Asuka 120% Burning Fest Limited è solo uno degli ultimi esponenti di questa serie che ebbe buon successo nel paese del Sol Levante. Nata su FM Towns, passando per Sharp X68000, PC Engine fino ad arrivare su Playstation, non si può negare che il miglior esponente (in particolar modo da un punto di vista grafico) sia proprio il prodotto qui recensito, pubblicato nel 1997 per la console Sega.
Il gioco si presenta con una storia piuttosto scontata: ogni anno viene organizzato un torneo di arti marziali, al quale partecipano le ragazze di un istituto scolastico appartenenti a varie discipline. Si passa dalla studente di chimica alla wrestler, dalla campionessa di baseball alla tennista e così via, per un totale di undici combattenti, tutte rigorosamente di sesso femminile.
Per quanto riguarda il comparto grafico, si nota un ottimo character design in stile manga, con elementi leggermente deformed (mani e piedi) ben animati e con una buona quantità di frames, i quali rendono l’insieme fluido e piacevole; una cura nettamente inferiore è stata invece dedicata ai fondali, ben disegnati ma alquanto statici.
Il comparto sonoro fa il suo dovere, alimentando la già forte atmosfera da anime Giapponese, grazie a buoni campionamenti di colpi, urli e frasi tipiche delle signorine Nippon-style (GAMBAREEE!) e musiche slanciate ottimamente strumentate.
Come in ogni picchiaduro ad incontri, il fulcro sta nella giocabilità e fortunatamente è proprio il punto forte di questo gioco, grazie ad un sistema di combattimento che riesce con successo a distaccarsi dai classici. I tasti a nostra disposizione sono solo tre e corrispondono ai colpi deboli, medi e forti: il tutto sta nel creare delle custom combo da mixare a mosse speciali e super, un sistema tendenzialmente frenetico e che necessita di una buona prontezza di riflessi, ma che richiede comunque un’ottima conoscenza del personaggio selezionato.
Questa frenesia si riversa anche in varie tecniche di contrasto e difesa: se iniziamo una combo in contemporanea con il nemico, i nostri colpi andranno infatti a cozzare con quelli dell’avversario e solo chi effettuerà la combo più lunga e potente avrà in fine la meglio. Le possibilità di difesa inoltre non si limitano alla semplice parata, ma si espandono in varie opzioni, quali l’aggiramento dell’avversario mentre effettua un attacco o la possibilità di riprendersi al volo, senza quindi attendere di cadere a terra.
Per effettuare le varie tecniche, nonché le molteplici super mosse, troviamo una barra sul fondo dello schermo, che si carica ogni volta che colpiamo l’avversario. Una volta riempita (raggiunto quindi il famigerato 120%), abbiamo la possibilità di effettuare le super, ma a differenza di altri picchiaduro la barra non si scarica dopo la prima super, al contrario, mantiene il 120% per un tempo limitato lungo il quale possiamo effettuare le super mosse più volte. Questo può risultare in effetti un’arma a doppio taglio: da un lato sottolinea la piacevole frenesia generale del titolo, ma dall’altro potrebbe portare a ripetere più volte una super che generalmente tende ad avere la meglio su ogni altra mossa, portando quindi l’avversario a rimanere sulla difensiva, in attesa dello scaricamento della barra per timore di essere sopraffatto all’improvviso. Per fortuna, qualsiasi tipo di mossa può essere parata, garantendo sempre una possibilità di contrattacco.
Tutto ciò si contrappone quindi al gameplay lento e ponderato di altri titoli: in questo caso attendere le mosse avversarie per assestare un “anti-air”, giocare di “zoning” o imparare strisce di combo a memoria, non risulta particolarmente utile. In Asuka 120% tutto ruota intorno alla combo “fai da te”, che richiede di certo una conoscenza delle mosse del proprio personaggio, ma che lascia una notevole libertà di azione al giocatore, come dire: “Quando il gioco si fa duro, LE dure cominciano a giocare”.