Body Island è sotto attacco: dal sottosuolo emerge il demone Max D. Cap (con un nome così terribile di sicuro non faticherà a incutere timore nel cuore di tutti), il quale frantuma l’isola in sette parti, ognuna sospettosamente simile a un organo del corpo umano, e le riempie di mostri ed esseri al suo servizio. Uno scienziato (pazzo, ovviamente) non ci sta e manda ad affrontare il demone la sua migliore creazione: Chuck, la mummia senza testa! Come avrete potuto intuire dall’assurda storiella, il gioco è basato sui canoni dell’horror demenziale, un po’ come Splatterhouse: Wanpaku Graffiti; il nostro bizzarro eroe può eliminare le varie creature che gli si parano davanti saltando loro sopra (e conficcandoli così nel terreno! Credo sia l’unico gioco in cui si possa fare…) oppure colpendole con la “faccia” che si ritrova sul petto e che può estendersi per qualche tratto in fronte a lui, a quanto pare grazie ai suoi intestini… Blargh!
Per essere una mummia, Chuck è decisamente agile ed è anche in possesso dell’insolita capacità di “planare” a mezz’aria soltanto agitando i piedi, sicuramente un residuato di MAGICAL HAT e del cappello volante del protagonista. La sua abilità principale però è quella di poter raccogliere un teschio vivente e piazzarselo sul collo al posto della testa che non ha: a quel punto il teschio potrà essere scagliato contro i nemici che moriranno al solo contatto con esso, mentre il cranio saprà sempre tornare al suo posto come un boomerang. Attenzione, però: nel caso fossimo colpiti, perderemo sia energia sia il teschio, per cui dovremmo affrettarci a cercarne un altro. Tutti i livelli sono disseminati di orride statuette, da frantumare allegramente per ottenere i teschi o le pozioni a volte nascoste al loro interno, pozioni che poi potranno essere usate richiamando un sotto-menu, dove il professore e il tipico assistente gobbo ci istruiranno sulle loro funzioni. Le statuette possono celare anche ricariche energetiche, nemici o delle monete d’oro, le quali serviranno per il bonus stage al termine di ogni zona, dove potremo sperare in una botta di fortuna per vincere altre pozioni o, cosa più importante, vite extra.
Se a leggere questa recensione vi è parso che DA sia un titolo banale, facile e allungato in modo artificiale… beh, è in parte vero, però è anche vero che l’assoluta demenza dell’idea di base, combinata con la rapidità e immediatezza dell’esperienza di gioco, lo rendono piuttosto divertente, senza grosse pretese che non siano quelle di tenere impegnato il giocatore per un po’ mentre ghigna nel vedere l’ennesimo nemico piantato nel terreno dal peso di Chuck.
Altre immagini: