Il mondo indie, vuoi per questioni di budget, vuoi per scelte di design o vuoi per pura vena nostalgica, ha abbracciato lo stile grafico retrò e la pixel art, il 2d e i bitmap hanno di nuovo un loro posto nel mondo dei videogiochi.
Si vede, però, che la vena artistica di bidimensionale stile sta esaurendo la sua potenza. Allora che si fa? Semplice vado ad abbracciare il poligono acerbo e pixelloso della 32/64 era. Nel caso di Lunistice i ragazzi di A Grumpy Fox avranno pensato forse di più all’era Saturn. Ma Lunistice colpisce, fortissimo, perché alla luce del prezzo davvero irrisorio (su PC e Switch, parliamo di 5 euro), un giocatore pensa di trovarsi di fronte all’indie scrauso, ed all’inizio sembra anche così perché si viene subito buttati nella mischia: la storia non esiste, ma esplorando ci si ritrova a giocare a un bellissimo platform action fatto di nemici improbabili (qui spiccatamente ispirati all'iconografia giapponese), salti, cadute, bestemmie, segreti e cose da raccogliere. Immaginate che Lunistice prende e porta a 32bit lo stile dei primi Sonic Adventure; quindi, si parte da un punto A, raggiungi un punto B e nel frattempo fai salti, capriole, giri della morte, raccogli oggetti mentre una musica spiccatamente old e pimpante ti accompagna nella (non) avventura.
E l’occhio anziano del videogiocatore nostalgico si riempie di low poly con pixel grossi come una casa. Ma non ce ne importa, il feeling è lo stesso di un 199x qualsiasi, compresa la telecamera che inquadra la zia che fa la maglia, mentre il giocatore, con la piccola tanuki Hano, è intento a fare quel salto millimetrico nel livello musicale, dove le piattaforme si alternato, comparendo e scomparendo, a ritmo di musica. Si, perché non c’è solo il compitino in Lunistice. Ci sono idee, c’è perizia programmatoria, level design sopraffino e la voglia di stupire. Vero, è veramente un titolo di nicchia, difficile certe volte, al limite del nervoso, ma non ci sono vite, si può provare quanto si vuole. Alla fine, la filosofia di Lunistice è fare punteggio, la sfida è morire il meno possibile e collezionare gli oggetti, scovare quanti più segreti e percorsi alternativi. Il suo limite è proprio che chi si può appassionare è solo chi effettivamente è affascinato dallo stile grafico, delle meccaniche di platform di una volta e… sei tu, ti vedo, quello che ogni tanto accende la propria Playstation/Saturn e si ricorda dei bei tempi andati.