The WitnessChi ha avuto modo di giocare a quella piccola perla che risponde al nome di Braid (se non lo avete fatto, leggete la mia recensione e andate a prenderlo camminando in ginocchio sui ceci, ardenti, e giocatelo tutto d’un fiato) conoscerà anche Jonathan Blow, brillante game design che con il summenzionato gioco, un riuscito misto tra platform e puzzle, ha dimostrato di avere talento da vendere e molte idee originali, nonché un stile tutto personale nell’ideare un gioco: prendere un genere di videogame integrandolo con dei cervellotici puzzle instillandogli una direzione artistica, lasciatemi il termine, emozionale, onirica, misteriosa.

Ecco, The Witness è un gioco misterioso. Dalla nostra visuale in prima persona ci troviamo a partire l’avventura da un corridoio buio e non vengono forniti indizi sul nostro personaggio né sulla situazione in cui ci troviamo coinvolti. Una volta aperto un portone, che fungerà da classico mini tutorial, ci troveremo davanti ai nostri occhi un’isola di una bellezza incredibile, avvolta da un silenzio quasi irreale, ma con dei segni di civiltà, villaggi, case e delle persone pietrificate per qualche oscuro motivo. E poi cavi. Cavi ovunque che corrono per centinaia di metri lungo l’isola ed in fondo ad essi sono collegati dei pannelli. Ogni pannello rappresenta uno schema da osservare, decodificare e risolvere. Ecco il fulcro di The Witness: risolvere le centinaia di pannelli sparsi per l’isola per avere la possibilità di visitare altri anfratti e capire cosa sia successo.

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Ma come si risolvono questi pannelli? Detto in modo elementare, si parte da un punto di partenza per raggiungere un punto di traguardo tracciando una linea: può facile a dirsi che a farsi perché i vari pannelli sono contornati con elementi grafici, tipo un punto o un asterisco o un quadrato, che dettano delle regole da rispettare, che però non sono scritte in maniera chiara da nessuna parte, ma che dobbiamo capire da soli usando la nostra materia grigia. Già riuscire a comprendere le basi di ogni enigma è solo il punto di partenza. Inoltre, progredendo da uno schermo all’altro, la situazione si complica dato che i vari elementi grafici, che già presi singolarmente rappresentano una bella sfida, si mischiano all’interno del medesimo schema, dando vita a situazioni sempre più complesse che solo con un buon intuito e tanta riflessione possono risolvere.

Lascia basiti pensare che da una semplice idea sia stato possibile creare una così grande quantità di rompicapo. La genialata è stata anche introdurre anche enigmi dove la medesima idea viene applicata all’ambiente che ci circonda: vagando nell’isola ci troveremo di fronte a schemi in cui la griglia non c’è nessun tipo di simbolo, ma bisogna aguzzare i sensi, esaminare l’ambiente circostante e cercare di capire quale sia la chiave interpretativa.

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Da ciò si evince che The Witness non è un videogame semplice e neanche per tutti e forse questo è il suo grande limite. Il livello di difficoltà è elevato, ma non ci sono trucchetti studiati per complicare ulteriormente una situazione già complicata. Ogni prova ha una soluzione logica che elimina quasi completamente il senso di frustrazione. Bisogna quindi giocare con la mente sgombra da ogni pregiudizio e con pazienza: l’immenso senso di soddisfazione che ci accompagnerà alla risoluzione di un enigma ci ripagherà dell’impegno profuso.


Un’isola da scoprire

Anche se il fulcro del gameplay di The Witness è il ragionamento e la soluzione di enigmi, bisogna fare un plauso agli sviluppatori per aver concepito uno stile visivo molto semplice e lineare caratterizzato da un eccellente uso del colore che mette in evidenza dei contrasti cromatici particolarmente di impatto. Chi vi scrive non è un amante della conta dei poligoni, risoluzioni, frame per secondo o altre cazzate del genere e quando si parla di grafica in un videogioco si lascia guidare delle emozioni che quest’ultima genera. The Witness graficamente emoziona, scalda il cuore, colpisce l’occhio, appaga il senso estetico. In poche parole: è straordinariamente bello e affascinante da vedere.

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Malgrado l’isola non sia particolarmente ampia, con il nostro alter ego saremo accompagnati dal susseguirsi di diversi ecosistemi: zone rocciose, una romantica spiaggia, alberi fioriti dai diversi colori sgargianti, zone brulle con qualche arbusto, piccoli boschi a molto altro. Delle volte sembra come se l’autunno e la primavera fossero un’unica cosa creando un contrasto di colori veramente di effetto. Vi giuro che i vostri occhi ringrazieranno. A contorno nessun accompagnamento musicale o altro, ma solo i suoni che potreste udire se foste veramente su un’isola deserta: i vostri passi sulle varie superfici, le onde del mare che si scagliano sulla costa e il vento che accarezza la vegetazione. Sublime!


The Witness - PS4 Trailer


COMMENTO FINALE


"Ragioniamoci un attimo: restare decine di minuti immobili a fissare un pannello può essere divertente?
Vagare senza un apparente motivo su di un’isola deserta avvolti da un silenzio irreale, osservando l’ambiente che ci circonda in cerca di indizi, può catturare la nostra attenzione?
Ragionare e ancora ragionare perdendosi tra simboli e colori può essere coinvolgente?
Ritornare a prendere carta e penna dove segnarsi gli indizi in modo da superare un enigma può essere un’azione stimolante? Se la vostra risposta è negativa allora dedicatevi ad altri videogame. Perchè questo è l'unico vero difetto di the Witness: essere un titolo per pochi, di nicchia. Se invece, come me, vi volete bene e state cercando sperimentazione in un titolo capace di mettere a dura prova più l’intelligenza che la prontezza di riflessi e amate i puzzle game, allora risposta a tutte le domande poste appena sopra sarà magicamente affermativa. E scusate se è poco. Accattatevillo!"