Il Dr Gordon Freeman ha l’aspetto del classico scienziato: occhialini, barbetta, pallido con aria da secchione. La sua carriera raggiunge l’apice quando viene assunto alla prestigiosa Black Mesa Research Facility, un complesso di ricerca top secret simile all’area51. Il suo apice di sfiga, invece, lo raggiunge quando durante un esperimento, al quale partecipa, qualcosa va storto ed un’esplosione apre uno squarcio temporale con un’altra dimensione/pianeta abitata da esseri tutt’altro che pacifici che invadono, con conseguenze nefaste, tutto il complesso di Black Mesa. Giusto per non farsi mancare nulla, il governo (Americano?) invia un esercito speciale a fare piazza pulita dei sopravvissuti in modo da insabbiare il fatto. Sopravvissuto per miracolo, il nostro silente Gordon, non se ne starà con le mani in mano. Piede di porco alla mano, abbandonerà la sua aria da soggettone che non ti faceva copiare i compiti di matematica e si lancerà come improbabile, per l’epoca, protagonista di uno dei FPS più importanti della storia dei videogiochi.
Quando nel lontano 1998, una semisconosciuta Valve pubblicò Half Life diede una bella sferzata di novità al genere degli FPS facendo da spartiacque tra il vecchio e quello che venne dopo.
Perché quello che rese celebre Half Life non solo fu il suo impatto tecnico, notevole per l’epoca, ma tutta una serie di scelte concettuali da parte dei programmatori che si rivelarono azzeccate ed originali.
Forse ai più giovani potrà sembrare tutto molto scontato, ma a fine anni 90 era tutto praticamente nuovo e accattivante.
La struttura principale seguiva gli stilemi dei FPS più blasonati, quindi gioco diviso in missioni in cui selezionavi una delle molteplici armi e sparavi ai cattivi. Le classiche meccaniche da FPS, però, che facevano da sfondo al gameplay di Half Life non sarebbero state “rivoluzionarie” rispetto agli altri FPS se Valve non avesse curato l’IA di tutti i nemici e NPC. Per la prima volta si poteva parlare veramente di intelligenza dove i vari nemici, ma anche i comprimari, reagivano al giocatore con sorprendente coerenza. I nemici li vedevi che si nascondevano, cercavano riparo, sembravano quasi capaci di analizzare la situazione. Mentre i comprimari, dai vari scienziati superstiti e qualche ufficiale della sicurezza, ci accompagnavano durante l’avventura senza sembrare mai fuori luogo.
Vero che giocare Half Life adesso potrà sembrare tutto molto vecchio, e forse l’entusiasmo con la quale qualcuno potrà raccontarvi di questa pietra miliare potrà sembrare esagerato, ma provate per una volta con la mente a tornare indietro nel tempo a fine 1998 e vi rederete conto che nulla di simile nel genere aveva mai girato su PC e console.
Gordon Freeman non era il solito e muscoloso soldato/marines che sparava a tutto quello che si muoveva mentre se la rideva di gusto, ma un normale scienziato, dall’aspetto tutt’altro che figo, che si ritrovava in una situazione drammaticamente verosimile e misteriosa dove l’unica via di uscita era combattere per sopravvivere. Inoltre per la prima volta in un FPS si assisteva ad una trama complessa e ben raccontata senza l’ausilio delle cut-scene. Non c’era Hollywood in Half Life. La progressione narrativa era tutta in tempo reale, evolvendo in modo coinvolgente, facendo sentire il giocatore parte della storia. Il coinvolgimento era reso ancora più accentuato dal fatto che Freeman non proferiva parola per l’intera avventura, perché NOI eravamo Freeman. Le nostre emozioni erano le sue. La paura, l’eccitamento, lo stupore, l’angoscia, il panico le condividevamo con colui che era a tutti gli effetti il Link tra noi e il videogioco, proprio come il piccolo folletto verde di Nintendo che nel 1998 faceva incetta di premi insieme alla fatica di Valve. Un caso?
Giocare al titolo Valve in quel periodo era una delle migliori esperienze videoludiche che avreste potuto fare, giocarlo adesso è come fare una lezione di storia degli FPS. Vi accorgerete che il tutto si potrebbe dividere tra l’era pre Half Life e dopo Half Life. Perché nei primi anni 90 ci furono Doom, Quake, l’iconico Duke Nukem 3D, grandi giochi nei quali i mondi erano costruiti intorno ai nostri eroi per dare un pretesto per sparare a tutto ciò che si muoveva contro di noi. Con Half Life tutto cambiò. Half Life era un po’ FPS, un po’ survival horror, un po’ avventura, un po’ puzzle. Era complotti, cospirazioni, tradimenti. Fin dai primi istanti Black Mesa dava veramente l’impressione di esistere a prescindere dal giocatore, da Gordon Freeman: l’uomo giusto al momento sbagliato.
Lo strano caso della versione Dreamcast
Oltre alle versioni Windows, MacOs e Linux, Half Life godette anche di una conversione per la PS2. Ma ben prima di arrivare sul monolite nero Sony, L’FPS Valve avrebbe dovuto arricchire la ludoteca della mai troppo lodata Dreamcast. Sviluppato da Gearbox, la conversione ebbe una campagna pubblicitaria addirittura ben più massiccia di molti titoli SEGA: spot tv, totem promozionali, demo giocabili, addirittura era stata distribuita la guida strategica ufficiale. Per la versione DC Valve promise un ulteriore miglioramento della componente grafica, specialmente per i vari personaggi. Inoltre era prevista un’avventura supplementare e parallela a quella principale, chiamata Blue Shift nella quale seguiremo le gesta dell’agente alla sicurezza, il tenente Barney Calhoun. Ma nel 2001, come accadde per moltissimi titoli in programma per DC, Half Life venne cancellato tra la delusione di moltissimi fan. Blue Shift divenne un’espansione stand alone per PC (insieme ad un pacchetto che portava in alta definizione tutti i modelli del gioco) e Half Life venne poi portato nella più famosa e prolifica PS2. Come accade spesso una versione DC quasi ultimata di Half Life gira per la rete. Anche se il gioco è completamente riproducibile sulle nostre amate consoline bianche, il framerate ballerino e molti glitch e bug ne alterano la giocabilità.
Half Life
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- Pubblicato: 26-11-2018, 20:47
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Half Life
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Ho giocato Half-Life solo nel tardo 2001, cioè quando la prima macchina Windows ha messo piede in casa Tirone (Only Amiga).
Sebbene in quel circuito fosse appena arrivato un gioco come Max Payne(amato alla follia), il titolo VALVE seppe comunque destare il suo totale fascino su di me. C'è da dire che avevo sotto le mani una macchina di tre anni avanzata rispetto al motore grafico e questo mi permise di spingere Half Life con settaggi al maximo godendo quindi di un ottima esperienza anche dal lato audiovisivo.
Mai provate in seguito le espansioni e mai visto su Play2, non oserei giocare tale titolo privo di MOUSE E TASTIERA.
Seminale!
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Io l'ho provai solo su PS2 ,penso sia uno dei primi giochi che comprai per questa console , ma non ne rimasi folgorato , troppo macchinoso il controllo e le dinamiche di gioco non mi invogliarono a perseverare nel gameplay,forse troppo attaccato ai semplici FPS spacconi e tritatutto come Doom , Quake e Duke Nukem …
Comunque sono d'accordo sulla recensione e molti miei amici ne parlavano bene ,specialmente chi l'aveva giocato su PC:ha rinnovato e svecchiato gli FPS dando più varietà di gioco e più iterazione con il mondo virtuale che circonda il gioco.
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Grande gioco il primo Half Life, mi pare di averlo giocato subito dopo Quake 2 all'epoca del mio primo PC, e chiaramente mi ero accorto della differenza tra i 2 giochi (capolavori entrambi, ovviamente) nonostante fossi un novellino degli FPS. Half Life mi conquisto in pratica sin dall'inizio, per la sua storia intrigante ed ovviamente anche per la sua giocabilità immediata, per il protagonista che da scienziato "ordinario" diventa protagonista di una avventura incredibile suo malgrado. Inoltre il valore di Half Life è anche quello di aver preparato il terreno per il suo sequel, l'ormai mitico Half Life 2!
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