2006 (2007 per noi europei): viene pubblicato Okami. Una meraviglia assoluta. Sotto un certo punto di vista, il gioco PS2 che mancava all’utenza Sony. Dotato di grandissima ispirazione artistica e di un efficace gameplay diviso tra esplorazione e risoluzione enigmi secondo uno stile alla Legend of Zelda fino ai combattimenti abbastanza atipici, in cui era permesso al protagonista di fare uso non solo di attacchi fisici, ma anche di utilizzare il Celestial Brush, il pennello divino tramite cui ci veniva data la possibilità di interagire con l’ambientazione e attaccare i nemici. In effetti molti dei lettori di Retrogaminghistory non potrà non ricordarlo con piacere. Nel caso, vi rimando alla grandiosa recensione di MasterGen che potete trovare qui.
Il gioco non ottenne un grande successo commerciale, e venne al contrario considerato uno dei motivi per la chiusura di Clover Studio (oggi riorganizzatosi in Platinum Games, che fortunatamente continua a narrarci nuove storie).
2011: siamo in Marzo, mese di lancio del Nintendo 3DS. Nonostante ci si stia proiettando verso la nuova console (che oggi macina buoni dati di vendita, ma che nei primi mesi ha abbastanza faticato ad ingranare). Il Nintendo DS ha una notevolissima base installata, e Okamiden, in sviluppo dal 2008 viene rilasciato proprio su questa piattaforma, nelle ultime settimane di vita della prima console portatile a doppio schermo targata Nintendo.
Nove mesi sono passati da quando la divinità-lupo Amaterasu è riuscita a sconfiggere il male che vessava la terra di Nippon. Il capo dei demoni, incarnato nel malvagio serpente multicefalo Orochi, sembrava scomparso definitivamente dalle verdeggianti lande, tornate al precedente splendore grazie alle peripezie di Amaterasu. Tuttavia, appena nove mesi dopo la conclusione degli eventi di Okami, iniziano a ripresentarsi alcuni dei problemi che sembravano essersi assopiti. Il cielo plumbeo, le persone pietrificate, gli alberi morenti, il ritorno dei demoni… Ma assieme al ritorno delle entità malvagie, la terra di Nippon registra anche l’arrivo di una vecchia conoscenza: un lupo bianco è pronto a salvare la situazione…
Solo che il lupo in questione è ancora un cucciolo. Console ristretta (da PS2/Wii/PS3 alla più tecnicamente modesta Nintendo DS), ergo protagonista ristretto, si potrebbe pensare. Chibiterasu, piccolo, dolce e carino come suggerisce il nome, sarà il nuovo protagonista: figlio della dea Amaterasu, si dimostrerà essere un lupacchiotto dai poteri molto simili a quella della soprannaturale genitrice. Il cucciolo avrà modo di mostrare anche un’indole simile a quella della madre, ma non mancheranno alcune differenze, relative ad alcuni poteri speciali che ben si sposano alle meccaniche del doppio schermo, della visuale dall’alto e della cooperazione col nostro compagno o compagna. In diversi punti del gioco potrà infatti capitare che cambi colui (o colei) la quale sarà in groppa a Chibiterasu e che con noi collaborerà, rendendo il viaggio meno solitario e più denso di dialoghi (a volte anche piuttosto lunghi, ma sempre interessanti – comunque sempre skippabili; non lo farei, per non perdersi i divertenti dialoghi che intavoleranno i più disparati personaggi, ma che in effetti sarebbe comprensibile fare nel caso si fosse ad un secondo viaggio nelle terre di Nippon.
Una vecchia conoscenza ci introdurrà ad Okamiden: la nostra minuscola guida, Issun, non ci accompagnerà nelle fasi iniziali delle nostre peregrinazioni, poiché presto lascerà il posto al giovanissimo Kuni, figlio di Susano, l’eroe che avemmo il piacere di conoscere in Okami. Non è un caso che Kuni sia un bambino: tutti i co-protagonisti saranno dei cuccioli (umani o meno, ma sempre piccoli!). Anche perché, come faceva solo Issun nel predecessore, essi “cavalcheranno” Chibiterasu e metteranno a disposizione del lupacchiotto i loro particolari poteri. La collaborazione tra i due personaggi darà modo, fin dai primi momenti, di trovarci di fronte a dei puzzle ambientali che integreranno le mosse col pennello divino viste in precedenza a quelle in cui dovremo separarci e comandare separatamente i due personaggi nella risoluzione di enigmi à la Zelda, cui già il capostipite Okami era stato paragonato.
Non di soli dungeon si vive, al contrario: andare all’esplorazione del mondo di Nippon sarà molto utile e le aree “open world” (cui ci muoveremo tra una missione e l’altra), saranno sufficientemente vaste per confondere un giocare poco attento ai dettagli, pur essendo difficile perdersi per molto tempo. Ma attenzione ai testi: solo in inglese, e se si perdessero alcuni dettagli relativi alla destinazione successiva potrebbe essere problematico riprendere le redini della storia, storia che sarà una e una soltanto, senza troppe divagazioni (non vi saranno decine di sottomissioni contemporaneamente attive o infinite icone nella mappa da spuntare).
Anche le fasi di combattimento saranno simili a quelle del predecessore: vedremo spesso le sagome dei nemici, e potremo decidere di scontrarci contro di loro: guadagneremo denaro ed esperienza (il che allungherà le barre di energia e inchiostro). Riguardo le meccaniche, vi sarà da agire in tempo reale in un’area limitata, spesso contro non più di tre o quattro nemici alla volta. Queste fasi all’inizio non saranno molto avvincenti, avendo a disposizione solo salto, attacco e schivata; tuttavia, mano a mano che verranno introdotti nuovi nemici “elementali” e – quasi in parallelo – nuovi poteri del Celestial Brush, allora le cose si faranno interessanti.
Gli scontri saranno un filo più tattici, potendo influire direttamente sugli elementi. O “tagliando” lo schermo, o evocando una bomba, o… vedrete! Poche le vere differenze rispetto al fratello maggiore, ma è più che sufficiente, considerando che la nuova trama sarà altrettanto valida e longeva. Considerando anche che stiamo passando da una Playstation 2 alla prima console portatile Nintendo che potesse sfoggiare mondi poligonali di tale bellezza, con un cel-shading sempre piacevolissimo e molto simile a quello visto nel predecessore, per quanto con molte texture decisamente sgranate (intrinseco a causa dell’hardware ridimensionato, sarebbe ingiusto lamentarsi). Questa differenza tecnica influisce solo marginalmente, con la presenza di aree un po’ più ristrette e con i caricamenti di nuove aree abbastanza frequenti. Anche la musica è… semplicemente bellissima! Ci saranno molte tracce, sempre diverse, e che immancabilmente utilizzeranno strumenti classici giapponesi, con una prevalenza di flauti e tamburi.
Altra cosa fortunatamente non troppo dissimile dai fasti del predecessore è la longevità: ci sarà moltissimo da fare e da scoprire. Voleranno via una ventina di ore abbondanti, ma il tempo potrò variare a seconda di quanto deciderete di dedicarvi con profondità e tranquillità ad esplorare il mondo di gioco assieme a Chibiterasu.
Ulteriore punto di forza è l’utilizzo del pennino, che straccia il sistema di controllo PS2 (ma che non può superare la coppia Wii Remote / PS Move). Ci vorrà molto poco tempo per imparare il nuovo metodo di controllo, basato sia sui tasti ABXY che sulla combinazione dorsali + pennino. All’apparenza complicato, sarà molto più facile del previsto, dato che solitamente utilizzeremo i tasti normali, per poi, col pressione di un dorsale, bloccare l’azione su schermo e utilizzare il pennino per l’azione che ci interesserà compiere, che sia riferita alla risoluzione di un enigma ambientale, a dare indicazioni al nostro compagno d’avventure, od ai poteri da attivare per ferire i nemici in combattimento.
Okamiden - Nintendo DS
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- Pubblicato: 27-02-2016, 21:35
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