Omini buffi che se le danno di santa ragione: ecco l’essenza di Pro Wrestling per Sega Master System. In questo titolo dell’86 infatti a darsi battaglia sul ring troviamo quattro coppie di personaggi super-deformed, in altre parole otto simpatici capoccioni con la testa grande quanto il resto del corpo. L’approccio scanzonato alla materia non deve però far pensare che qui il wrestling sia in qualche modo deriso, sminuito o preso semplicemente a pretesto per quattro facili risate: al contrario, sotto la scorza cartoon traspare la sorprendente competenza con cui i programmatori hanno reso omaggio al mondo del catch anni ’80.
IL GIOCO
Sega sceglie la via del tag team: l’unica modalità disponibile è quella del combattimento di coppia. Esistono quattro tag team, due composti da buoni (i cosiddetti face) e due da cattivi (gli heel). Già in questa suddivisione si nota un primo segno della competenza cui accennavo, tanto più che la distinzione non è fine a se stessa ma influenza il gameplay. Scegliendo infatti un team di buoni, si affrontano a turno le due coppie di cattivi, mentre impersonando questi ultimi si dà battaglia alle due coppie di buoni. Solo gli heel, inoltre, in spregio alle regole, possono colpire l’avversario con la sedia che si trova immancabilmente fuori dal ring in ogni incontro, anche se i face compensano questo svantaggio potendo eseguire spettacolari mosse aeree dal paletto (solo quello in alto a destra).
Quanto al resto, le modalità di controllo sono le stesse e prevedono l’utilizzo di un tasto per il pugno e uno per il calcio, mentre la pressione simultanea di entrambi permette di eseguire un body attack: in sostanza il personaggio si mette a correre in avanti come un forsennato, con l’effetto di stordire l’avversario nel caso riesca a finirgli addosso. Un determinato numero di colpi (ad esempio tre pugni, due calci, o varie altre combinazioni) consente di stendere temporaneamente l’avversario, aprendo così tre possibilità: eseguire la mossa tipica del proprio wrestler (tasto 1 premuto per un paio di secondi e poi rilasciato), schienare l’avversario per il conto di tre (tasto 2) o lanciarlo verso le corde (tasto 1). In quest’ultimo caso, il nemico tornerà indietro “di rimbalzo” e a seconda del tasto premuto sarà possibile eseguire uno dei due colpi personali previsti per ogni singolo lottatore in questa situazione. Il tasto 2 è inoltre usato anche per salire sul paletto, dare il cambio (touch) al compagno e scendere dal ring, dove come detto è riposta una sedia: passandoci sopra la si può impugnare per sferrare due colpi all’avversario (wrestler heel) oppure semplicemente farla sparire impedendo così al nemico di farla propria (wrestler face).
Con due soli tasti a disposizione e rinunciando al button-mashing tipico di tanti titoli di questo genere, Sega ha creato un sistema di controllo immediato eppure ragionato e vario, grazie al quale è possibile mettere a segno un gran numero di mosse: piledriver, suplex, lariat, brain buster e tante altre … e se per voi questo è arabo, nessun problema: per ogni attacco portato a segno, dal più semplice pugno alle mosse aeree, in basso a destra sullo schermo compare proprio il nome del colpo eseguito, ennesimo tocco di classe in un gioco pieno di sorprese.
Per il resto, tutto rispecchia i canoni classici del genere: una barra per l’energia dei personaggi, la possibilità di vincere o perdere anche per count out (ossia non riuscire a risalire sul ring dopo esserne rimasti fuori fino al conto di 20) e la presenza di un tempo limite, in questo caso tre minuti, entro il quale il match dovrà terminare pena una sostanziale sconfitta per il giocatore.
I PERSONAGGI
I cattivi
Mad Soldiers: impossibile non scorgere dietro i loro faccioni pittati le fattezze dei Legion of Doom (aka Road Warriors), il più grande tag team della storia del wrestling. Sprovvisti di prese, prediligono i colpi d’impatto come l’elbow drop (gomitata volante sull’avversario al tappeto).
Great Maskmen: classici lottatori mascherati, hanno nel proprio bagaglio tecnico sia prese che colpi diretti. Strepitosi i loro attacchi volanti all’avversario lanciato alle corde.
I buoni
Crush Brothers: prototipo dei wrestler americani anni ’80 tutti muscoli, capelli biondi e torta di mele (intesa come attitudine face). Da notare che Younger Crusher sa eseguire l’unica presa del gioco che si traduce anche in uno schienamento: la german suplex hold.
Orient Express: omonimi di uno storico tag team di cattivi, questa versione face della coppia orientale mischia un po’ le caratteristiche fisiche degli originali, in cui Akio Sato, componente barbuto, portava i capelli più corti. Qui invece il personaggio più irsuto, Giant Bull, sfoggia una bella zazzera ed è anche il mio preferito di tutto il gioco per diversi motivi: le animazioni delle sue mosse sono fra le più spassose, dispone di un attacco per schienare “al volo” il nemico lanciato alle corde, e può contare sull’unica presa di sottomissione del gioco, la boston crab, con cui può fare letteralmente cedere l’avversario.
Gli arbitri: ce ne sono quattro, differenti per divisa e fattezze fisiche. Si limitano a trotterellare a destra e a sinistra nella parte alta del ring, salvo comparire istantaneamente in zona più centrale quando sono chiamati al conteggio di uno schienamento.
LE CARATTERISTICHE
Dal punto di vista grafico non si può dire che l’8 bit Sega sia stato spremuto al massimo, ma tutto sommato non ci si può lamentare: i lottatori sono disegnati con stile e nessuno di loro risulta anonimo, i frame di animazione sono pochi ma questo a suo modo contribuisceall’aspetto pupazzettistico dell’insieme, tanto più che le diverse pose dei personaggi sono davvero divertenti (impagabili la neckbreaker e la boston crab di Giant Bull). Il pubblico poi è rappresentato con lo stratagemma tipico di tanti titoli sportivi della generazione 8 bit: un mucchio di testoline stilizzate che a turno cambiano leggermente di posizione, dando una vaga impressione di vitalità, tutto sommato efficace anche se un pizzico più di brio sarebbe stato apprezzabile.
Il sonoro non è il fiore all’occhiello del gioco: le due entry music dei tag team risultano tutto sommato dimenticabili, soprattutto quella dei cattivi, trascurabili anche gli effetti sonori (agghiacciante la voce digitalizzata dell’arbitro per il one-two-three), mentre la musichetta di accompagnamento al match si fa senz’altro apprezzare e dà una certa carica, come si addice ad un titolo sportivo.
La giocabilità è il vero punto di forza di Pro Wrestling: il meccanismo di controllo è immediatamente accessibile pur consentendo una grande varietà di azioni e la risposta ai comandi è semplicemente perfetta. Per trovare un punto debole bisogna rivolgersi alla longevità, pregiudicata da una certa monotonia di fondo. Ogni partita, infatti, consiste nell’affrontare 10 volte un tag team per vincere il primo trofeo, la Mexican League, per poi passare ad altri 10 match contro un diverso tag team nella Pacific League ed infine sfidare di nuovo 10 volte la prima coppia per il trionfo completo, corrispondente alla World League. Trenta incontri in totale dunque, ma fronteggiando soltanto due dei quattro tag team a disposizione, con l’ovvia esclusione del proprio ma anche di quello di attitudine face/heel uguale alla nostra. Una partita completa risulta quindi abbastanza lunga, al punto da frustrare la varietà di un gioco comunque abbastanza ricco di trovate. A questo si aggiunge un livello di difficoltà livellato verso il basso ed anche se al progredire dei match gli avversari incrementano velocità e resistenza, al giocatore medio basteranno poche partite per portare a termine il gioco senza troppa fatica.
A compensare parzialmente questo difetto troviamo la modalità multiplayer, capace di regalare divertimento anche per lunghe sessioni di gioco. È innegabile però che obbligare anche in quest’ultimo caso i due giocatori umani a scegliere rigorosamente un team di buoni e uno di cattivi sia una limitazione davvero inutile.
CURIOSITÀ:
- per il solo mercato giapponese, su Sega Master System vide la luce anche Gokuaku Doumei Dump Matsumoto, versione speculare di Pro Wrestling con identico stile grafico e medesimo gameplay ma dedicata al catch femminile e intitolata appunto a Dump Matsumoto, corpulenta e cattivissima lottatrice nipponica dell’epoca.
Pro Wrestling - Master System
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- Pubblicato: 21-12-2011, 20:25
- 7 commenti
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Pro Wrestling
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Grazie di avermelo suggerito lo proverò immediatamente complimenti per la recensione
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Che simpatico questo titolo Master System...ricordo che da piccolo giocavo sempre insieme ai miei fratelli ad un Wrestling su NES (se non erro), quanto ci divertivamo...mi hai fatto tornare dei bellissimi ricordi!!! *_*
P.S. la rece non compare nello slide a rotazione della homepage...come mai? O_O
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uhm...io ho comprato e giocato un omonimo del NES, sempre dell'86, ma mi sa che si tratta di due giochi diversi, che coincidenza però..
Mi riferisco a questo:
NES Pro Wrestling - YouTube
davvero molto carino, questo per Master System vedrò di provarlo invece su emulatore non avendo la console.
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Grazie dei complimenti Robbey! Sì il Pro Wrestling per Nes se non ricordo male è una conversione da coin op, io quello non l'ho mai provato ma dal video sembra carino: un ometto verde con la faccia da piranha che sgranocchia la testa dell'avversario?! Queste cose mi piacciono un sacco nei giochi di wrestling...
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Bella recensione, un titolo che prima o poi devo provare!
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