Devil Hunter Yohko - The 7 Bells - Mega DriveApparenza e realtà: talvolta la seconda è davvero distante dalla prima. Ne è un ottimo esempio la storia di Yohko Mano, una liceale apparentemente comune che però d'un tratto scopre di essere straordinaria. La graziosa e vivacissima sedicenne, infatti, viene all'improvviso attaccata da un mostro inviatole contro dalla diabolica preside della sua scuola e, poco dopo, quasi sedotta da un compagno di classe posseduto da un demone. Yohko riesce a cavarsela in entrambi i casi, difendendosi istintivamente grazie a misteriosi poteri e fruendo di un tempestivo quanto funambolico intervento da parte della vulcanica nonna Madoka.
È proprio quest'ultima, poi, a svelarle l'arcano: la fanciulla è l'ultima erede, la 108° per l'esattezza, di un'antica dinastia di Cacciatrici di Demoni, l'ultima esponente di una stirpe di indomite guerriere che hanno da sempre contrastato le forze del Male.

Da quel momento la vita di Yohko cambia radicalmente e la ragazza si ritrova improvvisamente investita di una responsabilità enorme nei confronti dell'intero genere umano. Dovrà infatti condividere il secolare destino della sua famiglia e combattere contro terribili nemici provenienti dall'aldilà, come la malefica Demon Queen. La nostra avvenente eroina potrà dunque avvalersi dei poteri di Devil Hunter ereditati dalle sue antenate e catalizzati da oggetti magici, come lo Yoma Ring e gli Hair Ornaments, nonché, soprattutto, della mitica Soul Sword e, in seguito, contare anche sull'aiuto di un'apprendista: Azusa. Yohko si opporrà così ai malvagi piani di svariati demoni, cercando di far convivere i piccoli grandi problemi adolescenziali con la secolare missione della sua famiglia che, peraltro, la obbligherà anche a mantenersi vergine, essendo questo un requisito indispensabile per una Cacciatrice di Demoni in attività.

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Il plot sopra menzionato si riferisce alla serie OAV Mamono Hantâ Yôko (1991-95), anime di genere ecchi firmato Toho / Madhouse e distribuito in Italia dalla Yamato Video a partire dal 1994 con il titolo Yoko - Cacciatrice di Demoni. Questa produzione, in effetti, prende sì le mosse dagli stilemi dello shōnen, ovvero di un cartone animato o fumetto per ragazzi caratterizzato da un grande focus sull'azione e dal susseguirsi di scontri di difficoltà crescente, con parallela “crescita” progressiva dell'eroe/eroina, ma si contraddistingue per una certa vena piccante di matrice per l'appunto, ecchi. In Yoko - Cacciatrice di Demoni, difatti, non mancano scene di nudo e ammiccamenti erotici che si stemperano in uno spumeggiante umorismo di stampo nipponico. Interessante notare come la serie realizzata dallo studio Madhouse possa considerarsi come una sorta d’ideale trait d'union tra Cutie Honey (1973-74), franchise creato dal grande Go Nagai e il quasi contemporaneo shojo manga / anime Sailor Moon (1991/97).

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L'accattivante character design e il malizioso quanto ironico action-fanservice di Mamono Hantâ Yôko ne fecero un buon successo che, come spesso capita in questi casi, non mancò della classica appendice videoludica: Mamono Hunter Youko: Dai-7 no Keishou (Devil Hunter Yohko: The 7 Bells). Questo action-platform per Mega Drive, se si eccettua il digital comic per PC Engine Super CD-ROM2 Mamono Hunter Yōko: Tōbi Yobikoe (1993), unico tie-in videogiochistico della serie OAV firmata Madhouse, fu sviluppato da Nippon Computer System (NCS) e pubblicato nel solo mercato giapponese da Masaya.
Devil Hunter Yohko: The 7 Bells si presenta a grandi linee come una variazione sul tema Valis, peraltro rilasciata in contemporanea al porting per il 16 bit Sega del 3° capitolo della nota serie creata da Telenet Japan. Analogamente ai titoli della suddetta saga, l'action-platform NCS vi cala nel succinto tubino rosso di foggia cinese della giovanissima Yohko Mano, impegnata nel combattere i suoi demoni (e in questo caso non è una frase fatta).

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Chi ha avuto modo di giocare a un titolo della Valis saga, avrà senz'altro già capito quali sono le caratteristiche principali del tie-in NCS: classica azione piattaformica, con annesso assortimento di nemici da affrontare lungo percorsi più o meno tortuosi attraverso canonici stage a tema, presidiati dagli immancabili boss finali. Si tratta dunque di un clone del coevo titolo Telenet Japan? Sì e no. Certo, l'influenza "valissiana" è palese, ma è altresì innegabile che vi siano alcune significative differenze. Tanto per cominciare, non sono previsti power-up e le armi a disposizione di Yohko, ovvero la Soul Sword e il relativo force field, rimarranno immutate nel corso dell'intera avventura. Un'altra peculiarità risiede nell'energy bar "a parziale ricaricamento automatico". Questa, difatti, rappresenterà anche il lento ripristino dell'energia vitale della protagonista che, dunque, potrà teoricamente ricostituirsi senza bisogno di item ad hoc fino a metà del totale. La terza particolarità è legata al già citato force field. Generato dalla Soul Sword e raffigurato da un cerchio che, tenendo premuto il pulsante di attacco, circonda la Cacciatrice di Demoni, questo campo di forza bloccherà i proiettili più piccoli, rendendo relativamente meno insidiosi gli attacchi nemici e potrà anche essere utilizzato come un enorme boomerang da lanciare contro le creature fuori dalla portata della spada. Dato che, come già specificato, gli sviluppatori non hanno previsto power-up, va da sé che la Soul Sword è inoltre in grado di svolgere funzioni difensive, opponendo una sorta di scudo di fendenti alle insidie provenienti da varie direzioni, in maniera non troppo dissimile da quanto già visto nel coin-op Ninja Spirit (1988).

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Devil Hunter Yohko: The 7 Bells si articola in 5 "scenes": Flower Field, Volcano, The Pond, The Cave e Snow and the Stars. Questi stage presentano una struttura sufficientemente elaborata da garantire una generosa dose di dinamiche platform, peraltro contraddistinte da una tipologia di salto priva di mid-air control che potremmo definire "fluttuante". Non mancano, infatti, sezioni ricche di potenzialità "acrobatiche" e, in diversi casi, quanto mai azzeccate. Un esempio interessante di questa relativa ricercatezza è nelle "piattaforme continue" del il primo stage, curiosa anticipazione di quelle lunghe "serpentine" che tre anni dopo contribuiranno significativamente al peculiare dinamismo di un Earthworm Jim. Ovviamente i vari livelli a tema pulluleranno di molteplici creature maligne che faranno di tutto per eliminare la nostra Yohko che, inoltre, dovrà guardarsi da cadute letali (pare che la Cacciatrice di Demoni non sappia nuotare, cosa che comunque non le impedirà di affrontare il boss del 3° stage... direttamente sott'acqua!), incontri ravvicinati con la lava, piattaforme scivolose e altre insidie ambientali. Dopo aver superato tutti i pericoli della "scena" corrente, Yohko giungerà al cospetto del boss demoniaco di turno e, dopo aver individuato i punti deboli dei suoi pattern d'attacco, dovrà sconfiggerlo entro il tempo limite per accedere al livello successivo.

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Giacché gli sviluppatori sono i medesimi di Assault Suit Leynos (1990) e del coevo Gynoug, non stupisce che la sfida proposta sia, ancora una volta, piuttosto impegnativa. Quest’action-platform, difatti, si configura come un classico trial & error, in cui una difficoltà di tutto rispetto cerca di controbilanciare il breve respiro dei soli 5 livelli disponibili. In quest'ottica sono comprensibili varie sezioni dove le dinamiche si fanno davvero concitate, mentre lo schermo si affolla di nemici particolarmente rapidi, nonché di sciami di "homing shots" che metteranno a dura prova il campo di forza della nostra Yohko. Analogamente la scelta di imporre dei time limit abbastanza ristretti per il completamento delle singole scenes tende a scoraggiare le velleità esplorative, riducendole alla mera ricerca di percorsi alternativi e annessi hidden items.

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Il comparto grafico di Devil Hunter Yohko: The 7 Bells presenta diversi aspetti positivi, sfoggiando una protagonista discretamente animata, un pregevole scrolling parallattico multistrato, un buon ritmo di gioco e una fluidità pressoché perfetta. Se si considera poi che NCS ha dovuto memorizzare quest’action-platform in una cart di soli 4 Mbit, va da sé che le movenze degli sprite sono da ritenersi tutto sommato decorose, con la maggior parte dei frames fatalmente dedicati alla Cacciatrice di Demoni e un opportuno utilizzo della tecnica modulare negli immancabili nemici vermiformi.
Lasciano talvolta un po' a desiderare, invece, la scelta e l'utilizzo dei colori, il livello di dettaglio, in particolare negli ultimi due stage, e qualche defaillance sul fronte dei rallentamenti. Interessante notare come in questo tie-in i grafici abbiano parzialmente subito quella sorta di "inibizione cromatica" che non di rado caratterizzava i titoli sviluppati per Mega Drive nei primissimi anni '90, ovvero una selezione in cui si tende a privilegiare tonalità scure, spente o fredde, magari con un occhio di riguardo per il violetto e il marroncino-ruggine... insomma, l’ideale per dei background atti a far risaltare al massimo il tubino rosso e le scarpette in tinta della nostra Yohko.

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La colonna sonora del tie-in NCS esordisce con un'uggiosa musichetta di stampo arabeggiante che, a dispetto di una valida base ritmica, rischia seriamente di far abbassare il volume. Per fortuna il fronte audio inizia già a risollevarsi con la tesissima scalata, ostacolata da contrastanti raffiche di vento, lungo il gigantesco gambo di un fiore, azzeccata fase che precede lo scontro con il primo boss. Questa breve sezione, un vero e proprio tocco di classe, prevede i soli FX, tra cui l'atmosferico rumoreggiare delle folate che rende bene l'idea di una tempesta in procinto di scatenarsi. La BGM che accompagna lo scontro con il demone di Flower Field segna già un netto miglioramento rispetto alla nenia precedente e prepara il terreno per gli apprezzabili brani successivi, tra cui spiccano quelli di Volcano e Snow and the Stars. Dal punto di vista tecnico, la soundtrack, interamente sintetizzata, si caratterizza per la buona valorizzazione dei chip audio, ravvisabile anche nella generosa polifonia delle chiptunes, nonché per la convincente resa ritmica. Se si esclude il già citato effetto "raffiche di vento durante una tempesta" che conclude lo stage Flower Field, gli FX risultano viceversa piuttosto minimali.

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COMMENTO FINALE


"Considerati i punti in comune tra Devil Hunter Yohko: The 7 Bells e gli action-platform della saga Telenet Japan, sarebbe tutt'altro che ingeneroso bollare questo tie-in come un clone tout court di Valis The Fantasm Soldier. E tuttavia il titolo NCS non manca di alcune apprezzabili peculiarità inerenti le dinamiche di gioco, come il campo di forza da utilizzare a mo' di boomerang per gli attacchi a distanza, la life bar parzialmente autorigenerante, diversi spunti validi sul fronte del level design e un ritmo piuttosto serrato. Com'è facilmente intuibile, quest’action-platform si rivolge in primis ai fan della serie OAV Mamono Hantâ Yôko, prevedibilmente ben felici di calarsi nei succinti panni della loro eroina. Questo, tuttavia, non significa che non possa essere apprezzato anche dagli altri amanti dei giochi di piattaforme, nonché, più in generale, da chi predilige i VG dal discreto comparto tecnico che puntano molto sul ritmo e garantiscono un buon livello di sfida."