In una lontanissima epoca futura infuria la guerra tra la flotta spaziale messa in campo dalla Terra per la propria difesa e le truppe dell’Impero Barrax.
Due comandanti della flotta, Lori Bergins e Barry Mayers, vengono rapiti e presi in ostaggio da un incrociatore Barrax che si rifugia nel presidiatissimo pianeta Terrainia.
La vostra missione consiste nel penetrare nelle viscere del pianeta e salvare i comandanti debellando le difese dell’Impero.
Nonostante le evidenti differenze nella struttura e nel gameplay, il titolo della Innerprise è generalmente considerato il seguito ideale di un altro popolare sparatutto per Amiga: Hybris (1987/88) della Discovery. In realtà, i punti in comune tra i due giochi si limitano all’ambientazione spaziale e agli sviluppatori, in precedenza membri della Discovery stessa. La struttura dello shoot ‘em up Innerprise, infatti, è simile, tolta l’ambientazione spaziale, a quella del coin-op Twin Cobra: 4 tipologie di fuoco potenziabili e selezionabili tramite “bonus switch”, smart bombs, mini-scrolling laterale interattivo e difficoltà particolarmente elevata.
Una peculiarità di Battle Squadron è la stratificazione dei playfields: si inizia, infatti, a combattere sulla superficie del pianeta Terrainia per poi proseguire negli stages underground. Questo percorso non è, però, lineare poiché il giocatore può accedere alle sezioni sotterranee attraverso diversi portali sparsi sulla superficie del pianeta che introducono a stages diversi.
Battle Squadron è convertito nel 1990 su licenza Sega per Mega Drive / Genesis dalla stessa Innerprise e pubblicato sotto etichetta Electronic Arts.
Il porting beneficia della distanza di un anno dal titolo originale che consente agli sviluppatori, tra cui spiccano Martin Pedersen e Torben Larsen, rispettivamente coder e grafico/game designer della versione Amiga, di limarne alcuni punti deboli della grafica e del sistema di comando.
Questa versione di Battle Squadron è dotata di: area di gioco a tutto schermo, rapidità dello scrolling incrementata, scorrimento impreziosito dalla parallasse negli stage sotterranei e, infine, migliorata fluidità dei movimenti degli sprite nemici.
Ulteriore punto a favore della versione su console di BS è la possibilità di utilizzare la smart bomb (il “Nova Missile”) con un pulsante dedicato del gamepad, senza dover utilizzare quello di sparo con il contorsionistico metodo della “rotazione antioraria” che affligge la versione Amiga, dove, per avere un pulsante extra, è necessario utilizzare il mouse al posto del joystick.
Sul fronte audiovisivo, le differenze tra le specifiche tecniche dei due sistemi si manifestano nei colori che, sul 16 bit Sega, risentono di una selezione meno incisiva e sono ridotti di numero rispetto alla controparte per home computer. Gli stage in superficie, infatti, utilizzano circa 32 tonalità a fronte delle oltre 60 totalizzate dalla versione Amiga. Rispetto al titolo originale, dunque, la grafica di sprite e fondali è generalmente meno colorata e particolareggiata, con le differenze a favore del 16 bit Commodore che, però, tendono ad attenuarsi nei livelli sotterranei, mediamente più ricchi di sfumature (da 36 ad oltre 40) e dettaglio rispetto agli altri.
Il sonoro, com’era prevedibile, è nettamente inferiore e, risentendo di un hardware acusticamente meno dotato e della sua mancata valorizzazione, non può considerarsi sufficiente. Se le musiche, complice una sintesi poco raffinata che non fa onore alla prestigiosa firma di Rob Hubbard, sono, appunto, una pallidissima ombra dei brillanti brani originali, gli FX, pur assai più deboli di quelli della controparte Amiga, hanno una resa relativamente dignitosa e, tutto sommato, non inferiore alla media.
Nel complesso, la versione Mega Drive / Genesis di Battle Squadron è sicuramente un buon shoot ‘em up grazie, soprattutto, al solido motore grafico che garantisce azione veloce e frenetica, numerosissimi sprite su schermo e perfetta fluidità, senza rallentamenti e flickerii degni di nota.
I punti deboli del titolo Innerprise sono, dunque, da rilevarsi nella selezione dei colori non sempre ottimale (sia dal punto di vista estetico che per la migliore distinguibilità di proiettili e nemici), nel sonoro sostanzialmente mediocre e nella difficoltà eccessivamente elevata.
Per fortuna le opzioni, molto simili a quelle della versione Amiga, consentono di ridurre numero e velocità dei proiettili nemici e, soprattutto, di affrontare l’impero Barrax con un amico. La modalità a due giocatori, infatti, assicura parecchio divertimento, mitiga la difficoltà e incrementa la durata nel tempo di un titolo che, altrimenti, risentirebbe maggiormente di una lunghezza nella media e di una varietà tendenzialmente inferiore ad altri titoli “single player only” del genere disponibili per il 16 bit Sega.
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