The Legend of Zelda Ocarina of Time 3DQuanto potrebbe essere interessante per un lettore medio di Retrogaming History sorbirsi un’ulteriore recensione di Ocarina of Time, uno dei più famosi capitoli della saga The Legend of Zelda? Non solo quest'ultima è tra le più popolari della Nintendo, magari giusto dopo Mario e i Pokémon, ma lo stesso OoT è considerato una pietra miliare della storia videoludica per la sua non certo comune capacità di mettere d’accordo fan storici e giovani videogiocatori, grazie ad un’eccellenza più unica che rara. Questo capolavoro approdò sul Nintendo 64 nel 1998 e fu amore a prima vista. Se sul fronte delle vendite prevalse la console Sony per motivi che ben conosciamo e che ci appaiono plausibili – ovviamente col senno di poi – è comunque innegabile come le esclusive Nintendo siano, allora come oggi, quasi sempre sinonimo di qualità assoluta. Quindi, può servirvi un’ennesima recensione di questo capolavoro assoluto?

Certo che sì! Per il piacere di leggere un nuovo punto di vista; per carpire qualcuno dei moltissimi segreti nascosti nei meandri del suo codice, misteri a volte sfociati in leggende metropolitane (ma poi, qualcuno l’ha trovata davvero la Triforza?); per tornare con la mente a quegli anni e ripensare con nostalgia ai bei vecchi tempi (ovviamente i vecchi tempi sono sempre “bei”); per rivivere in poche righe la magia provata la prima volta, quando ci si lasciava alle spalle la foresta dei Kokiri e si osava affrontare il mondo esterno. Se poi volessimo ampliare il discorso relativo ai primi episodi tridimensionali della saga, non potremmo non parlare di Majora’s Mask, titolo criptico e a tratti disturbante, per quanto affascinante.

Comunque, non è mia intenzione rubare la scena a Snake, che ha confezionato una recensione coi fiocchi di Zelda: OOT proprio qui.

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Notato il “3D” ad inizio recensione? Giustappunto si intende qui analizzare semplicemente l’apporto che il porting per 3DS, uscito nell’estate 2011, ha portato a tale episodio. Una riproposizione azzeccata o superflua?
Innanzitutto, era il caso? Per la Nintendo forse sì, dato che il 3DS non era messo benissimo allora. Estate 2011: con una console venduta ad un prezzo non proprio irrisorio (259 euro) e a fronte di una libreria di giochi piuttosto deboluccia, era d’uopo un titolo che potesse svettare e richiamare le masse. Un classico capace di attirare i nostalgici e conquistare anche le nuove leve, magari facendo breccia anche tra quelli che non hanno mai avuto un Nintendo 64 in casa. Lo scopo, quindi, era quello di dare un bel titolo ai possessori di 3DS per rincuorarli un po’!

Come tutti sanno, in seguito il 3DS si è assai risollevato nelle vendite: arrivò il taglio di prezzo, l’entusiasmo degli sviluppatori, alcuni grandi titoli e il 3DS XL. Ma restiamo su Zelda: OOT, precisando subito che non si tratta di un semplice remake, ma di una riedizione realizzata davvero con criterio.

Se anche non ci fosse stata alcuna differenza sostanziale con l'opera datata 1998, il rilievo di questa riedizione sarebbe stato ugualmente notevole, dato che la capacità di Miyamoto di immergerci in un’atmosfera prima onirica e poi drammatica, dando nel frattempo piena vita agli action-adventure tridimensionali e introducendo tra l’altro alcuni tra i personaggi più amati della saga, è già di per sé motivo di eccellenza. Poche textures e così espressive! Per fortuna gli sviluppatori non si sono limitati ad una mera conversione.

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Mario 64 disponeva di livelli piuttosto vasti: il monte innevato, la collina col re Bob-omb, i livelli di sfida con Bowser, le aree sottomarine... ma il mondo che si presenta agli occhi di Link una volta uscito dalla radura iniziale è qualcosa che mozza il fiato. Pura libertà. Nella seconda decade del nuovo millennio tale “magnificenza” potrebbe anche farci sorridere... ma chi può provi a ricordare quei momenti, senza analizzare i poligoni, senza badare alle textures e senza giudicare un gameplay, che rivisto oggi...

Eh no, il gameplay era e resta una roccia e, difatti, non è cambiato. Non c’era bisogno di migliorarlo granché. Ricordiamoci che stiamo parlando di quello che molti definiscono IL capolavoro. Ora, certo, alcuni aspetti del gioco sono stati resi più intuitivi, rendendoli così più adatti ad una console portatile (e pure il menù è più accessibile), ma alla fin fine il sistema di controllo è sempre quello dell'originale: un pulsante dorsale per inquadrare un nemico e poi... via coi colpi di spada o con l’utilizzo delle molte armi secondarie. E poi ancora... via ad esplorare un mondo che cambiava dal giorno alla notte (e allora non era certo una caratteristica diffusa!) e... via a combattere in sella al nostro fido cavallo Epona, mentre aiutano la popolazione di Hyrule, formata da diverse razze che convivono pacificamente tra loro, e... via a suonare melodie con la nostra magica ocarina, per superare anche le barriere del tempo e sconfiggere il malvagio Ganondorf, che ha seminato solo distruzione, morte e discordia tra i superstiti... Meglio che mi fermi qui, visto che, al momento, il mio scopo è descrivere le qualità di questa conversione!

Fermo restando che i comandi sono stati trasposti al meglio, sia in combattimento che nella navigazione dei menù –anche in virtù di un uso intelligente del touch screen–, bisogna dire che il restyling grafico è stato massiccio ed efficace. I personaggi sembrano finalmente vivi e sembrano più –perdonate la brutalità– dei bambolotti con appiccicate poche textures. Più ancora che gli ambienti, proprio i vari personaggi hanno beneficiato dei miglioramenti grafici che spaziano dall’espressività al vestiario. E pure i nemici godono di un'estetica più incisiva: certi boss sono più grandi e minacciosi e, credetemi, in 3D ciò si nota assai! Già il primo, Gohma, sembra più minaccioso ora che non in passato. Merito anche della grafica rinnovata, della fluidità e anche della maggiore luminosità degli ambienti, nonché dei superiori effetti di luce. E ancora: avendo a disposizione il secondo screen, cui relegare alcuni dati secondari, lo schermo superiore sarà libero e pulito da molte icone e barre. Cosa in effetti da non sottovalutare, poiché lo schermo non può certo considerarsi sovradimensionato per un gioco di questa portata (con l’XL noterete la differenza, credetemi) e quindi, essendo sfruttato al massimo consentirà una resa 3D ancora più incisiva.

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Per l'appunto... il 3D, croce e delizia della console. Tarato bene si rivela una gioia per gli occhi, quando invece il lavoro è frettoloso, si ha come unico risultato un forte mal di testa.
Ovviamente una saga come Zelda non può che godere della massima attenzione in ogni suo aspetto e quindi anche l’effetto stereoscopico è stato ben calibrato, risultando così efficace. Certo, è comunque inevitabile fare i conti con i limiti propri dell’autostereoscopia implementata nell'hardware Nintendo: bisogna stare fermi, questo ormai lo si sa, se si vuole fruirne al meglio.
Quando si rispetta la suddetta "regola", lo spettacolo è assicurato e non solo grazie a tramonti suggestivi o a cavalcate nella Piana di Hyrule... ogni sessione può essere affrontata in 3D senza problemi di rallentamenti grafici o altro. Certo, durante i combattimenti è facile perdere la stabilità e dunque è bene tener presente che dipenderà comunque dal giocatore scegliere quanto e come usufruire della stereoscopia. Fra l'altro bisogna considerare che gli schermi di dimensioni maggiorate rendono definitivamente giustizia a questo gioco. E lo dice uno che aveva bollato come superfluo il passaggio da DSi a DSi XL, quando col 3D, invece, non si torna indietro. Pur a parità di risoluzione, lo schermo più grande rende il tutto ancora più spettacolare! Forse si sente la mancanza di una seconda levetta analogica, magari per muovere la telecamera. I giroscopi fanno bene il loro lavoro e non sarà mai un problema spostare l’inquadratura, ma... col senno di poi, sarebbe stata opportuna un’implementazione – ovviamente facoltativa – del sottovalutatissimo Circle Pad Pro. Niente DLC per aggiungere tale caratteristica, purtroppo...

Volendo esaminare ogni aspetto, possiamo dire che anche sul fronte sonoro si sarebbe potuto fare di più. Stesse musiche, proprio gli stessi brani di Koji Kondo... non ci possiamo certo lamentare. Si tratta dunque dei pezzi storici, che rendono ancora ottimamente. Ma una volta ascoltati i crediti finali, meravigliosamente orchestrati, viene da pensare come sarebbe potuto essere il gioco, se le varie tracce fossero state riarrangiate sinfonicamente, magari proprio avvalendosi di una certa Legend of Zelda Orchestra.. E invece abbiamo “semplicemente” un comparto sonoro fedele alla versione originale, ovviamente pulito e cristallino come non mai; solo, non si notano particolari sprazzi di genialità in questo campo.

Una curiosità: nell’originale per N64 la Pietra dell’Agonia faceva sì che il tricornuto controller vibrasse in presenza di aree segrete. La versione 3DS, non disponendo la console di funzionalità vibranti, rimpiazza tale oggetto con un cristallo che emette un suono. Sono queste piccole differenze che fanno capire la differenza di console presa in esame. La solidità e la fluidità del motore grafico, poi, fa capire che non siamo più su un Nintendo 64. Certi bug sono stati eliminati e altre volte si è semplicemente cercato di migliorare dei dettagli solo per rendere più fluida l’esperienza di gioco. Ad esempio, l’arrampicata di Link sulle pareti sarà un pochino più veloce di quanto ricordavamo e, diciamocelo, è solo un bene.

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Come ammodernamento c’è di che esserne fieri e, fosse tutto qua, ci sarebbe già di che gioirne. Vero è che un giovane desideroso di riscoprire tale classico ha più canali cui rivolgersi: o recuperando un Nintendone originale, o scaricando il gioco tramite Virtual Console su Wii o Wii U; impossibile non menzionare, infine, l’esistenza degli emulatori dell’N64 per PC. Ma ora abbiamo un vero remake con diversi miglioramenti grafici e tecnici, aggiunti badando proprio alle peculiarità della nuova piccola nata della grande N: equipaggiamento, gestione oggetti, mappa. E ancora: textures migliorate ed una risoluzione superiore! Da notare, poi, che il frame rate è stato finalmente ancorato ai 30 fotogrammi al secondo, un aggiornamento più fluido, quindi, rispetto a quello del N64, che si limitava a 20-25fps, difetto che oggi balzerebbe subito agli occhi. È tutto? Non ancora: in passato il gioco non venne tradotto in italiano. Oggi sì e, per la prima volta, possiamo scegliere di avere i sottotitoli nella nostra lingua.
Già questo basterebbe. E invece si è deciso di aggiungere un graditissimo extra: e che extra!

Una volta portata a termine l’avventura principale, potremo rigiocare questo capolavoro in maniera alquanto alternativa: non si parla di un semplice New Game Plus, ma quasi di un secondo gioco, rilasciato tramite l'espansione Master Quest.
Non consideratelo un DLC (allora non esistevano!). Avrebbe dovuto essere un titolo sviluppato in esclusiva per il 64DD, add-on dell’N64 progettato per incrementare le prestazioni della console. Si trattò di un progetto molto travagliato. Presentato al Nintendo Shoshinkai nel 1995, il 64DD venne alla luce solo nel 1999, troppo tardi quindi per ambire al successo commerciale. Così questo sfortunato add-on fu prematuramente abbandonato (dopo appena 9 giochi), anche perché, dopo pochi mesi, sarebbe arrivato il nuovo GameCube. Si profilò la possibilità che Zelda: Majora’s Mask (2000) venisse sviluppato solo su N64 DD, ma alla fine Nintendo preferì realizzarlo su N64, sfruttandone il più economico expansion pak.
Tornando alla nostra Master Quest, si tratta di una versione alternativa di Ocarina of Time. Il mondo di gioco è lo stesso – o quasi: sarà speculare! –, ma i dungeon sono stati completamente rivisitati: il contesto rimarrà simile (l’albero Deku, le caverne del Monte Morte, la pancia di Lord Jabu-Jabu, il maledettissimo Tempio dell'Acqua... gli ingressi sono sempre quelli).
Labirinti ancora più diabolici, nemici extra e potenti il doppio, oggetti posti in luoghi totalmente diversi... una goduria, per un appassionato della saga! Una sorpresa per tutti quelli che si dicono appassionati di The Legend of Zelda. Sarà una grandissima sfida e, già dal secondo dungeon in poi, non pochi saranno presi da scoramento e frustrazione per l’accresciuto livello di sfida. Io stesso, che ho completato tutti gli episodi della saga, mi son trovato ad annaspare faticosamente nei vari labirinti. Ci sarà da agonizzare per proseguire...
E poi non dimentichiamoci della Modalità Boss che consentirà di sfidare nuovamente i maggiori nemici del gioco in qualsiasi momento.


COMMENTO FINALE


"Inutile aggiungere altro: da uno Zelda si sa cosa aspettarsi. Da Ocarina of Time, poi, non ci si può attendere altro che un capolavoro. È innegabile che il gruppo Grezzo Games abbia svolto un ottimo lavoro di conversione. Ricreare tutto il comparto grafico, adattare i controlli ad una console portatile e sfruttare a dovere il 3D e le caratteristiche della piccola di casa Nintendo, infatti, non dev’essere stata un’impresa da poco, considerando anche i tempi relativamente stretti (il gioco è uscito nell’estate 2011).
Zelda: OOT 3D rappresenta senza dubbio un esempio di come devono essere realizzati i remake. Ocarina of Time ha ben superato la prova del tempo, soprattutto in virtù delle migliorie apportate a questa versione. Un classico evergreen che incanterà sia i neofiti che i veterani. Un capolavoro da giocare, anzi, da vivere, ora più che mai.