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ID: 253503L’indagatore dell’incubo è un personaggio molto affascinante. Il suo creatore, Sclavi, ci ha azzeccato: ha creato il classico “bello e dannato” facendogli girare intorno storie molto intriganti che, diciamocelo, hanno convinto nel tempo sempre più persone a seguire il fumetto. Eppure… eppure sul fronte videoludico non è stato tutto rose e fiori. Sarà che i giochi dedicati a Dylan Dog erano realizzati da Simulmondo, che, in sincerità, non è che abbia sempre dimostrato di essere una grande software house, specie quando si dedicava a qualche licenza più o meno famosa. A cercare di sistemare le cose ci ha pensato un bel po’ di anni fa (come ci facciamo vecchi, quando diciamo “un bel po’ di anni fa”, non è vero?) Rizzoli, chiamando in causa proprio Sclavi per la sceneggiatura (emblematica è la dicitura sulla cover: “Storia inedita di Tiziano Sclavi” come richiamo a chi ha giocato ai vecchi capitoli non seguiti però dal suo creatore) e portando Dylan nel magico mondo delle avventure grafiche (anche “Attraverso lo specchio” di Simulmondo lo era... Giuda Ballerino, ma lasciamo stare!). E l’inizio non è neanche malaccio, lasciando presagire qualcosa di buono. Dopo un’inquietante filastrocca recitata da un altrettanto inquietante totem veniamo a sapere di essere nei guai e rinchiusi in uno strano parco, che manco a farlo apposta, è la proiezione di tutte le paure del nostro alter ego. Il doppiaggio in questo caso non è malaccio, tutto in italiano, ma basta che parli Dylan Dog o qualcun altro ad eccezione di Carousel (il totem summenzionato) per ricredersi e pensare che alla fine sia tutto mediocre. Si rimane colpiti, però, dalla bella atmosfera che permea gli scenari, disegnati con cura, e dai rumori in sottofondo, molto suggestivi. Ci s’incammina fra le varie schermate, incuriositi, sorpresi nel vedere tutti insieme allegramente, si fa per dire, i personaggi che costellano il mondo creato da Sclavi. E credo che basti questo già per rendere un fan felice.

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Tutto è disegnato bene ma animato male. Ma ci si passa su. Si raccoglie qualche oggetto, come tradizione vuole per questo tipo di giochi, ma ci si rende subito conto che questi ultimi sono di difficile individuazione nello scenario, alcuni di essi sembrano quasi nascosti, caratteristica che molte volte porterà a girovagare per le locazioni senza sapere cosa fare fino a quando a cul… ehm, fortuna il puntatore che passava di lì per caso prende la forma di una lente di ingrandimento. Eh si, il puntatore è di quelli intelligenti, tanto di moda nelle avventure degli anni ‘90, perciò si trasformerà e agirà di conseguenza a seconda di cosa “puntate”. Pian piano che si va avanti, un fan non si lamenterà più di tanto, ma il classico avventuriero consumato sì: i dialoghi sono lenti, pochi, non interattivi (cioè non potete scegliere cosa rispondere) e ogni tanto c’è qualche battuta che può far ridere, dimostrando un certo senso dell’umorismo da parte del Dylan Dog, però si dimostrano quasi inutili ai fini della risoluzione degli enigmi. Addirittura, alcune location sembrano stare lì tanto per, anche perché gli enigmi non si possono chiamare proprio tali, abbozzando anche un’illogicità disarmante e si limitano al solo “prendi l’oggetto giusto da usare nel posto giusto” o “prendi l’oggetto giusto e portalo alla persona giusta”, intervallati da alcuni che sembrano sputare in faccia all’intelligenza di chi ha il mouse in mano. Ma non solo enigmi. Come, ancora, di moda in quegli anni, le avventure grafiche implementano al loro interno sezioni arcade, dei minigiochi se proprio gli vogliamo dare un nome, qualcosa per rendere più action l’esperienza, che secondo chi vi scrive snaturano inevitabilmente il genere. Comunque, in Horror Luna Park alcune location andranno affrontate come un classico gioco alla Time Crisis, in cui dei mostri realizzati in un penoso 3D ci attaccano, e noi, dotati della nostra pistola con colpi contati e una simil-barra di energia, in una visuale in prima persona, dovremo sbarazzarcene stando attenti a non morire. Tutto molto noioso, altro che action, e maledettamente difficile in alcuni casi, tanto da far maledire chi ha avuto la pensata di inserirli. Il problema maggiore è che queste sporadiche fasi, più che basarsi sull’effettiva bravura di chi le esegue, vanno a fortuna e capiterà che le possiate superare subito o dopo un bel po’ di tentativi dove la frustrazione prenderà il sopravvento.

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La storia che tiene in piedi il gioco non è malaccio e si vede che è comunque scritta per essere totalmente slegata dai fatti raccontati nel fumetto: vi incuriosirà, ma dura veramente poco. Neanche il tempo di iniziare ad apprezzarla. C’è un però: all’epoca, Horror Luna Park era venduto ad un prezzo molto competitivo, cosa che comunque faceva passare in secondo piano i molti difetti, godendo di un rapporto qualità/prezzo non proprio da buttare.

Da segnalare l’incredibile instabilità del programma, che crasherà ogni tanto, insegnandovi l’uso delle bestemmie, o che alcune volte nei filmati, realizzati in un finto cartone animato, mostrerà un sonoro asincrono con il video.

Nota: Dylan Dog Horror Luna Park non vuole proprio saperne di funzionare sui sistemi Windows più moderni, partendo da XP fino al 7 avrete bisogno di emulare in virtual machine Win 98 o ancora meglio Win 95, dove comunque sono presenti i problemi di instabilità summenzionati.


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COMMENTO FINALE


"Dylan Dog Horror Luna Park è un’avventura grafica realizzata a basso budget da italiani per gli italiani amanti del fumetto. La presenza di Sclavi per il soggetto della storia ha fatto qualcosa ma non molto. La SH genovese New Mediaround realizza un prodotto tecnicamente suggestivo grazie alle location ben realizzate e gli effetti sonori molto azzeccati, ma non riesce però nel compito di donarci un’avventura grafica intrigante, in cui una storia bene o male decente viene rovinata da enigmi semplicistici e illogici, dalla pochezza dei dialoghi e da inutili fasi action mal realizzate."







Sandro "Sunstoppable" Prete