Fu proprio sfruttando questo momento di estrema debolezza del suo storico rivale che la Capcom riuscì a mettere a segno quello che all’epoca poteva essere definito senza esagerazioni di sorta un vero e proprio colpaccio: ovvero l’acquisizione dei diritti per realizzare un nuovo picchiaduro che mettesse a confronto i più popolari personaggi delle due case di produzione. Fu così che nei primi mesi del 2000 vide la luce il primissimo Capcom Vs Snk.
Sebbene tale esperimento venne accolto con discreto interesse, le critiche al gioco non tardarono comunque ad arrivare. Fra le cose che maggiormente gli venivano contestate c’erano sicuramente lo scarso numero di personaggi selezionabili, ma soprattutto il contorto sistema definito di “Ratio”. Tale impostazione attribuiva ad ogni personaggio un punteggio da 1 a 4 in base alla forza dello stesso e dava poi al giocatore solo 4 punti da poter “spendere” per poter formare il proprio team; riducendo così drasticamente le possibili combinazioni di combattenti. Fu così che a distanza di poco più di un anno la Capcom decise di battere il ferro ancora caldo lanciando sul mercato questo CVS2. Episodio che riusciva egregiamente ad eliminare tutti i maggiori difetti del suo predecessore.
La prima cosa che balza agli occhi è sicuramente l’incredibile numero di personaggi, schizzato per l’occasione a ben 48 elementi divisi equamente fra le due “fazioni” (se si contano anche i due boss da sbloccare). Inoltre il famigerato sistema di “Ratio” è stato opportunamente modificato, dando al giocatore la possibilità di decidere quanti punti attribuire a ciascun lottatore selezionato. Punteggio che andrà ovviamente ad incidere sulle prestazioni dello stesso. Questo sistema viene ulteriormente scavalcato nella versione casalinga dall’aggiunta della classica modalità singolo e di un semplice 3 contro 3 in puro stile King of Fighters. Dal punto di vista della giocabilità è palese l’egregio lavoro svolto dai programmatori della Capcom per cercare di amalgamare così tanti personaggi provenienti da serie così differenti. Nel tentativo di accontentare un po’ tutti all’inizio di ogni partita ci verrà chiesto di scegliere uno fra sei differenti stili di combattimento denominati “Groove”, ognuno dei quali ricalca le meccaniche di un diverso gioco della Capcom o della SNK. In base al tipo di groove che sceglieremo non solo cambierà il modo di incamerare le immancabili “super”, ma anche la possibilità per i nostri personaggi di effettuare schivate, parate aeree o simili.
Nonostante la presenza del “VS” all’interno del titolo la frattura con i precedenti capitoli dedicati ai crossover con la Marvel appare del tutto evidente. Differenze che si esprimono non solo nell’impossibilità di “switchare” i personaggi a combattimento iniziato, ma anche nell’abbandono quasi totale di quel sistema di combattimento, basato su lunghissime combo aeree e frenetiche ammucchiate di sprites, che aveva contraddistinto i precedenti titoli dedicati ai supereroi stelle e strisce.
Dal punto di vista tecnico il discorso si fa un po’ più complicato. Per quanto riguarda il comparto audio occorre sicuramente fare un distinguo fra le musiche funzionali ma decisamente poco incisive e gli effetti sonori, che invece si attestano su un livello di assoluta eccellenza. Ogni personaggio accompagnerà infatti l’esecuzione delle proprie mosse speciali con un parlato cristallino, che aiuterà non poco ad aumentare il senso di coinvolgimento nel giocatore. Ma la vera chicca risiede nella splendida voce che interverrà a commentare le scelte nei vari menù e i risultati alla fine di ogni incontro, con delle frasi, forse un po’ banali, ma comunque decisamente ad effetto.
Ancora più complicata risulta invece l’analisi della grafica: Se da un lato non si può fare a meno di apprezzare gli splendidi fondali animati, impreziositi da un uso discreto ed intelligente della grafica poligonale, un discorso totalmente diverso va invece fatto per gli sprites. Se da un lato tutti i personaggi della SNK, ovviamente ridisegnati per l’occasione, appaiono ottimamente definiti ed animati, buona parte del cast Capcom risulta incomprensibilmente riciclato dai vecchi titoli, andando così a creare un effetto decisamente poco gradevole quando modelli vecchi e nuovi vengono inevitabilmente a confronto. Leggendario per la sua bruttezza è diventato in tal senso lo sprite di Morrigan, preso pari pari dal vetusto Darkstalkers. Eccellenti risultano invece tutti gli effetti che accompagnano l’esecuzione delle varie mosse speciali, grazie all’utilizzo di un bellissimo effetto trasparenza.
Entrando nello specifico della versione per Dreamcast non possiamo fare altro che rimarcare per l’ennesima volta la superiorità dell’ultima console di casa Sega per quanto concerne la grafica bidimensionale. Questa versione risulta superiore sotto tutti i punti di vista (ma soprattutto per la brillantezza dei colori) a quelle uscite successivamente sulle altre console, PS2 su tutte; meritando a pieno titolo l’appellativo di “arcade perfect”.
Per quanto concerne gli extra accogliamo con piacere l’originale “color edit mode”, che ci consentirà di modificare a nostro piacimento la colorazione di qualsivoglia personaggio, e del “groove edit mode” che invece ci permetterà di creare un nostro personale stile di combattimento. Volendo concludere con qualche nota negativa possiamo solo far notare la disponibilità del gioco nella sola versione giapponese, con relativa perdita dei dialoghi (pecca dovuta esclusivamente alla prematura dipartita del gioiellino Sega), e della totale incompatibilità dell’ingombrante pad originale con questo genere di giochi, difetto che può comunque essere aggirato utilizzando un qualsiasi arcade stick compatibile.
Altre immagini: