Dopo aver preso confidenza per una ventina di minuti con il tutto si intuisce subito che Sailor Moon è un gioco già vecchio e, cosa ancor peggiore “più vecchio del vecchio”, in quanto titoli precedenti appartenenti allo stesso genere risultano essere superiori nel confronto diretto. Partendo dal principio, il gioco è ambientato nella prima serie dell’anime, quella riguardante il regno delle ombre. Le combattenti selezionabili sono quindi le cinque rispettive protagoniste televisive: Sailor Moon, Sailor Mars, Sailor Mercury, Sailor Jupiter e Sailor Venus. Per quanto ininfluente in termini ludici, lo stile di combattimento di ognuna è stato ideato a seconda del temperamento delle singole ragazze. E’ chiaro quindi, per chi conosce la storia, che donzelle più risolute come Rei e Makoto (corrispondenti a Mars e Jupiter) siano le più forti quando c’è da menare le mani rispetto alla timida Amy (Mercury) o alla pasticciona Usagi (Sailor Moon). Minako risulta infine essere la guerriera più equilibrata. Come detto, però, l’unica conseguenza effettiva, al di là delle animazioni differenziate, è che finirete più rapidamente l’avventura con le prime due pulzelle citate. Inutile l’aggiunta di un colpo speciale, da caricare premendo il tasto A per tutte le nostre marinarette, inserito ne gioco solo per mostrare la fedeltà all'opera della Takeuchi.
Analizzato il reparto mosse, per il resto, a livello di intrattenimento, questo prodotto è una serie tediosa di superficialità che si susseguono una dopo l’altra, superficialità figlie del più classico rapporto tra soldi da racimolare e conversione videoludica. Tutto è ripetitivo, dai nemici alle ambientazioni e l’interazione stessa con quest’ultime risulta in poche parole assente. Come se non bastasse siamo accompagnati da una facilità e una brevità di fondo imbarazzanti. Perfino i boss, tra l’altro in alcuni casi neanche ben animati, non riescono a garantire un livello di sfida per lo meno decente e per ognuno di essi vale tristemente la stessa tattica: farli sfogare per qualche secondo e poi attaccare. Vi è infine la possibilità del multiplayer che serve solo a diminuire la noia generale.
L’unica nota decente è il lato estetico. Si è lavorato per soddisfare i fan e infatti la sufficienza è stata guadagnata, stringata però. Le guerriere sailor sono state riprodotte alla perfezione con tanto di sprite grandi anche metà schermo ed espressioni comiche prese di pari passo dalla trasposizione televisiva. Anche gli sfondi sono stati ben realizzati con una vivace palette di colori in piena sintonia con l’anime, peccato che, appunto, siano altamente ripetitivi. Decisamente meno attenzione è stata posta per i nemici, scarsi e stupidi e addirittura, per certi boss, mobili quanto un tronco di quercia. Anche il sonoro riesce a guadagnarsi la sua medaglietta d’onore con musiche prelevate direttamente dalla tv, facilitando l’effetto immedesimazione rafforzato dalle voci delle doppiatrici originali. Clamorosa la mancanza delle tipiche scenette di intermezzo presenti solo nel finale, per la serie “ce ne sbattiamo alla grande dei giocatori”.
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