Ricordate The 7th Guest? Sicuramente, fu un tripudio di critiche dovute alla sua esagerata linearità ed alla struttura puzzle-based sulla quale si svolgeva la trama. Di sicuro, per la Trilobyte fu una manna e la superiore qualità tecnica, fu il primo gioco a sfruttare a fondo le potenzialità del CD su PC, gli garantirono una prestazione fenomenale al botteghino. E ricordate anche The 11th Hour? Fu certamente meno famoso e meno performante in ambito commerciale e il suo tonfo fu tale da mettere in difficoltà la casa produttrice, nonostante la qualità del prodotto fosse decisamente migliore del predecessore.
A quel punto, la Trilobyte aveva un disperato bisogno di dollari e per ricavarne un po' decise di virare i temi della sua produzione verso un pubblico comprensivo dei più giovani. Da questa necessità nasce Clandestiny, ultimo lavoro del team, segno inequivocabile di un successo mancato per la seconda, letale, occasione.
Clandestiny non rinnega lo stile Trilobyte, anzi, segue molto da vicino la tradizione del genere imposta da The 7th Guest, cambia solamente l'atmosfera generale, e neppure tanto. Uno splendido filmato introduttivo ci conduce sulla strada per un castello ereditato da un discendente della stirpe dei McPhiles, il quale, accompagnato dalla sua esuberante fidanzata, comincia a realizzare sin dai primi incontri un'atmosfera piuttosto bizzarra.
L'introduzione è realizzata tramite un curatissimo stile cartoon, con personaggi ben realizzati e fondali addirittura stupefacenti, qualitativamente simile a contemporanee produzioni cinematografiche. Il tema horror tanto caro alla Trilobyte viene rivisitato piuttosto che abbandonato: scompaiono del tutto le scene truculente e le locazioni eccessivamente lugubri; gli “inquilini” del castello sono spesso deformi e poco rassicuranti, ma la loro caratterizzazione è ironica e spensierata; rimangono, inoltre, sia il tradizionale castello maledetto che altri elementi come fantasmi e magia nera, anch'essi, naturalmente, alleggeriti delle loro componenti più disturbanti.
L'avventura giocata inizia proprio nel castello e la sensazione di familiarità col sistema di controllo e di avanzamento nella sceneggiatura è forte. Tutto rimane immutato da The 7th Guest e The 11th Hour, la prospettiva è la solita in prima persona, le animazioni dello scenario latitano e ci si muove con il classico avanzamento a schermate fisse. La magione incantata è colma di porte chiuse recanti delle scritte che ci mostrano il tratto forse più caratteristico della produzione: una serie di indovinelli in cui elaborare la giusta parola chiave per avanzare. Il tranello lessico-grammaticale è stato sempre presente nei titoli Trilobyte, ma stavolta sarà il tema dominante dell'avventura, sbucando anche in altre fasi della sceneggiatura. Si tratta di un problema pesante per i poco avvezzi all'idioma anglosassone ma, almeno nelle fasi iniziali, sarà sufficiente munirsi di un buon vocabolario per chiarire la logica di questi ostacoli non eccessivamente impegnativi.
Decisamente apprezzabile l'offerta di tre distinti livelli di difficoltà che propongono enigmi simili ma con soluzioni diverse. Il livello di sfida generale è comunque elevato, dimenticatevi pure di giungere alla fine dell'avventura in poche sessioni di gioco in quanto, per venire a capo degli enigmi più astrusi, sarete costretti ad affidarvi ad impegnative elucubrazioni e, possibilmente, anche carta e penna per buttar giù qualche appunto.
Come sempre, questa tipologia di gioco assume un valore direttamente proporzionale alla vostra inclinazione per la logica. Si tratta dell'ultima avventura della Trilobyte ed è ammirevole lo sforzo profuso per scongiurare il fallimento, raccogliendo le risorse per offrire un titolo minuziosamente curato che tutto riesce a mostrare tranne le difficoltà della casa di produzione. E' un titolo serio e meritevole, sfortunato sul mercato a causa di un pubblico ormai più incline alla vocazione arcade e immediata derivata dalle console, ma capace di catalizzare ancora oggi l'attenzione degli avventurieri più incalliti.
Lo consiglio a tutti..un titolo così diverso dai soliti che ha ancora un certo appeal