I tre amici Erik, Olaf e Baleog dormivano della grossa dopo una delle loro intense battute di caccia, quando l'astronave di Tomator, sempre in cerca di nuove specie da collezionare nel suo zoo intergalattico, arrivò sulla Terra e li prelevò nel sonno. Risvegliatisi in un ambiente a loro del tutto ignoto, i tre nordici capirono immediatamente che l'unico modo per fuggire era quello di unire le forze, altrimenti non sarebbero mai tornati a casa dalle loro famiglie.
Il lato innovativo di TLV sta proprio nell'enfasi sul gioco di squadra: nonostante ciò che si potrebbe pensare, questo non è un platform in cui basta saltare qua e là mentre si sfracella tutto ciò che si muove a suon di asce bipenni e spadoni a due mani, ma un gioco in cui bisogna controllare contemporaneamente i tre vichinghi sfruttandone le abilità per superare i vari rompicapi e non finire immediatamente eliminati.
Erik è lo svelto del gruppo, l'unico in grado di correre e saltare; Baleog è il combattente, pronto a distruggere i nemici con la sua spada e, soprattutto, la sua scorta infinita di frecce; Olaf è il muro umano, in grado di bloccare qualunque proiettile e tenere a bada qualsiasi nemico col suo enorme scudo. Un esempio di azioni eseguibili nel corso di un livello: prima si dispongono i vichinghi in modo che i vari nemici presenti possano essere bloccati e/o distrutti per dare così campo libero al vichingo che potrà azionare i meccanismi o aprire i passaggi per liberare la strada agli altri due.
Con il procedere dei livelli e, soprattutto, grazie agli hint generosamente inseriti qua e là, si scoprirà che queste abilità possono essere sfruttate anche in altri modi. Ad esempio, se Erik prende la rincorsa e si getta a testa bassa sarà in grado di stordire alcuni nemici e abbattere muri che sbarrano la strada oppure che nascondono particolari item; le frecce di Baleog possono essere usate per attivare interruttori altrimenti fuori portata; Olaf può tenere lo scudo sopra la testa e fornire così un punto d'appoggio ad Erik per poter saltare più in alto, oppure, se si butterà nel vuoto con lo scudo alzato, questo fungerà da parapendio (!?) evitandogli di sfracellarsi, dato che cadere da altezze eccessive fa perdere ai vichinghi uno dei loro tre punti di energia.
Ciascuno di essi può portare appresso fino a quattro item che possono essere cariche energetiche, chiavi, bombe o quanto richiesto per procedere nelle varie sezioni del gioco; per finire un livello è richiesto di portare tutti e tre gli omaccioni sani e salvi nello spazio contrassegnato con "EXIT".
Appare quindi chiaro che, se dovesse morire anche uno solo dei tre, diventerà impossibile terminare un livello (infatti, anche se i rimanenti due riescono a raggiungere l'uscita, il livello andrà comunque ripetuto), ma niente paura, i programmatori hanno concesso infiniti tentativi per affrontarli, e non sarà nemmeno necessario uccidere i rimanenti due per rifare la missione: selezionando dal sottomenù l'opzione "Give up" apparirà una breve animazione che mostrerà il tipico funerale vichingo con la barca in fiamme (nel caso uno o più dei nostri eroi siano deceduti) e, subito dopo, potremo ripetere il livello come se nulla fosse, riducendo di molto il rischio frustrazione. All'inizio di ogni nuova missione, inoltre, ci sarà fornita una password per poter riprendere in un secondo momento quegli schemi che proprio non riusciamo a passare; la presenza delle password è benvenuta, dato che il gioco in sé non è certo breve. Infatti, dopo essere riusciti a fuggire dall'astronave di Tomator, i tre entrano involontariamente in una sorta di macchina del tempo che li scaraventerà ogni volta in nuove ere da cui fuggire: oltre alle tipiche preistoria e antico Egitto, i nostri si troveranno anche in un'immensa fabbrica e una specie di mondo fiabesco prima di tornare sull'astronave per lo scontro finale. In questo modo anche la varietà di ambientazioni è garantita.
A proposito di rifare i livelli, nel caso in cui ripetessimo un gran numero di volte la solita missione, dopo un po', all'inizio della stessa, i tre inizieranno a sparare delle battute ironiche nei confronti del giocatore! Tutto ciò è perfettamente in linea con lo spirito umoristico dell'avventura, evidente negli scambi di battute fra i tre energumeni e i vari PNG che incontreranno, soprattutto nei battibecchi che nascono ogni volta che i tre si trovano assieme all'uscita di un livello: se conoscete l'inglese vi suggerisco di non skipparli subito perché a volte compaiono discussioni veramente comiche!
Del resto, basta vedere come sono stati disegnati i tre vichinghi per capire che non si tratta di un gioco "serio": tozzi, tarchiati (potremmo quasi dire "super deformed" se fosse un gioco giapponese) e provvisti di un buon numero di frames d'animazione più o meno buffi, in particolar modo per quanto riguarda le loro sequenze di morte, numerose e tutte molto cartoonesche (finiscono elettrificati, polverizzati, spiaccicati, ridotti a scheletri...). Purtroppo i nemici e i PNG per quanto simpatici non godono della stessa accuratezza in fatto di animazioni, ma questo era prevedibile.
Se la grafica rispetta gli standard dei giochi a piattaforme del periodo, lo stesso si può dire della musica, composta di vari temi abbastanza tipici per quanto riguarda il periodo (come il techno-rap dei livelli sull'astronave), ma mai fastidiosi e che, anzi, provvedono a fare da buon sottofondo mentre pensiamo a come passare il livello.
I rompicapi non si limitano alle abusate chiavi da trovare per aprire le porte, ma coinvolgono elevatori, trampolini e una serie di marchingegni da attivare, come gru dotate di magnete o teletrasporti. Come detto prima, la varietà è il termine chiave del gioco, e gli sviluppatori non si sono risparmiati nell'ideare puzzle che non appaiono affatto pretestuosi ma, al contrario, invogliano il giocatore a superarli e generano una certa soddisfazione una volta capito come portare i tre vichinghi sani e salvi all'uscita; tutto questo senza tralasciare un po' di azione, come ad esempio l'attraversamento di una palude saltando da una bolla all'altra.
Qui sta il bello del gioco, nel proporre puzzles divertenti e impegnativi senza dover ricorrere a uno schema di gioco astratto e surreale, inserendoli in un contesto accattivante e ben definito e, soprattutto, con degli avatar in gioco che non sono impersonali, piuttosto personaggi che non hanno nulla da invidiare ai vari protagonisti dei platform del periodo.
Per quanto riguarda l'impegno, preparatevi ad usare una discreta dose di materia grigia quando il numero dei livelli raggiungerà la doppia cifra, mentre, se non darete fondo a tutte le vostre capacità piattaformiche affinate nel corso degli anni e a quel che resta del cervello, difficilmente andrete oltre i due terzi della storia. Sì, The Lost Vikings non è un gioco semplice, ma mai si avrà l'impressione che certi passaggi sono stati resi artificialmente difficili o che i puzzle siano irrisolvibili: con un po' di riflessione e tenacia si procederà pian piano e la soddisfazione si farà sentire.
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