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ID: 239189Negli anni tra il 1990 e il 1998, il celeberrimo Go Nagai, autore, fra gli altri, dei leggendari manga e relative serie animate incentrate sui popolarissimi super robots (Mazinga Z, Grande Mazinga, Goldrake, Jeeg e Getter), realizza un fumetto dark post-apocalittico caratterizzato da tematiche più “adulte”: Mazin Saga.

Questo manga, attualmente ancora incompleto essendo stato interrotto al 6° volume, trasfigura il classico robot gigante Mazinga in una sorta di demone che nasce dalla fusione dell’elemento umano, Koji Kabuto, con l’Armatura di Dio composta dalla potentissima Materia Spirituale Z. Il nuovo Mazinga, dunque, è una vera e propria entità vivente autonoma con capacità distruttive incredibili e un’anima, appunto, demoniaca che deve essere costantemente dominata dalla volontà umana di Kabuto.
Nel fumetto, dunque, Nagai inseriscele complesse tematiche di altre sue opere, come Devilman, in cui i confini tra bene e male sembrano confondersi. Lo stesso protagonista, infatti, ha quasi provocato la distruzione della terra a causa della sua incontenibile furia suscitata dallo stupro della sua amata Sayaka, combinata con l’immenso potere dell’Armatura di Dio.
La vicenda si svolge 100 anni dopo la devastazione operata dallo stesso demone distruttore Mazinga sul pianeta Terra.
Una colonia di terrestri sopravvissuti vive su Marte sotto la minaccia del Dottor Inferno e dei terribili Bio Beasts, giganteschi e indistruttibili mostri biomeccanici votati alla completa distruzione di ogni forma di vita. Koji Kabuto, tormentato dal rimorso di aver causato una vera e propia apocalisse, viene chiamato telepaticamente su Marte da una misteriosa divinità femminile che gli offre l’occasione di redimersi combattendo, tramite l’immenso potere dell’Armatura di Dio, i Bio Beasts e proteggendo, così, i terrestri dal malvagio Dottor Inferno. Il potere dell’Armatura di Dio deriva da un elmo che il padre di Koji ha affidato al figlio. Una volta indossatolo, il ragazzo si trasforma nel dio-demone Mazinga che, tra i vari poteri, ha anche la capacità di ingigantirsi, il che lo rende in grado di opporsi ai mastodontici Bio Beasts.

Nel 1993, la Sega, in collaborazione con la Dynamic Planning, realizza il videogioco Mazin Saga in cui, naturalmente, s’indossano i panni di Koji Kabuto trasformato nel temibile Mazinga.

Il titolo è nettamente suddiviso in due diverse fasi di gioco. Una di queste vede l’eroe combattere contro diversi nemici variamente armati e utilizzare la sua spada con un nutrito numero d’attacchi, secondo un gameplay affine ad un classico hack ‘n’ slash a scorrimento orizzontale, alla Golden Axe. L’altra modalità è posta alla conclusione di ogni coppia di sotto-stages a scorrimento e vede il protagonista, nella sua taglia gigantesca, mentre combatte contro il Bio Beast di turno in un fighting game ad incontri in stile Street Fighter (con la differenza che non esistono i rounds e Mazinga, ogni volta che è sconfitto, perde una vita).

Mazin Saga è strutturato in 5 stage ambientati in diverse località terrestri: Giappone, India, Europa, New York ed Egitto. Ognuno dei livelli è suddiviso in due sezioni e concluso dal match con il boss finale (nell’ordine: Garada K-7, Slug Head, Dino Beast, Buster Claw e Negative Mazinger). Ai 5 summenzionati stage segue un 6° "megamix-style" che ripropone in sequenza tutti i Bio Beast già affrontati (ovviamente "incattiviti") fino a contrapporre al protagonista il terribile Hell Mazinger.

L’unica arma del nostro eroe è la sua spada che, nelle fasi hack ‘n’ slash, può utilizzare in vari tipi di fendenti singoli e multipli, in potenti attacchi da effettuare in corsa e durante i salti in velocità e, infine, in una "special move a 360°" che, come da tradizione, consuma l’energia vitale del protagonista.
Queste fasi sono arricchite da adrenalinici scontri preliminari con i Bio Beasts (mini-boss) che cercano di distruggere Mazinga quando l’eroe è ancora nella sua taglia ridotta. Nello schermo compaiono, così, gigantesche gambe meccaniche che tentano di schiacciare il protagonista, enormi artigli che lo inseguono per ghermirlo, tentacoli che si allungano per colpirlo, pugni atomici (appartenenti al Negative Mazinger) che sfrecciano per lo schermo per spazzarlo via e, nello stage 3-2, un inseguimento mozzafiato che vede Dino Beast tallonare il piccolo Mazinga in corsa che salta da un picco all’altro cercando di non cadere nel vuoto. Solo il 2° stage (India) vede un confronto con un mini-boss estraneo al Bio Beast (Slug Head) che attende Mazinga alla fine di questo livello. Prima di affrontare Slug Head, infatti, il protagonista deve sconfiggere una statua animata che rappresenta una divinità indù ed evoca il potere del fuoco.

Nei combattimenti alla Street Fighter, Mazinga può effettuare con la propria spada diversi affondi che, ovviamente, hanno tempi d’esecuzione e potenzialità offensive differenti. Oltre ai fendenti disponibili per le varie positure e il salto, il protagonista può utilizzare la spada per parare i colpi dei Bio Beasts. La parata, come in Mortal Kombat, si effettua premendo un tasto e, pur attenuando significativamente il danno inferto dal nemico, non dispensa Mazinga da una pur minima perdita d’energia. Per aumentare la difficoltà, gli autori hanno fornito ai Bio Beasts due vantaggi: la loro guardia è più efficace di quella del protagonista (se colpiti in fase di parata non perdono energia) che, quindi, è inevitabilmente costretto a tattiche più offensive; inoltre, i Bio Beasts possono avvalersi di mosse speciali di portata superiore a quella della spada di Mazinga, come palle di fuoco, onde d’energia, spallate in velocità e attacchi a distanza.
La difficoltà, abbastanza abbordabile nelle fasi hack ‘n’ slash, s’impenna, dunque, nei combattimenti con i Bio Beasts. Questi ultimi, infatti, tendono a mantenersi in parata, costringendo, così, Mazinga a scoprirsi in attacchi che, non di rado, sono meno efficaci di quelli nemici. Lo scontro risulta, così, piuttosto impegnativo e molto più tecnico di quanto il relativamente esiguo numero di mosse possa far credere.

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Mazin Saga sfoggia una realizzazione tecnica che, almeno nella grafica, risulta davvero eccellente.
I fondali e gli sprite, sono, infatti, molto ricchi di dettagli, ben definiti e impreziositi da scelte cromatiche assolutamente azzeccate che forniscono a questo titolo un piacevole look da cartone animato che, tuttavia, non scade in accostamenti cromatici troppo accesi né in backgrounds piatti e poveri di particolari.
La cura profusa dai grafici è evidente in tutto il gioco e non si limita al raffinato design, all’oculato e relativamente ampio utilizzo dei colori e all’impeccabile parallasse (completa di spettacolari stratificazioni multiple e piani in prospettiva nelle fasi alla Street Fighter), ma si manifesta nelle bellissime animazioni.
La fluidità dei movimenti, infatti, è riscontrabile sia nelle fasi a scorrimento che nei combattimenti con i Bio Beast, che stupiscono il giocatore con animazioni impeccabili applicate a personaggi di ragguardevoli dimensioni. Gli sviluppatori hanno ottenuto questo risultato tramite un’implementazione raffinatissima della tecnica modulare. I personaggi, infatti, sono suddivisi in un nutrito numero di sprite che ne costituiscono le varie parti anatomiche e creano il movimento complessivo tramite la sincronizzazione di quello delle singole parti. Le animazioni modulari sono realizzate in modo così accurato che, grazie al gran numero di sprite, alle efficaci articolazioni e all’impeccabile sincronizzazione, danno un’ottima impressione di unità e una complessità di movimento che raramente si riscontra su un titolo per Mega Drive.
La tecnica suddetta è, in parte, applicata anche nelle fasi hack ‘n’ slash che, comunque, beneficiano di una dotazione abbastanza generosa di fotogrammi per l’ottimo sprite del protagonista, per il già descritto mini-boss del 2° stage e per altri elementi grafici di piccole dimensioni.

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La parte audio del gioco, invece, è assai meno memorabile con musiche molto povere nella parte in sintesi e non abbastanza incisive nell’invadente base ritmica campionata. In generale la colonna sonora è assolutamente anonima con l’eccezione positiva di un paio di brani decenti (tra cui quello del primo stage) e quella negativa della fastidiosa musica dei titoli. Gli effetti sonori, invece, sono complessivamente adeguati con accettabili FX in sintesi ed efficaci samples di clangori metallici negli scontri con i Bio Beasts.

La notevole tecnica grafica di Mazin Saga non è, però, sufficiente per far considerare il titolo Sega un capolavoro.
Si tratta, senza dubbio, di un gioco molto ambizioso (forse troppo…) che, tuttavia, non riesce a sviluppare pienamente una struttura di gioco troppo ibrida per risiedere agevolmente in una cartuccia da 8 Mbit (1 MB). L’inserimento di due modalità di gioco differenti costringe, infatti, ad inevitabili compromessi che si ripercuotono su varietà e lunghezza del titolo.
Avrebbero giovato a Mazin Saga più elementi di varietà nelle fasi hack ‘n’ slash (un maggior numero di nemici, più interattività con i fondali, variazioni di scorrimento in diagonale o verticale, armi da raccogliere, mezzi da utilizzare…), una rosa più nutrita di Bio Beasts da affrontare (magari con la possibilità da scegliere tra Story Mode e Battle Mode) e, naturalmente, la possibilità di giocare in due (ad esempio nel suddetto, ipotetico, Battle Mode…).
Per implementare un titolo con le caratteristiche descritte, sarebbe stato necessario eliminare, eventualmente, la fase hack ‘n’ slash e utilizzare una cartuccia da almeno 16 o 24 Mbit. Così com’è stato concepito, Mazin Saga presta il fianco a diversi compromessi che ne limitano la longevità.

COMMENTO FINALE


Mazin Saga è un ottimo action game che, finché dura, garantisce un buon divertimento e una notevole sfida già al livello standard, con gli ostici Bio Beasts che daranno vita ad epiche battaglie all’ultimo colpo di spada, in ossequio alle mitiche serie animate nagaiane.

Alessio "AlextheLioNet" Bianchi





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