Produzione piuttosto ingenua ma dal grande appeal ludico, il gioco si presenta solamente con la modalità Storia (oltre alle Opzioni, ovviamente), a cui seguirà un'introduzione e subito il gioco vero e proprio.
Lost in Blue mette il videogiocatore nei panni di un ragazzo vittima di naufragio, approdato sulla spiaggia di un'isola che nasconderà molto più di quello che all'inizio sembrerebbe; sullo schermo inferiore si svolge l'azione di gioco: premendo la croce direzionale ci si sposta (si può correre con la pressione di B), mentre con il tasto X si accede ad un menù laterale con diverse possibilità di scelta, tra cui riposarsi, frugare nello zaino (contenente un numero limitato di oggetti), sfogliare l'album, dove
Dopo aver trovato un luogo in cui stare al sicuro (una caverna, per la precisione), sarà necessario prestare attenzione alle caratteristiche del personaggio, mostrate sullo schermo superiore in percentuale: fame, acqua e forza; queste diminuiranno ed aumenteranno a seconda delle nostre azioni.
Camminare troppo sotto il sole cocente, porterà ad un calo della forza, oltre ad assetare l'alter-ego; riposarsi dopo aver mangiato dei manicaretti, l'aumenterà, e così via. Il totale azzeramento di queste, porterà ad un inevitabile game-over.
Grazie al touch screen, interessante è l'interazione con il paesaggio; raccogliere
Lei, dal canto suo, ricompenserà quest'altruismo cucinando deliziose cibarie, intreccerà corde e terrà sempre viva la fiamma del focolare.
Prendendo dimestichezza col sistema di gioco, si scopriranno sempre nuove location dell'isola; senza rovinare la sorpresa, un'area di gioco è rappresentata addirittura da una giungla, raggiungibile dopo innumerevoli peripezie.
Fondamentale è anche seguire il tempo di gioco, che scorrerà inesorabile (più velocemente della realtà), tra il dì e la notte.
La grande varietà di situazioni affrontabili è un punto di forza del gioco Konami: in poco tempo, si imparerà a distinguere i funghi commestibili da quelli che causano sonnolenza o mal di stomaco, a prepararsi per trascorrere una giornata alla ricerca di nuove zone in cui poter cacciare, a seguire i segni della natura in modo tale da non incorrere in situazioni pericolose.
Se da un lato, la software house giapponese è riuscita nell'intento di creare un piccolo gioiello di immersione videoludica, dall'altro, il gameplay soffre di molte lacune e mancanze.
Inizialmente, sarà un vero e proprio trauma riuscire a non far morire di stenti i personaggi da controllare ed ogni partita sarà una dura lotta contro il tempo con veloci ricerche di cibo nelle radure e materiali con cui poter costruire giacigli più comodi o lance ed archi; in più, è frustrante dover continuamente controllare anche la ragazza, la quale dipende totalmente dall'operato del videogiocatore.. Impensabile quindi iniziare delle ricerche sull'isola senza aver portato le sue esigenze al massimo.
Una volta raggiunta una certa sicurezza riguardo i tre spauracchi della sopravvivenza, sarà comunque difficile l'esplorazione (e quindi il proseguo della storia), la quale richiede enormi sforzi che spesso risultano vani, poiché bisognerà tornare al rifugio per aiutare la donzella indifesa.
Il che è un vero peccato, perché l'esperienza di gioco risulta seriamente rovinata a fronte del fascino innegabile della cornice in cui Lost in Blue è ambientato.
Personalmente, mi sento comunque di consigliare il gioco a chi ha tanta pazienza ed ama il contatto panico con la natura più di ogni altra cosa.
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