All’epoca era Capcom che deteneva i diritti per la realizzazione di giochi Disney sul 16 bit Nintendo e fu infatti così che Aladdin, a differenza delle altre conversioni parallele sviluppate da Virgin, fu affidato in questo caso alle mani della casa di Osaka, in particolare a Shinji Mikami che in futuro sarà famoso per titoli ben più importanti come Resident Evil e Devil May Cry. La trama della pellicola, a parte due livelli, è la stessa che manda avanti le vicende del gioco: il nostro protagonista, grazie al genio della lampada, prima conquisterà il cuore della principessa Jasmine per poi doverla salvare dal malvagio Gran Visir Jafar che, bramoso di potere, è interessato al magico artefatto. A livello di gameplay Aladdin non offre niente di più del più classico dei platform. Andamento da A a B principalmente in senso orizzontale, salti a scavalcare ostacoli o burroni, balzi da una piattaforma all’altra. Niente che non si sia già visto prima insomma. Considerando poi la scarsissima varietà dei nemici, la mediocrità nell’articolazione delle ambientazioni e il numero degli stage, che in totale risultano essere solo sette, la frittata è fatta. Per “compensazione” del basso livello di difficoltà, i controlli non sono il massimo della precisione così da rendere più irti alcuni passaggi dove, non saltando al millimetro per esempio, si andrà a fare un brutta fine o si perderanno vite in maniera stupida. Non servirà comunque chissà quale allenamento per superare tutto ciò. L’energia è rappresentata sottoforma di cuoricini nella parte in alto a sinistra dello schermo ed è ripristinabile attraverso il recupero di pagnotte e polli arrosto. Nella parte destra verrà invece tenuto il conto delle mele e delle gemme che raccoglieremo durante l’avventura. Le prime potranno essere scagliate contro i nemici che risulteranno, a seconda dei casi, momentaneamente storditi o eliminati direttamente. Le seconde invece, che si dividono in azzurre e rosse (di maggiori dimensioni), permettono di guadagnare una vita ogni qual volta che ne recupereremo una centinaia. Sporadicamente, durante certi stage, sarà possibile afferrare anche lo scarabeo d’oro per poter accedere poi al livello bonus del genio dove, attraverso una sorta di ruota della fortuna, riceveremo vite extra, power up, ecc. Detto questo a livello di gameplay non si può essere soddisfatti dato che si è svolto il classico compitino dove il maggior picco di divertimento lo si raggiunge solamente nel livello a bordo del tappeto volante.
Anche a livello estetico non si può gridare al miracolo. C’è da riconoscere il fatto che i fondali si muovono in parallasse ma per il resto si registra una scarsa cura generale. Le ambientazioni stesse non brillano né per varietà né per articolazione di gioco se non per il già citato stage della caverna delle meraviglie. Non c’è un minimo di ricerca del dettaglio, un minimo di profondità, neanche un effetto di luce con l’aggiunta di tavolozze di colori molto limitate. Gli stessi sprite del protagonista non raggiungono certo picchi elevati a livello di particolari con il viso di Aladdin che si riconosce a stento. Sul fronte sonoro la situazione non migliora. Da una parte abbiamo effetti sonori, pochi e ripetitivi, dall’altra ritroviamo la stessa colonna sonora del film che, se non altro, ci farà rimembrare almeno in parte le magiche atmosfere della pellicola animata.
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