Entri il campione!
Il 1997 non era esattamente l'anno migliore per cercare la conquista della palma di miglior titolo corsaiolo. Wipeout, pubblicato dalla Psygnosis nel 1995, aveva largamente segnato il solco sul quale i driving game futuristici si sarebbero per sempre mossi: mezzi ultraveloci, piste con una scarsa inclinazione al realismo, una grafica prestigiosa ed accompagnamento sonoro marcatamente elettronico. Nel 1996, ma solo un anno dopo in Europa, gli studi di Liverpool elaborarono la sintesi del tutto, offrendo all'incredulo pubblico dei videogiocatori Wipeout 2097, un acuto travolgente ed impareggiabile della Psygnosis ritenuto ancora oggi il metro di paragone per la categoria: meraviglioso il design delle piste, mozzafiato la grafica e straripante la colonna sonora, impreziosita dalle sconvolgenti partecipazioni di Underworld, Prodigy e Chemical Brothers! Tutto ciò era a disposizione dei giocatori di Playstation, Saturn e PC e, per quanto fosse arduo competere con un simile campione, il Nintendo 64 DOVEVA proporre una sua alternativa.
I cugini di Cheltenham
A dispetto della paternità tutta giapponese delle due macchine, la partita si giocava in Inghilterra, ad una distanza di sole 150 miglia dalla sede della Psygnosis. La Probe Software di Cheltenham, infatti, era un'altra software house che aveva costruito le sue fortune all'ombra della celebrità dell'Amiga e dei 16-bit in generale, guadagnandosi abbondante stima per la sua competenza nella conversione di prodotti da altre piattaforme. Un team che ha sempre ostentato un profondo studio dell'hardware di lavoro, tecnicamente inappuntabile ma quasi tutto da scoprire sul piano creativo, considerando che dai tempi di Devil's Crown e Basildon Bond erano passati dieci anni abbondanti. Lo stesso Nintendo 64 era un mezzo punto interrogativo, ancora molto giovane ed afflitto dai pesanti intoppi di programmazione derivati dall'approssimatezza dei tool di sviluppo forniti da Nintendo, cruccio storico della macchina. Considerati i grossi problemi di framerate nella gestione di complessi ambienti tridimensionali e i limiti invalicabili della ridotta capienza delle cartucce, era davvero possibile offrire un'esperienza ludica e sensoriale paragonabile a quella di Wipeout?
Una sfida impossibile?
Giudicare Extreme-G tramite un continuo parallelo col rivale Psygnosis è probabilmente ingiusto, ma il triste impatto iniziale di questo titolo non può che far rimpiangere la concorrenza su Playstation. La Probe non ci serba il minimo stralcio di presentazione e lo stesso menù iniziale denuncia un totale disinteresse per i fronzoli, i quali, in realtà, fanno sempre piacere. La mestizia sullo schermo ci propone una manciata di opzioni: una classica gara singola, dei campionati ed un multiplayer, vera spina nel fianco di Wipeout 2097 che lo prevedeva esclusivamente tramite link delle console. I campionati presenti sono tre, di cui solo il primo disponibile da subito. Si differenziano per quantità e difficoltà dei tracciati, dodici in totale. Non può mancare la classica modalità “Time-Trial”, nella quale migliorare le nostre prestazioni sul giro, e si fa notare anche la variante “Shoot'em Up”, in cui abbattere quanti più droni nemici possibile.
Start your engines!
Una volta fornito il definitivo Start per l'inizio della gara, è ora di muovere le mani sull'impugnatura “da corsa”. Per nostra fortuna, il pad Nintendo mostra uno dei suoi utilizzi più idonei, con lo stick analogico comodamente posizionato sotto il nostro pollice sinistro ed il grilletto posteriore adibito a ruolo di acceleratore. La mano destra può quindi occuparsi del reparto bellico e dei preziosissimi turbo. Prima di addentrarci nella spiegazione dei comandi e delle armi, non possiamo esimerci dalla descrizione estetica della grafica. Il copioso antialiasing tipico della console fatica a nascondere la spigolosità dei modelli tridimensionali: le nostre moto sono di rara bruttezza, costruite con poligoni da contare sulle dita delle mani, in alcuni casi ricoperte di texture nemmeno lontanamente imparentate con il concetto di stile. Il look slavato delle piccole tessiture alla portata della console non sembra essere un grande problema in un gioco veloce come questo, ma di sicuro poco seducente è l'immancabile bad clipping che ci offre la nebbia persino nelle gallerie. Pazienza, saremmo pronti ad accettare di tutto pur di avere una fluidità degna di questo nome. Ripassate pure la prossima volta, allora, perchè qui non ci sono né i trenta né i sessanta frames al secondo: per noi fortunati europei, infatti, la modalità PAL riserva un aggiornamento dello schermo del tutto incostante, accettabile in condizioni normali ma pronto a perdere colpi ad ogni missile sparato, ad ogni effetto speciale inatteso. Nei casi peggiori, soprattutto in seguito all'uso di alcune armi decisamente pirotecniche, l'immagine sembra quasi bloccarsi e la nostra prestazione rischia di essere danneggiata per gli scompensi di coordinazione che tutto ciò provoca al giocatore. Almeno per quanto riguarda stile e sensazione di velocità, Extreme-G non centra il bersaglio.
Un insolito deja-vu
Fermo restando che ci troviamo di fronte ad un altro gioco di corse con mezzi futuristici, armi e turbo, il lavoro della Probe riesce ad offrire un feeling sensibilmente diverso da quello di Wipeout. Ai fini della vera e propria guida, la differenza più rilevante è nell'inerzia, molto pronunciata nel titolo Psygnosis, che viene nettamente ridimensionata dai veicoli “a ruote” di Extreme-G. L'aderenza al terreno è sufficiente per azzardare manovre improbabili come arrampicate sulle pareti, giri della morte e repentini cambi di direzione. Una reattività di comandi che rendono il tutto molto frenetico. Non solo. Ad innalzare la rapidità richiesta al giocatore interviene anche il robusto accento posto sull'utilizzo delle armi: anche qui potremo raccogliere dei bonus lungo il tracciato che ci muniranno temporaneamente di gadget per annientare il nemico (con una certa perdita di velocità finchè ce li porteremo dietro, appesantendo il veicolo e limitandone la manovrabilità), ma la loro potenza sarà spesso devastante. In più, ogni moto dispone di un'arma di ordinanza che ci risulterà estremamente utile in gara: sebbene non sia possibile distruggere completamente i mezzi avversari, centrandoli col nostro fuoco ne causeremo un rallentamento più o meno marcato, sufficiente per mettere in atto un sorpasso. Non si tratta dell'unica falsa affinità con la produzione concorrente: le piste, infatti, riescono a trovare una bella personalità, risultando molto più ardite architettonicamente di quanto visto fino ad allora. Traboccheranno di giri della morte, cunicoli strettissimi, pericolosi ostacoli e bivi a volontà. Ne scaturisce un effetto ipnotico di alcuni passaggi davvero affascinante che fa seriamente rimpiangere una maggiore fluidità. All'ammaliamento sensoriale partecipa una colonna sonora elettronica ma profondamente trance, capace di amalgamarsi molto bene alle convoluzioni dei tracciati e deliziosa nell'amplificarne il potenziale psichedelico.
Una vittoria a metà
Se lo scopo di Extreme-G doveva essere quello di stabilire un nuovo e duraturo punto di riferimento per il genere, l'obiettivo non è stato centrato. Limitandoci al panorama del Nintendo 64, tuttavia, il lavoro della Probe assume una certa rilevanza in quanto, nell'intero arco di vita della console, soltanto il suo stesso seguito ed F-Zero X sono riusciti a scalzarlo negli anni successivi. Un titolo divertente, tradito più dalla giovinezza della macchina che dall'inesperienza nel campo dei suoi sviluppatori.
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