioco della stessa portata del caposaldo della Capcom e, per lo più, tali aspettative non furono del tutto tradite. Al momento della prova su schermo, purtroppo, ricevette un riscontro quantomeno controverso. La critica, infatti, si divise fin da subito in entusiasti e detrattori, questi ultimi in particolare non gli perdonarono la marcata somiglianza col Capolavoro della Playstation, liquidandolo frettolosamente come un mero clone. In realtà, ad un'analisi più oggettiva, chiunque dotato di vedute non offuscate da campanilismi vari, si sarebbe reso conto di come trasparisse ben più di una banale variante dello stesso tema. Al di là dell’assenza d’innovazione strutturale, infatti, Deep Fear era comunque in grado di offrire diversi elementi meritevoli d'apprezzamento, ad iniziare dalla trama avvincente, passando per l’inquietante atmosfera degna dei più raccapriccianti fantahorror in circolazione ed una serie di altri piccoli accorgimenti volti ad impreziosirne ulteriormente il gameplay.

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La vicenda riprende alcuni spunti già apprezzati in pellicole cinematografiche come Leviathan e Sfera. In breve, si sviluppa negli abissi dell'oceano Pacifico, più precisamente nei pressi della Big Table: una piattaforma subacquea adibita alla ricerca scientifica e a base d’appoggio per i mezzi sottomarini operanti in quel tratto di mare. La vita a bordo dell’installazione trascorre tranquillamente fino a quando non precipita nell'oceano quello che pare essere un vero e proprio oggetto volante non identificato, a dire il vero, come si comprenderà in seguito dall’introduzione, una capsula spaziale di qualche tipo. L'accaduto suscita, ovviamente, l'interesse delle autorità che in breve tempo individuano il luogo dell'impatto e vi inviano un sottomarino per espletare le indagini del caso. Di ritorno dalla missione, qualcosa non va per il verso giusto ed il sommergibile sbaglia una manovra in prossimità della sezione scientifica della base. L'incidente è terrificante, ma per fortuna i soccorsi vengono inviati tempestivamente. Nel gioco impersoniamo uno dei primi soccorritori ad accorrere sul posto: John Mayor, un Navy Seal in congedo. A bordo del modulo di ricerca, ben presto ci renderemo conto di come la situazione stia rapidamente volgendo al peggio, quando uno dei sopravvissuti subirà, davanti ai nostri increduli occhi, una raccapricciante mutazione.

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Come premesso, Deep Fear riprende l'impostazione di Resident Evil, mutuata a sua volta dal precedente Alone In The Dark. Pertanto, lungo il corso della partita, non dobbiamo far altro che governare il nostro alter ego attraverso gli innumerevoli ambienti tridimensionali che costituiscono l'installazione subacquea. La base entro cui ci muoviamo, è costituita da un intricato complesso di corridoi, stanze e piani sopraelevati rappresentati mediante un punto di vista variabile. I diversi ambienti vengono riprodotti con delle schermate statiche in computer grafica che si sviluppano in profondità, mentre i personaggi optano invece per dei modelli completamente poligonali. La nostra missione consiste nell’indagare sulle cause che hanno portato al disastro, quindi nel venire a capo di tutti gli enigmi che ci si pareranno davanti man mano che la trama si dispiega. Tutto ciò, si traduce, sostanzialmente, nel dover scovare informazioni confidenziali, nel risolvere puzzle, nell’inserire codici segreti, nello sbloccare porte, nell’utilizzare interruttori e dispositivi vari, nel recuperare chiavi, schede, armi ed oggetti di vario tipo.

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Il tipico svolgimento alla Resident Evil è impreziosito da alcuni spunti inediti, primo fra tutti il dover fare i conti con l'ossigeno. Ogni ambiente della base, infatti, presenta una limitata concentrazione di questo prezioso gas vitale che, ovviamente, non mancherà di diminuire mentre siamo impegnati a svolgere le nostre attività. Il livello dell’aria, quando possibile, può essere ripristinato riattivando l'impianto d'areazione di ciascun settore della Big Table o, qualora non lo fosse, lanciando delle apposite granate rigeneranti nell’ambiente che si sta attraversando. Altri elementi degni d'attenzione, riguardano la presenza di sezioni allagate ed ambienti saturi di gas venefico o comunque privi d’aria respirabile. Passaggi che, ad ogni modo, richiederanno un adeguato equipaggiamento per poter essere attraversati. Alcuni di questi, inoltre, dovranno essere superati entro un certo tempo limite, scandito da un inesorabile conto alla rovescia.

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Il gioco, naturalmente, non lesina di combattimenti contro le creature ed i boss più raccapriccianti. John, grazie al suo passato da Navy Seal, è in grado di sfruttare un ampio campionario di armi, così come può far fuoco in movimento e divincolarsi per sfuggire ai nemici più intraprendenti. Le armi e le rispettive munizioni, a differenza di quanto avviene in altri titoli dello stesso genere, non sono disseminate nei vari ambienti che costituiscono lo scenario di gioco, ma, a parte l’unica eccezione del sottomarino, sono stipate in appositi ripostigli, all’interno di particolari armadietti di sicurezza. Per poter entrare in possesso di un’arma, dovremo prima scovare la scheda elettronica in grado di sbloccarla, almeno per quanto riguarda quelle più rare e devastanti. Come premesso, qualora la situazione lo richieda, è possibile lanciare anche diversi tipi di granate: esplosive o stordenti, oltre alle già menzionate rigeneranti. Attivando alcune particolari opzioni, inoltre, saremo assistiti nel prendere la mira contro i nemici, così come verremo sollevati dall’incombenza legata al progressivo esaurimento dell’ossigeno. Come in ogni survival horror che si rispetti, non manca la possibilità di salvare i nostri progressi dinanzi ad appositi pannelli.

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Il sistema di controllo riprende quello di Resident Evil, benché vi sia la possibilità di programmare alcuni pulsanti del pad per effettuare più velocemente alcune particolari azioni, come ad esempio il lancio delle granate e l’uso degli spray curativi.

Tutti gli spunti legati alla trama, così come i vari colpi di scena, vengono introdotti con delle sequenze cinematiche, alcune delle quali realizzate col medesimo motore del gioco, mentre altre con la computer grafica. Le scene che ritraggono l'ambiente esterno, generalmente, sono molto suggestive e ben realizzate, forse addirittura le migliori mai viste sul Saturn, le altre all'interno della base, quelle cioè che contraddistinguono i primi piani dei personaggi ed alcuni passaggi del gameplay, presentano invece una qualità decisamente altalenante. Nel complesso la grafica relativa agli sfondi e, più in generale, a tutti gli elementi bidimensionali del gioco, è di buona fattura o quantomeno sullo stesso livello qualitativo del ben più blasonato Resident Evil. I modelli poligonali impiegati per rappresentare i vari personaggi, nemici compresi, sono anch'essi molto vicini alla qualità del sopraccitato caposaldo, sebbene, ad essere un po' pignoli, risentano un tantino troppo della bassa risoluzione che li caratterizza. Il comparto audio è di buon livello, la colonna sonora e gli effetti ambientali contribuiscono non poco a calare il giocatore nell'inquietante atmosfera horror che permea l’intera produzione. Gli effetti sonori ed il doppiaggio dei dialoghi, al contrario, lasciano un po' il tempo che trovano. Oltre ad essere poco incisivi, i primi, ad un orecchio attento, patiscono un po’ la bassa frequenza con la quale vengono riprodotti, mentre la recitazione alterna invece dei tratti passabili ad altri francamente più scadenti, talvolta addirittura comici.

Altre immagini:
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Deep Fear - Video Gameplay


COMMENTO FINALE


"Nonostante ne riprenda la medesima impostazione, Deep Fear presenta un ritmo di gioco indubbiamente più blando rispetto a Resident Evil, benché questo non significhi che non sia in grado di alternare efficacemente situazioni al cardiopalma ad altre più placide e riflessive. Là dove il caposaldo della Capcom obbliga il giocatore a centellinare l’uso di munizioni ed erbe varie, il survival horror della Sega, invece, pare essere fin troppo permissivo, non limitando eccessivamente il numero dei rifornimenti cui possiamo ricorrere. Fatto questo che, alla lunga, va ad incidere inevitabilmente sulla difficoltà complessiva del gioco. Inoltre, se da un lato le ridotte dimensioni degli ambienti entro cui si articola la vicenda contribuiscono ad esaltare al massimo l’atmosfera claustrofobica che permea l’inquietante base sottomarina, dall’altro sacrificano fin troppo la mobilità e la manovrabilità del nostro alter ego, specialmente in presenza dei nemici e dei boss più impegnativi. Al di là di queste considerazioni finali, Deep Fear, forte della sua affascinante ambientazione subacquea e alla luce dei pregi e difetti riscontrati, rimane comunque una valida alternativa al celebre capolavoro della Capcom, soprattutto se al momento si è un po’ stanchi di città deserte da esplorare ed orde di zombie da affrontare."