Qual è il vostro personaggio Disney preferito? Personalmente, pur avendo in pratica imparato a leggere sul settimanale "Topolino", non ho mai avuto una particolare predilezione per l'omonimo celeberrimo roditore. Di certo non mi entusiasmava, infatti, la versione "imborghesita" e un po' "perfettina" di Mickey Mouse restituita dal noto periodico. Le mie simpatie erano viceversa rivolte agli abitanti di Paperopoli, con due di essi che si collocavano stabilmente al vertice della mia personale classifica: Paperon de' Paperoni / Zio Paperone e Paperino, in quest'ordine di preferenza.
Perché proprio il papero col cilindro, l'adorabile "riccastro" scozzese con ghette e basette che ama nuotare nel denaro come un pesce-baleno, la geniale rivisitazione di Ebenezer Scrooge, noto protagonista del dickensiano "Canto di Natale" (non a caso il nome originale è proprio Scrooge McDuck / Uncle Scrooge)? Il motivo è molto semplice: il grande Carl Barks, altrimenti conosciuto come l'Uomo dei Paperi per aver creato anche Rockerduck (John D. Rockerduck), Archimede Pitagorico (Gyro Gearloose), Gastone (Gladstone Gander), Amelia (Magica De Spell), la Banda Bassotti (Beagle Boys), le Giovani Marmotte (Junior Woodchucks), Cuordipietra Famedoro (Flintheart Glomgold) e la stessa città di Paperopoli (Duckburg), aveva dato vita ad un personaggio magnetico dalla personalità sorprendentemente "complessa", un character semplicemente perfetto e praticamente impareggiabile.
Seguiva "a stretto giro di boa", espressione abbastanza in carattere, trattandosi di un "marinaio", o per lo meno di un vivace pennuto vestito alla marinara, il simpaticissimo Paolino Paperino.
L'esuberante Donald Duck non è certo un tipo "perfettino", anzi! Pigro, irascibile, birichino, nevrotico, pasticcione e sfortunato, il personaggio creato 80 anni fa da Walt Disney come Donald Fauntleroy Duck e poi "cresciuto" in ambito fumettistico, anche e soprattutto grazie allo straordinario talento del mai abbastanza ricordato e celebrato Carl Barks, ha certamente i suoi bravi difetti. Ecco, sono appunto queste sue "spigolature caratteriali", unite all'infelice rapporto con la dea bendata che lo contraddistingue, a renderlo così accattivante.
A quanti bambini e ragazzini sarà talvolta capitato di sentirsi un po' come Paperino, vuoi perché poco fortunati in determinate circostanze, o magari in preda ad un senso di inadeguatezza nel far fronte a certe situazioni, o ancora "un pochino inguaiati" per qualche sciocchezza? In quei casi il pensiero si sarà forse rivolto al "marinaio" in penne e piume che accompagnava la traversata nel mare della loro infanzia e preadolescenza, stemperandone le insicurezze con la sua straordinaria simpatia.
Visto che la mia prima console è stata il Mega Drive, non ho avuto modo di reincontrare Zio Paperone in veste videoludica. L'affascinante Scrooge McDuck, infatti, è stato protagonista di DuckTales (1989/90) e seguito (1993), tie-in platformistici dell'omonima serie animata sviluppati da Capcom per NES e Game Boy.
Certo, avrei potuto acquistare un ulteriore titolo legato alla suddetta TV series, Duck Tales: The Quest for Gold (1990), ma si trattava di un action multi-evento per Amiga, Atari ST, Apple II, Commodore 64 e PC MS-DOS che vedeva alternarsi nel ruolo di protagonista anche Jet McQuack (Launchpad McQuack), Gaia (Webbigail Vanderquack / Webby), Qui, Quo e Qua (Huey, Dewey e Louie) e come dire, non mi fece scattare la scintilla.
Quando però seppi che Sega, reduce dal successo di Castle of Illusion Starring Mickey Mouse (1990), aveva sviluppato per Mega Drive un platform con Paperino come "primo attore"... beh... non è difficile immaginare quali fossero le mie aspettative nei confronti di QuackShot Starring Donald Duck.
Ad est di Paperino
Il celeberrimo pennuto protagonista di QuackShot non è esattamente il medesimo personaggio che popola le strisce del settimanale "Topolino". Questa versione "barksiana Indy-style" di Donald Duck, infatti, si mostra più "eroica" ("I'm trying to be a hero" afferma) e consapevolmente amante dall'avventura. Diversamente dal pigro Paperino, di solito "reclutato a forza" da Zio Paperone, magari mediante il classico ricatto dei debiti, oppure sotto l'altrettanto canonica minaccia di essere diseredato, e coinvolto così suo malgrado in improbabili imprese mirate ad accrescere ulteriormente il patrimonio del "fantastiliardario", in QuackShot il mitico palmipede con la blusa alla marinara si lancia viceversa di sua iniziativa in un'allettante caccia al tesoro di Re Garuzia.
Tutto ha inizio da una mappa trovata per caso in un vecchio libro dal titolo "King Garuzia's Great Book Treasure" custodito nello studio dello Zione, mentre questi, ignaro, sta pisolando. La scoperta è davvero elettrizzante e Paperino, grazie alla "favolosa" fortuna dell'antico sovrano di un grande regno di paperi, intravede la possibilità di diventare "più ricco di Zio Scrooge". Peccato, però, che non sia l'unico a coltivare questo proposito, visto che una spia della Ducky Gang di Pete (Big Bad Pete, ovvero Pietro Gambadilegno) lo stava sorvegliando e, una volta comprese le sue intenzioni, si affretta a comunicarle al boss, ovviamente deciso a soffiargli il King Garuzia's treasure, lasciandolo così, è proprio il caso di dirlo, senza il becco di un quattrino.
Comincia dunque da Paperopoli (Duckburg) una caccia al tesoro che, grazie al "supporto aereo" di Qui, Quo e Qua (in un certo senso "supplenti" del Jet McQuack di DuckTales), porterà il protagonista in varie location sparse per il mondo: Mexico, Transylvania, Viking Ghostship, South Pole, Maharajah, Egypt, Ducky Gang Hideout e Great Duck Treasure Island.
Gli sviluppatori di QuackShot hanno dunque tenuto ben presente i lavori di Carl Barks, in particolar modo le storie inaugurate da "Donald Duck finds Pirate Gold" (1942), comic book che vedono appunto Paperino e i suoi nipotini impegnati in un'avventurosa caccia al tesoro. L'impronta "indianajonesiana", poi, evidente nel look di Donald Duck e dei vari personaggi, non è certo estranea alle Barks' Donald Duck / Uncle Scrooge stories, visto che gli stessi Steven Spielberg e George Lucas le hanno menzionate come fonte d'ispirazione per la saga dell'archeologo-avventuriero e che una celebre sequenza di "Indiana Jones e il tempio maledetto" (1984) deve non poco ad una brillante pagina del barksiano "Uncle Scrooge - The Seven Cities of Cibola" (1954).
Questo action-platform ricoperto da una sottile "glassatura d'avventura" reca una firma d'eccezione: Emiko "Emirin" Yamamoto. Si tratta della talentuosa game designer cui si devono altri titoli di rilievo dedicati appunto a Topolino e Paperino, come il già menzionato Castle of Illusion Starring Mickey Mouse (1990/91) per Mega Drive, Master System e Game Gear e World of Illusion Starring Mickey Mouse and Donald Duck (1992) per il 16-bit Sega. Dal 2008 al 2010, poi, Emiko Yamamoto ha ricoperto il ruolo di producer presso la divisione giapponese di Disney Interactive per tre episodi della serie Kingdom Hearts e, infine, per il recente HD remake di Castle of Illusion (2013).
L'amore di "Emirin" per i più noti personaggi Disney è evidente dalla cura profusa nello sviluppo dei già citati platform della Illusion series... oltre che dal fatto che in Giappone questa sia contrassegnata da un significativo "I Love...": I Love Mickey Mouse: Fushigi no Oshiro Daibouken (Castle of Illusion), I Love Donald Duck: Guruzia Ou no Hihou (QuackShot) e I Love Mickey and Donald: Fushigi na Magic Box (World of Illusion).
Plunger and play
Come farà il nostro pennuto eroe a superare le mille insidie di questa perigliosa caccia al tesoro e i continui agguati dei membri della Ducky Gang di Pete? Principalmente tramite una pistola spara sturalavandini. Donald Duck, infatti, inizia il suo viaggio da Paperopoli con una scorta illimitata di Yellow Plungers in grado di paralizzare per pochissimi secondi i vari nemici. In seguito gli sturalavandini gialli saranno sostituiti con una variante rossa, consegnata da un Pippo (Goofy) in tenuta coloniale alla fine del sottolivello Aztec Ruin (Mexico). Questi Red Plungers potranno essere adoperati anche per scalare le pareti, visto che vi rimarranno infissi per alcuni secondi, permettendo così a Paperino di salire brevemente su di essi ed usarli come trampolino. Alla conclusione del livello Viking Ghostship, infine, Donald Duck otterrà dal capitano della nave gli sturalavandini verdi (Green o Viking Plungers) e con essi, in aggiunta alle proprietà dei precedenti, la possibilità di "scroccare un passaggio" a due particolari avvoltoi nelle location South Pole e Ducky Gang Hideout, superando così abissi altrimenti invalicabili.
Oltre ai peculiari "proiettili idraulici" di cui sopra, Paperino può contare su Popcorn e Bubblegum, munizioni disponibili in numero limitato e selezionabili in alternativa ai plungers tramite la weapons/items screen, schermata visibile dopo aver messo in pausa il gioco. Utili per eliminare velocemente i nemici e disponibili fin dall'inizio, i primi vengono sparati in gragnole di 5 chicchi per volta e ripristinati tramite i Corn items. Il Bubblegum Shooter, viceversa, sarà consegnato da Gyro Gearloose (Archimede Pitagorico) solo alla fine del secondo sottolivello di Duckburg, dopo un vertiginoso "giro di giostra" lungo i cavi dell'alta tensione, e, ricaricabile mediante i bubble items, avrà anche la fondamentale funzione di distruggere determinati ostacoli nel Castello del Conte Dracula (Transylvania) e nella location South Pole.
Al di là delle suddette armi, Donald Duck dovrà dar sfoggio di una certa agilità e, dal momento che la situazione lo richieda, correre con l'apposito tasto speed-up, cercando di non cadere dalle piattaforme più piccole a causa della non ottimale "tenuta di strada" delle sue zampe palmate, in particolar modo nella location South Pole. Raccogliendo 5 Red Hot Chilli Peppers items, poi, Paperino effettuerà un Quack Attack, ovvero una breve "galoppata" starnazzante a perdifiato che spazzerà via ogni nemico con cui verrà in contatto. In vari casi, infine, il nostro intrepido cacciatore di tesori in penne e piume potrà avvalersi della scivolata, per superare determinati ostacoli e raggiungere zone altrimenti precluse.
Una caratteristica distintiva di questo action-platform "in salsa adventure" è dato senz'altro dalla progressione "non lineare" del protagonista. I 6 items fondamentali da reperire ed utilizzare in circostanze ben precise, infatti, "dettano l'agenda" del nostro Paperino, determinando l'ordine in cui dovrà affrontare i vari livelli, fermo restando che la prima parte di essi risulterà comunque accessibile a discrezione del giocatore (Duckburg, Mexico e Transylvania fin dall'inizio e Maharajah, Egypt, Viking Ghostship e South Pole solo dopo aver sconfitto il Conte Dracula). La weapons/items screen, poi, include le voci "use", "look" e "call the airplane", con le prime due che dovranno essere applicate agli items indispensabili, ovvero Hero Key, Strange Note, Sphinx Tear, Skepter Of Ra, Viking Key e Viking Diary e la terza che chiamerà il "supporto aereo" dei nipotini in presenza della bandiera verde che contrassegna i Check Points.
Interessante rilevare come QuackShot, a dispetto dei limiti imposti da una cartridge di soli 4 Mbit (512 KB), risulti sorprendentemente ricco in termini di contenuti: 11 sottolivelli, 22 tipologie di nemici con varianti grafiche legate alla location di turno (incluso un cameo del serpente Kaa de "Il libro della giungla"), 11 diverse insidie e 5 boss (tra cui, oltre all'inevitabile Big Bad Pete, spicca The Big Maharajah's Tiger, ovvero Shere Khan, sempre da "The Jungle Book"). Un'ulteriore caratteristica positiva di questo titolo, infine, è data dal fatto che la struttura degli stage spazia da un'assoluta linearità (poteva forse mancare tra queste una sezione "Indy-style mine cart ride"?) ad un'impostazione labirintica, passando per livelli dal vago retrogusto "dungeon".
Quando Sega non faceva papere...
Il 1991 fu un anno importante per l'ex Service Games e per la sua console di maggior successo. Proprio la svolta dei mitici nineties, infatti, vide il lancio di esclusive come Shining in the Darkness, Spider-Man vs. The Kingpin, ToeJam & Earl, Sonic the Hedgehog, Streets of Rage e appunto QuackShot Starring Donald Duck. Al tempo Sega non faceva papere... e anche quest'ultimo titolo è un esempio assai significativo degli alti livelli qualitativi che contrassegnavano diverse sue produzioni di quel periodo.
La caratteristica di QuackShot che più balza all'occhio è ovviamente la notevole grafica, ottimo esempio di calibrata valorizzazione della tavolozza del Mega Drive. Il platform, difatti, presenta colori vividi e brillanti e sorprende per il "generoso" utilizzo delle ombreggiature, nonché, con la vistosa eccezione delle sezioni subacquee della location Transylvania, per l'incidenza minima dei retini. La definizione e il livello di dettaglio, poi, sono assolutamente apprezzabili e si avvalgono di un tratto particolarmente curato, tanto nei personaggi quanto negli sfondi.
Sul fronte delle animazioni non si può che elogiare gli autori per la sapiente caratterizzazione di Paperino. Pur dovendo fare i conti con i severi limiti di memoria e dunque lesinare in fotogrammi, i grafici sono comunque riusciti a restituire un Donald Duck assolutamente "vitale" che sprizza simpatia e carisma da ogni pixel. Più sacrificati, viceversa, i nemici e i boss, con la cart di 4 Mbit che li vincola ad animazioni davvero essenziali, lasciando all'indubbia qualità del design e alla fantasia del giocatore il compito di dar vita a questi "ritagli fumettistici".
Nulla da dire, infine, sullo scorrimento, sempre perfettamente fluido e mai avaro di parallasse, con tanto di scenografiche sezioni multi-layered, come i primi sottolivelli della location Mexico e il penultimo di South Pole.
Dopo aver realizzato la colonna sonora di Castle of Illusion, il Kamiya Studio di Shigenori Kamiya firma anche quella di QuackShot, componendo una serie di BGM particolarmente orecchiabili e quanto mai in linea con le varie ambientazioni. Difficile infatti immaginare chiptune più azzeccate per Duckburg o Transylvania! Per quanto generalmente poco raffinate sotto il profilo tecnico, fino a trasmettere in due o tre casi un distinto feeling 8-bit, le brillanti musiche di QuackShot sono appunto un piccolo paradigma di orecchiabilità che, come tale, precipita fin da subito nel pozzo della memoria a lungo termine, per prendervi poi dimora stabile.
Gli effetti sonori, viceversa, difficilmente rimangono impressi, limitandosi ad una prevalenza di basilari FX in sintesi, tappeto di relativa mediocrità che fa ancor più risaltare quei pochi che risultano più elaborati ed incisivi nella resa.
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