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ID: 259249Gli sviluppatori di questo titolo dichiarano la loro ispirazione e vicinanza agli sparatutto per Amiga e PC. Fin troppo umili. In realtà, Syder Arcade attinge a piene mani nel bagaglio storico dello shoot'em up di ogni epoca. La cosa forse più incredibile, però, è che è un gioco italiano.


Fade out, fade in

Sarebbe comodo e naturale introdurvi al titolo con un excursus dello sparatutto dai suoi albori agli esponenti contemporanei, ma lo Studio Evil, nostrano autore del gioco, vive l'opportunità di proporsi alla platea mondiale soprattutto grazie ai mezzi che il presente più prossimo ha fornito al medium videoludico: web avanzato e modelli di distribuzione digitale. Era agonizzante lo shoot'em up fino a pochi anni addietro, così malconcio che perfino discendenti di gloriose serie faticavano a guadagnarsi un angolino sugli scaffali nei negozi. Costava forse più distribuire e stampare copie che sviluppare il prodotto, portando il prezzo di vendita spesso troppo più in alto di quanto un normale giocatore sarebbe stato disposto ad esborsare. Ai programmatori, poi, rimanevano le briciole dato che un eventuale ricavo veniva cannibalizzato dal publisher. La situazione era paradossale: uno zoccolo duro di appassionati lamentava la cronica assenza di sparatutto, costretti a rifugiarsi sempre più nell'emulazione di vecchie glorie giocate e rigiocate, molti coder potevano ancora essere disponibili per la realizzazione di nuovi titoli ma non sussistevano le garanzie necessarie per traghettare questi ultimi nei negozi con profitto. La chiave di volta è stata nel tagliare le corde di tutta la zavorra possibile: publisher, distributori, costi di confezioni, dischi o cartucce, spese di trasporto e pubblicità. Il tutto è stato possibile grazie al digital delivery e network dedicati agli sviluppatori indipendenti, sistemi estremamente solidali che interfacciano con reciproco profitto chi batte il codice e chi lo esegue, programmatori e videogiocatori, con abbattimento dei costi, dei prezzi, dei tempi. E' questo il più grande dono della nuova generazione. Alle nuove condizioni, lo shoot'em up ha risposto con orgoglio.

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Un tour intergenerazionale

Il menu con il quale Syder Arcade ci accoglie dopo i 250 Mb di download è un classico: mentre in secondo piano si staglia lo spazio solcato da detriti e astronavi, sulla sinistra possiamo agire su una limitata quantità di opzioni che riguardano dettagli tecnici e il regolamento della difficoltà. La selezione della partita prevede la modalità “campaign” e quella “survival”. Il nome della seconda è già molto esplicativo e renderà felici gli amanti dello sfinimento, mentre la prima ci conduce ad un'ulteriore selezione che elenca i vari capitoli del gioco, cinque più un tutorial, che andranno preventivamente sbloccati. Una soluzione in linea con la produzione moderna che segna un distacco tanto con la generazione 8/16-bit che con la tradizione arcade, ma che torna molto utile per consentire ai designer di offrire stage molto intensi ed impegnativi concedendo poi al giocatore la possibilità di raccogliere le forze in tutta calma e sottoporsi al successivo trip distruttivo al momento propizio. Lo step successivo è quello della selezione della nave con la triplice offerta di modelli diversamente bilanciati, da quella agile ma non devastante al lumacone sputafuoco passando per il consueto intermedio.
L'inizio di gioco rivela immediatamente l'antenato più influente: Defender. L'astronave ai nostri comandi, infatti, può agire lungo un playfield a sviluppo orizzontale nel quale dirigersi liberamente a destra o sinistra, cambiando direzione grazie all'apposito pulsante di “switch”. Un altro richiamo si trova nel comodo radar sul quale controllare il posizionamento dei nemici per elaborare fulminee strategie d'attacco. Differentemente dal classico Williams, l'area di spostamento non è toroidale, per cui raggiungendone un estremo non spunteremo dall'altra parte. Alla tradizione arcade nella sua interezza, invece, appartengono i pattern di movimento dei nemici, visti e rivisti, alcuni dei quali costretti a schemi rigidissimi, altri legati a timing perfetti per un modello che non solo si fa beffe del peso degli anni, ma trae addirittura la sua attrattiva dal costringere il giocatore a studiarne i meccanismi per estrapolarne una strategia. Ciò, ovviamente, concerne anche l'insieme delle offensive nemiche, le quali, tuttavia, vanno ben oltre la dichiarata ispirazione Amiga/PC ed affondano le radici nella scuola dei manic shooter. La nostra, astronave, infatti, è un minuscolo baluardo metallico pericolosamente circondato da un tripudio di punti luminescenti capaci di ridurci a scolapasta in pochi attimi. La componente “slalom” è centrale e perfettamente integrata con quella più strettamente shooter, ma è pacifico che la posizione del nostro mezzo da guerra sia rivelata più dall'origine del suo copioso sparo che dal modello poligonale che la rappresenta. Impeccabilmente integrato nel contesto attuale è invece il reparto tecnico.

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Spazio, la cara vecchia frontiera

La cultura indie alla quale Syder Arcade orgogliosamente appartiene non ci ha sempre abituato a raffinatezze tecniche, i contenuti sono venuti spesso prima della forma e quest'ultima si è rivelata anche parecchio contingente. Stavolta, però, c'è di che lustrarsi gli occhi: ogni livello presenta una ragguardevole profondità nel fondale che è costituito, purtroppo, quasi unicamente di detriti ed asteroidi, ma la loro realizzazione è inappuntabile. Premettendo che l'engine al dettaglio massimo è performante anche su sistemi non recentissimi (il test è stato effettuato su un sistema del 2008, munito di Core2Duo e Geforce 9600GT, con aggiornamento dello schermo mai sotto i 50 fps e quasi sempre al massimo consentito dal monitor, misurati con Fraps), è deliziosa la texturizzazione di ogni elemento, con particolare merito per il bump mapping, e la modellazione pseudo-realistica degli oggetti della scena non lesina poligoni ed illuminazioni accattivanti che enfatizzano la ridotta transazione chiaroscurale caratteristica dei corpi irraggiati aldifuori di un pulviscolo atmosferico. Trovano spazio, tuttavia, un paio di critiche: la ricchezza del dettaglio è spesso controproducente considerando che inquadrature talvolta troppo aperte rendono difficoltosa l'individuazione di nemici e pericoli ambientali che tendono a confondersi in un gorgoglio di pixel; parzialmente criticabile la varietà, ma un'ambientazione come quella siderale tende al monocorde per ragione di cose. In generale manca un lampo di genio creativo, con navi avversarie che anche quando virano sull'organico difettano di carisma. I giapponesi sono stati maestri nell'impressionarci con i boss di R-Type, Darius e tanti altri mentre la cultura occidentale è rimasta più sobria lasciando, come in questo caso, la sensazione che le capacità per osare di più non mancassero. Poco esaltante, invece, il disegno dei personaggi al centro della trama che fanno capolino all'inizio di ogni stage, semplici immagini statiche che, a causa della marginalità della sceneggiatura, si notano solo perché ci impediscono di dare immediatamente continuità al torrente adrenalinico dopo la perdita di una vita.
Non si può, soprattutto in una casa del retrogaming, sorvolare su una peculiare opzione grafica che permette di implementare dei filtri grafici dai nomi accattivanti: VIC20, AppleII, C64, AmigaHAM, VGA320, ZXSpectrum... L'idea è quella di applicare palette e risoluzione di una varietà di computer al gioco, conferendo ad esso il look che avrebbe molto teoricamente avuto su di essi. In tutta sincerità, è più che altro un ruffiano occhiolino ai retrogiocatori che, pur indubbiamente apprezzando la cosa, non potranno certo godersi Syder Arcade in queste modalità, tranne rare eccezioni. Il punto è che ogni filtro viene applicato senza ottimizzazione, col risultato di rendere ancora più difficoltosa l'individuazione degli elementi in un gioco che già di suo soffre alcuni picchi di confusione dovuti a un dettaglio opulento. Tracciare la traiettoria dei proiettili e schivarli alla risoluzione di un VIC-20 mentre i pixel del fondale lampeggiano è una roba da masochisti. Poco male, basta disattivare tale visualizzazione per godersela come gustosissimo bonus (sua effettiva ragione d'esistere) magari dopo aver già avuto la meglio del livello.
Un plauso anche anche al reparto audio che sfoggia effetti sonori sicuramente ordinari e funzionali ma anche capaci di affogare in maniera corretta ed omogenea nel caos della guerra. E' principalmente la soundtrack a risaltare, con brani che esulano dalla mera funzione di accompagnamento e che guadagnano dignità indipendente tanto alle orecchie degli amanti della scena amighista che dei fan del SID sessantaquattrista, dato che sono proprio queste due correnti che si alternano gustosamente tra un livello e l'altro.

Orgoglio tricolore

Syder Arcade è un piccolo miracolo. Nasce in un contesto poco fertile in tema videoludico come quello italiano ed in un momento storico di particolare difficoltà, da un team al suo debutto in un genere dato per spacciato fino a poco tempo addietro. E, in primis, riesce a fare tutto vantando una qualità lodevole. Syder Arcade non tradisce nemmeno sotto il profilo del divertimento: l'azione è furiosa, ma il ritmo alto è adeguatamente sorretto da controlli molto responsivi. Il livello della sfida è regolabile, ma quello intermedio è già crudele, sebbene un po' di pratica per entrare nella filosofia del game design conduca a risultati brillanti in tempi brevi. C'è il merito di riuscire ad intrattenere a dovere senza apportare introduzioni significative, non mostrando il fianco a critiche dai giocatori più tradizionalisti. Essenziale e forse troppo è il weapon system, con una sola arma da migliorare tramite power-up di vario genere, soluzione adeguata allo spirito frenetico del titolo ma che pone limiti anche in fatto di level design. L'unico cruccio riguarda l'atmosfera: in Syder Arcade c'è divertimento, tecnica, passione ed impegno ma forse un ammanco di delirio creativo che gli avrebbe donato un carisma irresistibile. Ma va bene così. Di nuovo bentornato, shoot'em up!

VIDEORECENSIONE

COMMENTO FINALE


"Debutto di qualità per lo Studio Evil nel mondo dei videogiochi. Syder Arcade è uno sparatutto che non faticherà ad appassionare i supporter storici del genere e qualsiasi giocatore amante delle sfide impegnative. Il gameplay è snello e adrenalinico, la grafica non particolarmente varia ma eccellente nelle tessiture e nell'effetto scenografico finale, le musiche sono un riuscitissimo tripudio a computer andati. Un paio stage in più, una varietà nelle armi e un maggiore sfogo creativo lo avrebbero forse reso perfetto, ma Syder Arcade entra comunque di prepotenza nell'elite dei migliori sparatutto per computer degli ultimi tempi."