La trama che fa da sfondo all’avventura è ovviamente ispirata al secondo capitolo della saga per il cinema dedicata al cavaliere oscuro: Batman (Michael Keaton nel film), nella sua lotta per proteggere Gotham City, dovrà affrontare ben due “villains” storici i quali sono il pinguino (Danny De Vito) e Catwoman (Michelle Pfeiffer). Ricordiamo l’anno di pubblicazione di Batman Returns: 1993. Quello era stato un anno dove i picchiaduro a scorrimento spopolavano da tutte le parti e quelli della Konami scelsero proprio questo genere per la versione Super Nintendo di questo titolo. Di primo acchito sarebbe venuto da pensare che fosse una mossa rischiosa quella di pubblicare l’ennesimo clone di Final Fight & Co. tuttavia, con la felice aggiunta di alcune varianti all’esperienza di gioco classica del beat’em up, Konami riuscì ad ottenere un buon risultato.
Queste scelte si rispecchiano prima di tutto nelle movenze vere e proprie del protagonista. La novità principale è che si possono parare i colpi degli avversari con un tasto apposito e questo è già motivo di diversificazione rispetto alla massa dei giochi dello stesso genere. Poter difendersi implica una, seppur piccola, componente strategica nei combattimenti che precedentemente non c’era. Questa componente si ripresenta anche quando è il momento di effettuare delle prese (parecchio coreografiche tra l’altro). Sarà possibile infatti scegliere di afferrare non più un solo avversario ma anche due contemporaneamente a seconda delle nostre necessità e in qualsiasi momento dell’azione di gioco. Il nostro eroe è inoltre accompagnato da armi storiche quali l’accoppiata bat-rang/stelline ninja (per colpire i nemici dalla distanza nelle fasi rispettivamente beat’em up e platform) e la bat-corda utile per arrampicarsi nelle fasi di esplorazione verticale dei livelli. Nel quinto livello infine (piccolo spoiler) ci sarà un’apprezzata distrazione a interrompere il gameplay principale ovvero una corsa in stile OutRun lungo le strade di Gotham City a bordo della famosa Bat-mobile. La difficoltà generale è ben calibrata e si distribuisce come il più classico dei beat’em up ovvero sullo schema “vai abbastanza liscio con i pesci piccoli e poi il boss di fine livello te lo studi”. A dire la verità però certi boss mi hanno fatto davvero imprecare come ai bei tempi quindi mi direte voi semmai se sono realmente ostici o meno.
Per quanto concerne l’aspetto grafico si può stare tranquilli. Come direbbe un famoso spot pubblicitario in quegli anni Konami voleva dire fiducia (non come adesso che si vendono truffe calcistiche a 70 euro ndr). Gli sprite dei personaggi sono molto grossi e dettagliati. Molto curate sono le animazioni che non mostrano il minimo cenno di rallentamento né l’ombra di scatti. Anche gli sfondi dalle tinte volutamente grigie e fumose richiamano con successo le scenografie del film. Il sonoro invece, a parte i pochi temi tratti dalla colonna sonora originale composta da Danny Elfman, non si fa ricordare per la particolarità delle musiche di background che comunque conquistano la sufficienza.
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