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ID: 252273Se i giocatori del giorno d'oggi possono prendere i controlli di Kratos, il protagonista di God of War, per soddisfare le proprie voglie represse di massacro della fauna mitologica, tanti anni fa chi avrebbe potuto svolgere questo compito su console? Ma il protagonista di The Battle of Olympus, che diamine! Beh, in realtà questi due giochi non hanno poi molto in comune a parte l'ambientazione mitologica e il fatto che dovremo scontrarci con tutte le creature più celebri delle leggende greche... TBoO è un'avventura in cui il protagonista (in teoria Orfeo, ma saremo noi a dovergli dare un nome) deve viaggiare per tutta la Grecia e richiedere l'aiuto degli dei dell'Olimpo allo scopo di salvare la sua amata, tramutata in una statua di pietra nientemeno che da Ade e portata nelle profondità degli inferi per diventare sua sposa.

TBoO riprende alcuni elementi grafici e di gameplay da due celebri titoli per NES: Zelda II - The Adventures of Link e la serie di Castlevania, quest'ultima chiaramente citata nella regione della Laconia, che ricorda molto un'ambientazione della saga dei Belmont (quella con enormi colonne sullo sfondo e aquile e scimmie come nemici). Naturalmente, rispetto al primo vengono meno gli elementi da GDR e rispetto al secondo c'è molta meno enfasi sulle abilità piattaformiche, ma per il resto certe somiglianze sono indiscutibili, per esempio nei pattern d'attacco di alcuni nemici. Non che questo sia un male, intendiamoci: prendere spunto dai nomi celebri è concesso, l'importante è che non si scada nel plagio. Per il resto, grafica e sonoro sono piuttosto buoni per il periodo, con una discreta varietà di ambientazioni e melodie di sottofondo.
Chiusa questa parentesi, torniamo al gioco: il nostro eroe parte inerme e armato solo di una clava, e deve riuscire a farsi strada con le sue poche forze fino al santuario di Zeus, dove il dio intercederà per lui presso le altre divinità sue sottoposte. A questo punto parte il tour della Grecia classica: visitando i vari villaggi l'eroe verrà a conoscenza di svariate missioni da completare (una delle prime prevede la liberazione di un bambino dalle grinfie di una Lamia, un demone femminile), attraverso le quali otterremo diverse informazioni interessanti che ci permetteranno di impossesarci di numerosi oggetti utili, entrare nelle grazie delle altre divinità e via dicendo, fino a raggiungere l'obiettivo ultimo, ovvero la localizzazione dell'entrata del Tartaro e il raggiungimento del trono di Ade; nel mentre l'eroe si trasformerà in una sorta di macchina da guerra in grado quasi di rivaleggiare con Ercole (si fa per dire...).

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È interessante vedere come buona parte degli oggetti che troveremo nel corso dell'avventura possano avere più di un uso: ad esempio, il fuoco lanciato dal bastone magico serve sia a colpire i nemici sia a bruciare ostacoli che sbarrano la strada; il suono dell'arpa di Apollo serve a richiamare Pegaso in particolari locazioni, ma anche a contrastare le melodie incantatrici della Sirena; tutto ciò garantisce quel minimo di pensiero laterale sempre ben accetto in giochi di questo tipo. Ovviamente, dato che siamo in un'avventura, non tutti gli oggetti ci saranno messi sotto gli occhi, pronti da prendere: alcuni andranno forgiati, per cui sarà necessario raccogliere determinati item, mentre altri andranno pagati... con le olive! Ebbene sì, in TBoO la moneta corrente sono le olive, rilasciate talvolta dai nemici abbattuti. Nonostante tutto, però, non è poi così facile sottostare alle richieste dei vari personaggi che spesso ci faranno dei prezzi veramente alti! E fate attenzione a rispettare i patti con gli dei che, come si sa, sono vendicativi: in caso contrario potrebbero toglierci degli oggetti fondamentali...

Una delle cose divertenti di TBoO è vedere come i game designer abbiano rivisitato i miti greci per inserirli nel gameplay, a volte con risultati sorprendentemente accurati o intelligenti (qualche esempio: dato che Prometeo nel mito aveva rubato il fuoco agli dei, nel gioco una volta che lo libereremo ci darà la possibilità di sparare fiamme dal bastone; la Sirena è rappresentata come metà donna e metà uccello, secondo quanto riportato dai miti), altre volte meno corretti (per liberare Prometeo bisogna abbattere il leone di Nemea, che però era una delle fatiche di Ercole e con Prometeo non ha nulla a che vedere). Sia come sia, non c'è bisogno di una laurea in lettere classiche per apprezzare il gioco e, soprattutto, per svolgere attività come decapitare l'Idra, raggiungere il centro del labirinto di Creta per uccidere il Minotauro e via dicendo.

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TBoO è decisamente lungo e complesso per il periodo in cui è stato realizzato, peccato però che manchi l'opzione di salvataggio tramite batteria e, invece, si debba fare ricorso alle solite, lunghissime, illeggibili password (comicamente indicate come "parola degli dei", dato che sono gli dei stessi a comunicarcele).
Le password sono solo uno degli aspetti che identificano il gioco come un prodotto "old school", gli altri sono rispettivamente la grande difficoltà e la spietatezza: bastano infatti pochi errori per vanificare un lungo lavoro. Una volta morti, infatti, il numero di olive raccolte si dimezza, portandoci a ripetere lunghe e noiose peregrinazioni per ottenere la quota necessaria a comprare gli oggetti che ci servono. Morire di per sé è molto facile, a causa del comportamento nemico: tutti i nemici, infatti, dai quasi innocui vermi e fauni agli odiosissimi gargoyle volanti, hanno dei pattern di movimento decisamente random, per cui ce li ritroveremo addosso nei momenti meno indicati. Se consideriamo che alcuni livelli sono pieni di strapiombi, capirete a che livello di rabbia si possa arrivare quando si vede l'eroe cadere per l'ennesima volta nel vuoto a causa di un contatto con qualche creatura e dire addio a metà del suo sudato bottino. Senza contare che una volta colpito l'eroe rimbalza indetro come se avesse ricevuto un treno in faccia...
Altri motivi che rendono l'avventura un'impresa davvero epica (appunto) da portare a termine sono, nell'ordine: la lentezza esasperante del nostro eroe (d'accordo, non dovrà correre la maratona, però porta solo una tunica e dei calzari e va piano come se avesse indosso un'armatura intera!); le armi veramente corte che costringono l'eroe ad avvicinarsi troppo ai nemici per colpirli (molto più avanti nell'avventura si otterrà la possibilità di sparare fulmini dalla spada, ma le cose non cambiano di molto...); lo scudo piccolissimo che ci protegge a malapena dai proiettili avversari; per finire, la grande abbondanza di sezioni labirintiche in cui è veramente facile perdersi e passare delle mezz'ore a trovare la strada giusta (e il labirinto del Minotauro non è nemmeno la più odiosa!). Tutti questi fattori possono portare ben presto a un rapido innalzamento della frustrazione, scarsamente lenita dal raggiungimento dei vari obiettivi che non sempre si rivelano fondamentali al proseguimento della missione.


COMMENTO FINALE


"The Battle of Olympus è un gioco molto interessante per il periodo, in grado di riprendere elementi da altri giochi mantenendo comunque uno stile personale ben preciso; l'ambientazione mitologica per un adventure è originale, la sfida alta, i puzzle interessanti e alcune trovate (i sandali magici per camminare sui soffitti, ad esempio) molto curiose, peccato però che ci siano troppi elementi che lo rendano inutilmente difficile, noioso e frustrante.
Se i progettisti avessero calibrato di più questi elementi, TBoO sarebbe potuto diventare un classico, anzi mitico: invece non è riuscito a raggiungere l'Olimpo dei migliori giochi per NES (che bello chiudere la recensione con queste battutacce, eh?)."





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