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Hamelin no Violin Tamaki
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- Pubblicato: 11-03-2010, 23:33
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Hamelin no Violin Tamaki
“Il Violinista di Hamelin” è il titolo nostrano di “Haamerun no baiorin hiki”, opera del mangaka Michiaki Watanabe: purtroppo, mentre in Giappone ebbe un tale successo da richiederne più volte la ristampa fin dalla prima uscita datata 1991, la casa editrice italiana che lo pubblicava (ComicArt) smise invece di distribuirlo lasciando incompleta la serie forse per scarso appeal riscontrato nei lettori o molto semplicemente perché di lì a poco la stessa casa editrice sarebbe fallita. Il protagonista della storia è Hamel, un violinista misterioso che porta con sé un grande cappello, un enorme violino, appunto, e un fedele corvo parlante di nome Oboe. Per volontà di Hamel, presto si unisce ai due una ragazza di nome Flauto. Lo scopo di Hamel è dirigersi verso Nord, ad Hamelin, per porre fine alla “dittatura” dei cosiddetti Mazoku, una razza di demoni che ha sottomesso gli umani (vicenda narrata e illustrata nella semplice presentazione iniziale). Ed è proprio nei panni del suddetto trio che saremo chiamati ad affrontare questa avventura la cui trama, va precisato per i puristi, ricalca a grandi linee l’opera cartacea e non la serie animata, parecchio differente.
Cominciando col gameplay si può subito affermare che ci troviamo apparentemente in presenza del più scontato dei giochi platform nel quale viene richiesto di partire dal canonico punto A per poi raggiungere un punto B eliminando i nemici con una o due note di violino a seconda del caso. Lo scopo è quello di terminare i livelli a patto che al nostro fianco ci sia la dolce pulzella Flauto, la quale seguirà ogni nostre gesta. La parte interessante è proprio questa in quanto la ragazza non solo è la condicio sine qua non per concludere gli stage, ma rappresenta anche il mezzo per superare i vari ostacoli contro cui ci imbatteremo. Inizialmente potremo scagliarla per sgretolare, con tanto di buffo siparietto, le pareti rocciose oppure le balzeremo sulle spalle per saltare su piattaforme più elevate. In aggiunta sarà possibile chiedere a Flauto di fermarsi, magari per star immobile su una mattonella “apri porta”, per poi richiamarla successivamente per mezzo del fido corvo Oboe. In seguito, col proseguo del gioco, scopriremo che Flauto sarà in grado di travestirsi in qualsiasi momento indossando i panni di un particolare animale, oggetto o robot in base alla tipologia di enigmi che dovremo risolvere. Ogni costume le conferirà infatti un’abilità speciale fondamentale per il superamento di certi passaggi piuttosto che altri.
La tuta da elefante, per esempio, permetterà ad Hamel di spegnere gli incendi, la muta da pinguino le consentirà di scivolare sulla superficie dell’acqua mentre nelle vesti di scimpanzé scalerà le pareti verticalmente e così via. Il divertimento garantito da questa trovata ludica è davvero elevato tanto da far passare in secondo piano la generale linearità del gioco o il livello di difficoltà tendente al basso sia nelle fasi platform che negli scontri coi boss. Vedere Oboe farsi sfruttare dal suo “spietato” compagno di viaggio è troppo spassoso così come è molto appagante far combaciare ogni volta il corretto travestimento con il relativo ostacolo all’interno di quello che può essere considerato un puzzle game a sé stante. Tra l’altro abbiamo cento secondi per finire ogni schema per cui saremo costretti a ragionare celermente, soprattutto nelle fasi avanzate di gioco, al fine di decidere di portare a termine velocemente le cose oppure provare a rischiare di perdere del tempo prezioso alla ricerca di tesori nascosti. Per chiudere il discorso sulle effettive azioni eseguibili non rimane che parlare in breve proprio degli oggetti bonus: i cuori serviranno ovviamente a ripristinare l’energia vitale, il cappello regalerà una vita in più, la clessidra ci ridarà dei secondi aggiuntivi, le note musicali potenzieranno quelle emanate dal nostro violino mentre le stelle, se raccolte tutte e quattro, ci regaleranno un livello bonus nel quale racimolare ulteriore denaro da spendere nei villaggi che intervalleranno l’avventura. Per quanto ininfluente ai fini della vittoria, in questi piccoli centri abitati potremo recuperare le forze dormendo nelle locande o acquistare articoli oggettivamente inutili se non fosse per il potenziamento difensivo, presente tuttavia solo alla fine.
Oltre a questi elementi piuttosto superficiali, il difetto maggiore di questo prodotto è sicuramente da ricondurre al fattore longevità, calibrato in maniera spiazzante. I livelli da affrontare sono quattro, suddivisibili a loro volta in vari stage inferiori, rigiocabili grazie alle mappe in stile Super Mario World, per un totale di circa venti scenari. Il problema nasce dal fatto che non risultano né slot di salvataggio né password così da costringere il giocatore a terminare l’avventura in un colpo solo, manovra piuttosto indigesta per un lavoro che fa delle leggerezza il suo punto di forza. Questa lacuna, nonostante la longevità complessiva sia assai risicata, può paradossalmente allungare o accorciare la durata dell’esperienza di gioco in maniera esagerata. In parole povere stiamo parlando di un platform troppo ripetitivo, nella sua essenzialità di fondo, da finire in un colpo solo e allo stesso tempo probabilmente troppo corto se ci potessimo permettere delle pause. Il meccanismo “trova il giusto costume per il giusto rompicapo” si ripropone infatti perpetuamente e, costretti a giocare per forza (pena il ricominciare tutto da capo), può facilmente passare da un divertimento genuino alla tediosità. Oltre a questo si registra la presenza della lingua giapponese che fortunatamente non è un ostacolo, a parte per coloro che fossero interessati alla comprensione dei dialoghi. Solo in un’occasione ho dovuto ricorrere ad una guida presa dal web, ma si tratta davvero di una bazzecola che non incide minimamente sull’esperienza globale.
Visivamente Hamelin no Violin Tamaki è uno splendore. Gli sprite dei protagonisti, così come gli altri elementi in movimento, sono disegnati e animati benissimo, oltre a presentare grandi dimensioni ed assenza di rallentamenti. Ovviamente si staglia su tutti il personaggio di Flauto, comicissima in tutte le sue mille trasformazioni. Gli sfondi sono altrettanto notevoli offrendo un ottimo livello di dettaglio in aggiunta ad un perfetto bilanciamento di colori brillanti e tinte scure in piena coerenza col fumetto caratterizzato dal connubio tra la tradizione europea e il fantasy giapponese. Dato che si parla di un manga nel quale il suono è fondamentale non ci si poteva aspettare che l’eccellenza da questo aspetto e infatti così è stato: le melodie sono bellissime e, nonostante la mia notevole ignoranza in fatto di lirica, sono riuscito a riconoscere alcune celebri composizioni tra cui ho individuato con certezza l’overture del balletto dello Schiaccianoci firmata da Čajkovskij, nella schermata del titolo, o l’Aria sulla quarta corda di Bach (la sigla di Super Quark per intenderci).
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#1Ospite ha commentato10-08-2010, 14:27Modifica di un commento..classico titolo da mame perchè merita - malgrado tutto - di essere provato.
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Originariamente inviato da Jamitov Hymem..classico titolo da mame perchè merita - malgrado tutto - di essere provato.
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