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ID: 251003New York, 1928. Un tornado noto come “El Viento” sta per abbattersi sulla città, ma in realtà si tratta di qualcosa di molto peggio… Un manipolo di gangster guidati dal feroce Vincente DeMarco (che nella versione giapponese originale era niente meno che Al Capone stesso!) sta per portare a termine un rituale in grado di invocare mostruose divinità interdimensionali per i loro piani di conquista… chi potrà fermarli?
El Viento è la seconda parte della serie dell’avventuriero “made in Wolf Team” Earnest Evans, sorta di Indiana Jones in chiave anime, che però qui non appare se non in alcune scene d’intermezzo, lasciando campo libero alla bella guerriera/maga Annet. Per fortuna stavolta Wolfteam ha rinunciato ad animare separatamente i singoli arti del protagonista, un effetto usato con ben altra maestria da Treasure, ma che in “Earnest Evans” dava la sgradevole impressione di controllare un pupo siciliano anziché un prode esploratore. Certo, anche lo sprite di Annet disegnato in modo da farla sembrare senza faccia è un po’ inquietante, ma nulla a che vedere con E. “disarticolato” Evans!

Chiusa questa parentesi, passiamo al gioco in sé: si tratta di un platform di stampo abbastanza classico, vagamente mascherato da GDR. Non lasciatevi ingannare dalle scritte EXP, HP e MP presenti nella barra di stato, né dal fatto che Annet sarà in grado di imparare e usare fino a cinque magie differenti… in realtà i “punti esperienza” altro non sono che il punteggio, le magie vengono acquisite dalla protagonista in punti predeterminati della storia, e la barra della vitalità di Annet crescerà in automatico a ogni livello superato. El Viento è azione quasi pura, con un livello minimo di ragionamento richiesto durante le sfide con i boss per capire quale sia la magia più efficace nei loro confronti (generalmente l’ultima acquisita), e una particolare enfasi sulla velocità. Annet è in grado, grazie alle sue lunghe gambe affusolate, di compiere balzi atletici e correre molto rapidamente, cosa che fanno tutti gli eroi dei platform, ma che qui è rimarcata presentando la maggior parte degli avversari umani “normali” come lenti e goffi, in chiaro svantaggio contro l’affascinante maga. La sua arma standard sono un paio di lame boomerang, che possono diventare di più una volta raccolti particolari bonus e che rafforzano il suo status di guerriera rapida e letale.
Esaminiamo più in dettaglio il sistema delle magie: il giocatore deve tenere premuto il terzo bottone del pad per scaricare la barra della magia e rilasciarlo per far eseguire ad Annet l’incantesimo desiderato. Non è possibile scegliere in anticipo la magia da adoperare, ma bisognerà premere più a lungo il tasto tanto più alto in grado sarà l’incantesimo desiderato: un sistema che le prime volte sembra scomodo e innaturale, ma che ha senso se si pensa che Annet necessita di maggior concentrazione per eseguire gli incantesimi più potenti e devastanti, e che questi drenano più velocemente le sue capacità magiche; inoltre, per fortuna, man mano che si “sale di livello” i tempi di caricamento delle magie si riducono sensibilmente e la barra della magia diventa più capiente, altrimenti sarebbe stato impossibile utilizzare gli incantesimi finali senza venire nel frattempo distrutti dai nemici che ci assalgono da ogni parte. Certo, c’è il rischio di confondersi nelle fasi più concitate e rilasciare una magia anziché un’altra, ma è sempre possibile annullarle una volta eseguite ricominciando il ciclo, attendendo che la barra degli MP si ripristini per caricare la magia prescelta. I programmatori hanno poi incluso qua e là piccoli punti in cui le magie possono essere utilizzate per scopi non puramente offensivi: non si tratta di puzzle, perché gli obiettivi risultano sempre palesi (ad es. usare l’incantesimo d’acqua per spegnere dei fuochi che bloccano il passaggio oppure per innaffiare delle strane pianticelle che ci daranno energia), ma sono comunque un modo carino per variare l’esperienza di gioco e interrompere il flusso costante dell’azione.

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L’avventura di Annet non è certo una passeggiata, considerato che dovremo superare otto stage con una sola vita e tre possibilità di continuare dall’ultimo affrontato. Ad ogni modo si ha una certa impressione di discontinuità nella progressione della sfida: alcuni livelli sono vasti e labirintici mentre altri brevi e totalmente lineari, alcuni pieni di trappole ma senza avversari e altri invece totalmente invasi da essi (un esempio lampante è il livello finale in cui saremo letteralmente assediati da orde di pipistrelli, un modo abbastanza disonesto per aumentare la difficoltà e costringere il giocatore a utilizzare l’ultimo e altrimenti inutile incantesimo), alcuni semplici ma presidiati da un boss più duro del previsto e altri viceversa. Questo è l’unico vero aspetto negativo di El Viento, dato che in generale non si riscontrano problemi a livello di risposta dei comandi, rallentamenti o altri difetti tecnici. Certo, a volte c’è il rischio di incastrarsi fra i nemici o gli ostacoli presenti e perdere parecchia energia in poco tempo, ma è un problema facilmente evitabile e soprattutto non è drammatico come in “Earnest Evans”, dove raggiungeva livelli veramente ridicoli. Tuttavia, l’incostanza nel livello di sfida può essere vista come un altro esempio della natura deliziosamente random e surreale di questo titolo: che dire dell’ambientazione che mischia creature ispirate a Lovecraft e gangster degli anni Venti, ci fa visitare versioni fantasiose di New York, l’Empire State Building in costruzione, una fabbrica di Detroit con sentinelle robotiche e un tempio (apparentemente) nascosto nel Grand Canyon? Un livello è ambientato in cima a un dirigibile, in un altro cavalcheremo un delfino mentre omettini a bordo di deltaplani ci bombardano dall’alto, per non parlare del terzo stage che inizia in quello che sembra un circo, per poi proseguire nelle fogne infestate dai ratti e quindi ancora più giù, nelle viscere della terra, fra trogloditi, vermi giganti e draghi, e si conclude con quella che sembra proprio una colossale cellula! E ancora non ho citato i nemici minori basati su Alex di “Arancia Meccanica”…

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Tutto questo pot-pourri di riferimenti e ambientazioni è ben reso dal punto di vista visivo: la grafica è buona, pulita e abbastanza dettagliata, come detto in precedenza priva di rallentamenti anche nelle situazioni più affollate; purtroppo, però, i vari sprite hanno pochissimi frame d’animazione, quando sono animati, ovviamente. Alcuni livelli hanno strati aggiuntivi di parallasse e ci sono alcuni simpatici effetti di trasparenza e distorsione dell’immagine, specie riguardo alla cellula gigante di cui sopra. Un effetto sfruttato al punto del fastidio sono le esplosioni zoomate con pixel grandi come angurie, cioè praticamente ogni minuto, dato che a quanto pare qualunque nemico è imbottito di esplosivo… un altro esempio incomprensibile di questa tendenza allo zoom selvaggio lo si ha nella sequenza marina sul delfino, quando dovremo affrontare delle seppie grandi metà schermo e ultra-spixellate, come testimoniato in una delle immagini di questa recensione! Non capisco se si tratti di una gag o cosa, dato che è completamente slegata dallo stile generale… Mah!

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Le scene d’intermezzo sono disegnate in puro stile anime, una chicca per gli appassionati del genere e un’ottima occasione per vedere finalmente il bel volto di Annet, peccato però che non siano altro che semplici slide show di schermate statiche, con qualche limitatissima animazione solo nella sequenza finale. Le musiche sono discrete, ben ritmate come si addice a un titolo d’azione, con qualche vago richiamo alla musica popolare del periodo storico in cui la vicenda è ambientata; gli effetti sonori sono invece generalmente fastidiosi e deludenti.
In definitiva, El Viento è un buon titolo d’azione, un netto miglioramento rispetto al mediocre Earnest Evans con cui ha comunque poco a che vedere; peccato che la bella Annet tornerà solo nel giustamente sconosciuto sequel per Sega CD “Annet Futatabi”, realizzato in fretta e furia e ricco di bug e problemi vari.

COMMENTO FINALE


"El Viento è un ottimo titolo per chi ama i platform in stile anime, un più che discreto gioco d’azione per tutti gli altri, sufficientemente vario e difficile per mantenere l’interesse del giocatore anche dopo i primi tempi. Il sistema delle magie è un’aggiunta interessante anche se sarebbe potuta essere sviluppata maggiormente. Uno dei migliori titoli della defunta Wolf Team."

Federico "Boyakki" Tiraboschi




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