Una compilation dedicata a Zelda era da tempo nei sogni dei collezionisti ed amanti della saga, ma Nintendo ha accontentato a metà i loro desideri. Le avventure di Link arrivano infatti su Game Cube, ma saltando un episodio fondamentale e, cosa molto più importante, non distribuite con il canale commerciale tradizionale! L’eclettismo della vecchia Nintendo passa anche attraverso questo, una collezione “fans only” incompleta ed ormai introvabile che riunisce tutti i mondi fantastici di Hyrule. E’ tempo di impugnare la nostra spada e salvare la principessa Zelda, per ben quattro volte di seguito!
La genesi di The Legend of Zelda
Le nobili origini della saga fantasy Nintendo sono tutte qui, in una poetica trasposizione fantastica dei sogni di un bambino giapponese che immagina se stesso come nobile eroe mentre esplora boschi e caverne armato solo di un piccolo bastone che nella sua mente diventa una spada antica e magica. Quel bambino è oggi una delle figure più influenti dell’intera industria videoludica, un vero e proprio pilastro della casa di software che ha creduto nelle sue fantasie e che ancora oggi basa gran parte del suo immaginario sulle visioni “fantabucoliche” del giovanissimo Shigeru Miyamoto. Nata nel 1986 per il mercato casalingo, la saga di The Legend of Zelda rappresenta il lato eroico dell’immaginario semplice e campestre del designer giapponese. Le basi di Zelda partono da un'azione tipica ruolistica ma con le caratteristiche semplificate e ridotte al minimo. Molto spazio nel gioco è destinato al ragionamento ed agli enigmi ma con la totale eliminazione delle dinamiche dello scontro a turni, sostituite da una più coinvolgente ed immediata azione in tempo reale. La serie è il perfetto completamento di quella di Super Mario Bros, il lato più allegro e spensierato del mondo miyamotiano.
Le molte facce di Hyrule
Come sapranno tutti quelli che hanno giocato ai vari episodi di Zelda, l’immaginario mondo di Hyrule non è mai in realtà uguale a sè stesso, ma muta sempre il suo aspetto, a volte impercettibilmente, a volte in maniera decisamente evidente. Nomi, avvenimenti, personaggi e ricordi si confondono flebili nelle menti, come è giusto che sia per una vera leggenda. Link non è mai lo stesso, egli rappresenta un vero e proprio avatar simbolico dell’eroe di turno, nello stesso modo in cui lo aveva teorizzato Richard Garriott, ed il suo stesso nome, Link, è simbolico. Link è un vero e proprio “anello” tra il giocatore ed il suo agire eroico nell’immaginario universo fantasy, un tramite per impersonare le varie leggende e i vari modi in cui la tradizione ricorda queste imprese nobili e cavalleresche. Molti critici e storici dei videogiochi hanno cercato di dare una precisa timeline ai vari capitoli, ma nessuna di queste è stata mai riconosciuta da Nintendo stessa, che preferisce continuare a trattare la saga nel modo in cui l’aveva concepita Miyamoto, ovvero tante versioni di una stessa fiaba, raccontata sempre in modo simile ma mai uguale.
(Quasi) Tutta la saga su Game Cube
La collezione dedicata a Zelda è stata creata nel 2003 per il catalogo online Nintendo Vip, pur essendo stata reperibile poco tempo dopo nei negozi di videogiochi specializzati che trattavano anche il mercato parallelo o non ufficiale. In Giappone la raccolta ha assunto il semplicissimo nome di “Zelda Collection”. Non era certo lecito aspettarsi da Nintendo l’inclusione delle versioni portatili della saga, ovvero Link’s Awakening e i due Oracle of Seasons e Oracle of Ages per GBC, peraltro opere realizzate da Capcom, ma la cosa che salta subito all’ occhio è la grave mancanza del terzo episodio della serie principale, ovvero quello per SNES. A Link to the Past è infatti considerato uno dei migliori Zelda esistenti ed il dibattito tra gli appassionati della saga se sia più importante questo, puro e semplice nel suo evocativo 2D, o il successivo Ocarina of Time, considerato uno dei migliori giochi 3D mai creati, è tuttora aperto. Come mai Nintendo ha deciso di non includere l’amatissimo episodio per SNES nella collezione? La spiegazione è semplice, in concomitanza con l’uscita della compilation ALTTP era stato ripresentato su GBA in una nuova edizione e la sua presenza sulla raccolta, benché fosse un disco non commerciale, avrebbe rappresentato una sorta di “concorrenza interna" per il titolo. Entrambi infatti sono giocabili su GC, uno nativo l’altro tramite adattatore Game Boy Player, periferica che Nintendo all’ epoca ha spinto molto per ravvivare le vendite del Cubo, poiché il catalogo dei giochi Advance era contemporaneamente il suo fiore all’ occhiello. Vista oggi con gli occhi del collezionista la scelta pare insensata: rovinare una collezione storica per motivi commerciali? La Nintendo dell’epoca navigava in acque poco sicure e ciò pare aver spinto i suoi vertici a questa scelta discutibile. A Link to the Past è quindi il grande assente di questa compilation che con esso sarebbe stata la collezione definitiva.
The legend of Zelda (1986)
Il primo capitolo della saga non è un gioco. Il primo Zelda è semplicemente un mondo fantastico ed inarrivabile, estraneo ed impalpabile come una fiaba, eppure vero e credibile come la storia che ci vuole raccontare. Link non è un eroe, è semplicemente una persona normale che si trova in un universo fantasy ricco di regole non scritte, enigmi e personaggi unici. Link è lo specchio di ognuno di noi, è più di un semplice avatar, è la trasfigurazione della fanciullezza che viaggia verso l’età adulta, dove la ragione e l’esperienza diventano saggezza. Chi ha giocato The Legend of Zelda sul NES lo ricorda per la sua grandezza concettuale e narrativa, e non certo per i virtuosismi grafici. Il comparto visivo della prima avventura zeldiana risulta infatti sottotono rispetto alle capacità del NES, un minimalismo quasi esagerato, forse voluto per far risultare la sostanza rispetto alla tecnica. Zelda è pura poesia e ogni grotta, ogni nuovo anfratto è parte di un mondo immaginario unico. Nascono con questo episodio il tema musicale, che ci accompagnerà sempre nella saga, e la figura di Link, a metà tra l’elfo classico dell’immaginario fantasy ed il bambino che gioca a fare l’eroe. Il limite ludico che Mario superava nella voce divertimento, Zelda lo supera nella voce esplorazione. Un titolo indimenticabile ed unico.
Zelda II: The Adventure of Link (1987)
La decisione di dare una nuova veste grafica e soprattutto una nuova impostazione alla saga, dopo solo un anno dal suo debutto sul mercato, ha spiazzato molti. La leggenda diventa avventura, fin dal titolo, e l’azione, già ben preponderante nel primo episodio, diventa qui quasi affine al genere platform, da cui mutua la contestatissima visuale laterale, quasi eretica se associata ad un RPG, d’azione, ma pur sempre RPG. La canonica visuale dall’alto resta solo sulla mappa, creando un titolo anomalo, ma per certi versi molto affascinante. Zelda II sposa la via dell’innovazione e della sperimentazione, come del resto ha fatto sempre su NES Castlevania, che ha proposto anch’esso nel secondo capitolo nuove dinamiche per la saga. Il gioco sembra discostarsi troppo, a volte, dalle meccaniche ruolistiche, del resto mai del tutto abbracciate e già proposte nella loro versione action. Eppure l’azione ed il combattimento in prima persona contro i nemici non snaturano il gioco, che resta una fiaba fantasy, dipinta con paesaggi onirici e surreali, quasi degli affreschi provenienti da un passato irreale, dipinti su una tela elettronica, che solo per caso era una macchina da gioco.
Anche se lo stesso Miyamoto ha sminuito il terzo episodio per SNES, chiamandolo un “quasi remake” del primo Zelda, in realtà, A Link to the Past rappresenta forse la massima vetta raggiunta dalla serie nel 2D. Dopo l’episodio del 1991, Link era tornato solo sul Game Boy, con un episodio portatile interessantissimo ma parallelo alla saga. Esistono poi degli Zelda “apocrifi” per il CD-i ma sono figli di accordi commerciali e quindi estranei alla saga. Entrambi i giochi, quello per SNES e quello per GB, non sono presenti nella collezione e dal 1987 si passa quasi alla fine degli anni '90.
The legend of Zelda: Ocarina of Time (1998)
Con un balzo di ben undici anni arriviamo dal NES direttamente sul Nintendo 64, con quello che, secondo critica e pubblico, è il miglior episodio di Zelda mai creato.
Non proprio un titolo qualsiasi dunque, capace di influenzare le generazioni successive. Idee come l'indicazione a schermo delle azioni legate ai tasti, la minimappa o l'auto-mira tuttora sono presenti in parecchi titoli attuali, tra tutti ricordiamo lo splendido Assassin's Creed di Ubisoft, uscito dieci anni dopo.
La leggenda è simile ma mai uguale a se stessa e Link appare all’inizio della sua avventura come un bambino, che crescerà e diventerà grande sposando in pieno l’essenza stessa del gioco di ruolo, in cui un personaggio cresce, in potenza ma soprattutto in moralità e saggezza, acquisendo esperienza durante le sue peregrinazioni. Coloratissimo e molto caratterizzato, l’aspetto grafico di Ocarina of Time si rifà pienamente ai modelli iconografici ideati da Miyamoto, anche se nel gioco del Nintendo 64 interviene pesantemente la mano di Eiji Ounuma, chiamato da Miyamoto all’epoca di Ocarina of Time per collaborare al titolo, e per cui ha disegnato la maggior parte dei dungeons. Presto Ounuma è diventato sempre più importante nella serie, fino a diventarne il direttore artistico. Ocarina è ricolmo di idee innovative, momenti poetici ed indimenticabili, mondi che cambiano con lo scorrere del tempo e la possibilità di incontrare gli stessi personaggi dopo tanti anni, come si fa a volte nel mondo reale. La grandezza del primo Zelda in 3D è quella di andare oltre il videogioco, creando un vero e proprio universo fantastico alternativo in cui vivere, molto prima che esistessero i mondi persistenti tanto celebrati ai giorni nostri. Quello che Super Mario 64 era riuscito a creare nel genere platform, il nuovo Zelda 3D lo ripete, amplificandolo, negli action RPG.
The legend of Zelda: Majora’s Mask (2000)
Episodio anomalo e molto cupo, Majora's Mask è uno dei titoli meno conosciuti della saga. Uscito verso la fine del ciclo vitale del Nintendo 64, il gioco ha avuto poca visibilità, poiché il grande pubblico era ormai catturato dai nuovi sistemi che erano protagonisti del mercato, la generazione iniziata col DreamCast ed esplosa massivamente con la PlayStation 2. Majora’s Mask supera il 3D e gioca con la quarta dimensione, il tempo, che è il vero nemico del titolo. Questo episodio rappresenta il lato oscuro di Zelda, complementare eppure opposto ad Ocarina of Time. Il mondo di gioco stesso è più ostile, Termina è un luogo immaginario legato ad un destino di distruzione. L’utilizzo ludico delle maschere, che già avevano un ruolo secondario in Ocarina of Time, appare a tratti geniale, caratterizzando l'opera come una evoluzione tragica del pathos zeldiano. Già nel teatro greco si evidenziava come dalle stesse premesse potessero nascere commedia e tragedia, ma mai ci saremmo aspettati di rivivere queste sensazioni di dualità scenica in un “semplice” videogioco. Tre giorni. Solo tre giorni per decidere il destino del mondo. Scenari spettrali e tetri dove vivere gli ultimi momenti di un mondo morente. Anche stavolta Link non è un semplice personaggio, ma un attore su un palcoscenico, costretto ad indossare la maschera della “Tragodìa” (Il canto del capro), dove viene raccontata una moderna tragedia greca, un incubo parallelo generato da una fiaba.
Contenuti Extra
Oltre ai quattro giochi completi presenti sul disco, sono stati inseriti anche alcuni contenuti speciali. Il primo extra è un demo di The Wind Waker, nuovo titolo contemporaneo della saga di Zelda esclusivo per GameCube, che presenta per la prima volta il mondo di Link con la tecnica del cel shading, una scelta molto azzeccata per il tipo di gioco proposto. Alla demo segue una interessante retrospettiva video, che fa una carrellata temporale della saga, coprendo il periodo 1986-2000, ogni gioco, inoltre, presenta una piccola introduzione testuale storica, che introduce il titolo.
Giocabilità, longevità e valore artistico
La giocabilità dei singoli capitoli è molto alta e solo quella di Adventure of Link può apparire oggi un po’ datata a causa delle precise scelte stilistiche che volevano dare nuove direzioni alla saga. Ogni titolo è, in modo diverso ma complementare, una fiaba unica ed indimenticabile, la realizzazione tecnica e le dinamiche ludiche sono tutte superate dal fortissimo impatto narrativo. La durata complessiva dei quattro giochi è enorme e la longevità della collezione è altissima, come del resto il suo valore storico, artistico e quello puramente ludico. Zelda racconta una leggenda, ma è diventato, per meriti oggettivi, una leggenda ludica esso stesso.
Presentazione, localizzazione e reperibilità
La collezione si presenta su un Nintendo Optical Disc singolo, accompagnato da un libretto a colori molto curato ed una confezione standard dalla grafica evocativa. La localizzazione si limita alla schermata di selezione, con testi a schermo in italiano, ma i quattro giochi presenti sono rimasti in lingua inglese. La mancata traduzione si fa sentire più nei due episodi per N64, ricchissimi di testo, piuttosto che nei due classici per NES, in cui le schermate testuali sono limitate ed essenziali. La reperibilità della collezione è legata esclusivamente al mercato collezionistico, poiché la sua mancata uscita nel canale di distribuzione tradizionale lo rende già all’origine poco diffuso. Da segnalare comunque che la raccolta è stata allegata ad alcuni titoli esterni alla saga di Zelda come bonus disc, ovvero la prima edizione di Mario Kart: Double Dash e Mystic Heroes della Koei. Queste due ultime edizioni sono però prive della confezione esterna, presentando il solo disco zeldiano allegato al titolo principale. Per chi fosse interessato al solo Ocarina of Time, esiste anche una riedizione del gioco per GC uscita singolarmente ed anche allegata a The Wind Waker, che contiene sia il titolo originale del 1998 che l’edizione denominata Master Quest, uscito solo in Giappone col titolo di Ura Zelda sul N64 Disk Drive, che è una versione remixata di OOT. Tutti e quattro i titoli sono oggi comunque disponibili sul catalogo online Virtual Console di Nintendo.
Nota sugli sviluppatori
Zelda è da sempre uno dei fiori all’occhiello di Nintendo ed è considerata dalla casa di Kyoto uno dei più importanti franchise in assoluto insieme a Mario e Metroid. I primi due episodi per NES sono accreditati a Nintendo stessa, mentre i due giochi per Nintendo 64 sono sviluppati da Nintendo EAD, gruppo di sviluppo interno nato nel 1989 e capeggiato da Shigeru Miyamoto, creatore originale della saga. Al gruppo si devono i migliori giochi mai creati dalla grande N, tra cui Pikmin, la serie di Super Mario, Starfox, Luigi's Mansion e molti altri.
La prova del tempo
Il primo Zelda visivamente non è invecchiato benissimo, i limiti grafici sono evidenti, ma la giocabilità è ancora buona e il senso di avventura è rimasto ottimo. Il primo, storico, Zelda era fuori dal tempo già nel 1986, ormai è esso stesso più leggenda della storia che racconta. Adventure of Link è stato molto criticato all’epoca della sua uscita, ma rappresenta un capitolo interessante, da riscoprire seppur anomalo. Ocarina of Time è immune allo scorrere del tempo ed è splendido oggi come ieri. Majora’s Mask è un episodio cupo, diverso dalle consuetudini della saga ma risulta un ottimo complemento per Ocarina, rivelandosi ancora oggi molto giocabile. Nonostante la mancanza dell’episodio chiave per SNES, è molto interessante osservare in sequenza i quattro capitoli presentati nella collezione, per vedere come la saga si sia evoluta dalle origini fino al suo primo approccio al 3D.