Il titolo nasce in realtà come seguito più o meno ufficiale dello sfortunatissimo “Cyberbots”. Picchiaduro ad incontri con grafica 2D derivato a sua volta dal beat’em up a scorrimento "Armored Warriors".
Il deciso cambio di rotta rispetto al predecessore, apparso quanto meno doveroso alla luce dello scarso successo riscosso da quest’ultimo, ha finito col riguardare non soltanto il gameplay, inevitabilmente stravolto dal passaggio alle tre dimensioni, ma soprattutto il mecha-design. Abbandonato l'anonimo stile militaresco che aveva contraddistinto i precedenti titoli, lo sviluppo di questo aspetto è stato affidato ai ragazzi dello storico "Studio Nue", ideatori tra l’altro della famosissima serie "Macross". Il risultato di una simile scelta si dimostra fin da subito vincente. I vari personaggi infatti, oltre ad evidenziare un carisma decisamente superiore, ricordano ciascuno una differente tipologia di “robottone” di matrice nipponica: dal fantasioso protagonista in stile "Mazinga", al ben più realistico mech alla Gundam, passando attraverso i vari Jetta Robot, Ultraman, Patlabor e via dicendo. Ogni appassionato potrà quindi scegliere il mezzo meccanico che preferisce, dimostrando una volta per tutte la superiorità del proprio beniamino. Partendo da simili premesse non poteva logicamente mancare una presentazione in puro stile cartone animato. La quale ci catapulterà all’interno del gioco grazie alla consueta sigla a tema. Bisogna purtroppo notare che nelle versioni occidentali l’originale grido finale KIKAIOOHHHH!!, presente nell’edizione giapponese, è stato sostituito con un ben più scialbo "Tech Romancer", andando in parte a rovinare l’impatto complessivo dell’intro.
Anche sul fronte del gameplay le innovazioni non mancano di certo; a partire dall’inserimento di un apposito indicatore atto a mostrare il livello dell’armatura di ciascun robot. Una volta che questo si sarà esaurito, a seguito dei colpi sia parati che ricevuti, un’esplosone annuncerà l’avvenuto danneggiamento del nostro mezzo, che da quel momento non solo diverrà più vulnerabile agli attacchi avversari, ma andrà anche a mostrare buona parte della sua componentistica interna, tramite un cambiamento delle textures che lo ricoprono. Il passaggio alla terza dimensione porta inoltre con se alcuni cambiamenti che vanno ben oltre il semplice impatto estetico, consentendoci tra l’altro di muovere il nostro personaggio anche lungo l’asse di profondità e di poter effettuare delle rapide schivate laterali. Pertanto l’esecuzione del salto e della parata sono ora relegati a due appositi pulsanti; caso più unico che raro in beat'em up della Capcom. Infine, distruggendo determinati elementi che compongono lo scenario, potrà capitare di venire in possesso di alcuni utilissimi potenziamenti, come ricariche per scudi ed energia o armi supplementari di vario genere, che saremo in grado di scorrere ed utilizzare tramite i tasti dorsali del nostro pad.
Tutte queste aggiunte riescono a mantenere il livello dei combattimenti su dei livelli abbastanza elevati, sopperendo con un’elevata dose di strategia allo scarso tecnicismo offerto. Difetto da imputare alla discutibile scelta di adibire due soli pulsanti all’esecuzione degli attacchi, e di semplificare all’inverosimile tutte le mosse speciali, eseguibili tramite combinazioni veramente elementari.
Quest'ultime ricalcheranno ovviamente tutti gli stereotipi del genere, dai raggi laser ai missili di varie forme e dimensioni, compresi i mitici "pugni atomici rotanti" del "Nagaiano" G.Kaiser, in grado di generare estatiche reminescenze in tutti i fan del Grande Mazinga. Menzione a parte meritano invece le mosse finali, vere e proprie fatality che aggiungono ai combattimenti quel pathos e quella spettacolarità tipici di un cartone animato.
Se fin qui tutto sembra girare per il meglio, le prime pecche del picchiaduro Capcom vengono alla luce non appena andiamo ad analizzarne il comparto grafico. Questa conversione per Dreamcast fa infatti ben poco per migliorare l’originale da sala sviluppato su scheda Zn-2 (hardware di derivazione Playstation), limitandosi ad un ritocco delle textures che rivestono i vari robot. In alcuni casi appare perciò evidente la stonatura fra quest’ultimi, comunque piacevoli da vedere, e gli spogli scenari, sicuramente carenti sia sotto il profilo della qualità che della varietà . Decisamente migliore si dimostra il comparto audio, grazie ad un set di effetti sonori ben realizzati, delle musiche perfettamente in tema con l’ambientazione ed un parlato cristallino tipico delle produzioni Capcom di questo genere.
All’inizio dell’articolo si accennava allo story mode. Modalità che oltre a fungere da collante fra i vari combattimenti, prevede anche una particolare struttura a bivi con tanto di finali alternativi. La necessità di dover soddisfare numerosi requisiti per potersi gustare tutti differenti intrecci narrativi, contribuisce non poco ad aumentare la longevità della modalità single player, da sempre punto debole di questo genere di produzioni. Segnaliamo infine la presenza di ben tre minigiochi per la VMU, attraverso i quali saremo in grado di accumulare i crediti necessari per sbloccare i vari extra del gioco. Fra questi fa la sua comparsa anche quel “Blodia” protagonista del già citato Cyberbots, il cui pilota Jin Saotome è anche apparso in Marvel Vs Capcom 2.
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