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ID: 242460Destino beffardo quello di Wave Race: Blue Storm, seguito di un gioco di guida tra i primi del Nintendo 64. Beffardo soprattutto per lo sviluppatore NST, affezionato dipendente della casa di Kyoto, capace di riprendere e migliorare in ogni reparto il lavoro svolto dal team capitanato da Miyamoto-san che aveva partorito il predecessore. Ma si sa, quando la paternità cambia, l'imbastardimento della prole gioca brutti scherzi.

Wave Race 64 arrivava sul mercato praticamente al lancio del Nintendo 64, facendo il botto: la grafica stabilì un nuovo primato per la rappresentazione dell'acqua, risultato conseguito grazie al sapiente utilizzo delle potenzialità della nuova console ed a un lavoro approfondito sulla fisica del fluido; il modello di guida era del tutto inedito in quanto, se di moto d'acqua ne avevamo già viste nei videogiochi, l'implementazione in piena tridimensionalità era novità assoluta. Aggiungiamoci anche una giocabilità frenetica senza esagerare, una difficoltà minuziosamente calibrata e l'effetto sorpresa, il plebiscito di critica e pubblico non poteva che allietare i cuori (e le casse) di Nintendo.

Cinque anni dopo arriva il GameCube e con esso anche una nuova opportunità di successo per la serie, mai più riesumata dopo il debutto. Come anticipato, lo sviluppatore cambia e Wave Race viene affidato alle sapienti mani della NST che appena un anno prima aveva dimostrato le proprie qualità in fatto di giochi di corse con l'eccellente trasposizione di Ridge Racer su Nintendo 64.
Gli ordini erano precisi: “more of the same”, ovviamente provando a mostrare appieno la potenza del nuovo hardware.

Le modalità disponibili, eccezion fatta per il “Free Roam”, sono le stesse: campionato, multiplayer e stunt mode. Eloquenti le prime due, l'ultima ci consentirà di esibirci in acrobazie col nostro mezzo e competere per il punteggio.
I campionati sono suddivisi per livello di sfida: Normal, Hard ed Expert che presentano rispettivamente cinque, sei e sette circuiti. Gli scenari sono appena sette, ma per quasi tutti saranno disponibili tre varianti a difficoltà crescente, una situazione simile a quella del primo episodio, rispetto al quale questo Blue Storm perde l'opzione “reverse” che, con un banale stratagemma, dava una mano alla longevità. Il valore del multiplayer, come al solito, è direttamente proporzionale alle qualità dei vostri amici, sempre considerando che siamo di fronte ad un prodotto tutto sommato di nicchia. Di scarso appeal lo stunt mode ed il free roam: imparare, manuale alla mano, tutti i vari trick possibili sulla moto d'acqua non dovrebbe garantirvi molte ore extra di spasso e la marginale utilità degli stessi ai fini della gara (vi consentono semplicemente di acquisire rapidamente il turbo) li depaupera d'interesse; il free roam, d'altro canto, torna utile per memorizzare la fisionomia dei circuiti (i quali andranno preventivamente sbloccati), ma nulla più. Lodevole, invece, l'implementazione degli eventi metereologici che, oltre a convincere appieno sotto il profilo grafico, hanno un impatto drastico sulla guida in gara, per via delle onde più impetuose e per la visibilità ridotta, e sullo scenario che potrà addirittura prevedere fulmini che spezzano alberi sul circuito, valanghe di neve e quant'altro.

Nonostante ricalchi minuziosamente le orme del suo predecessore, WRBS smarrisce l'appeal che avrebbe dovuto ereditare ed il tutto avviene già al primo impatto. La grafica, che su Nintendo 64 lasciava davvero senza fiato, qui semplicemente non entusiasma. Eppure, tecnicamente parlando, offre una valanga di effetti in più, l'acqua è un tripudio di multitexturing con trasparenze e riflessioni sulla stessa superficie, perdipiù animata con una perizia straordinaria. Non riesce a vincere lo scontro con quella palesemente finta, esageratamente satura e lucida di Wave Race 64 per carisma, mica per tecnica. Gli scenari, inoltre, per quanto ottimamente differenziati, non sono stilisticamente ispirati (con la doverosa eccezione del porto) e presentano elementi di contorno poveri in poligoni. E' il dazio da pagare ad una superficie acquatica costituita da innumerevoli vertici che risuonano all'unisono per contribuire ad una simulazione fisica così precisa. Altra spina nel fianco della grafica è il framerate, fisso ai 25 fps: un gioco di corse che non viaggia alla massima fluidità storicamente non convince e si poteva quantomeno consentire l'utilizzo della modalità 60Hz. Niente da fare.
Il feel agrodolce del reparto tecnico è corrisposto da equivalenti contraddizioni nel gameplay. Chiariamo subito che il modello di guida di questo Wave Race è strepitoso e rappresenta il lato migliore della produzione, l'approccio è marcatamente più simulativo di quanto offerto dal predecessore e consente un affinamento della tecnica appagante come non mai. Qui non si controlla tanto il manubrio della moto quanto piuttosto il centro di gravità del nostro avatar e la differenza è sostanziale. Con lo spostamento laterale dello stick curveremo verso destra o sinistra, come sempre, ma l'asse verticale ci consentirà di sporgerci in avanti o all'indietro e ciò influirà sull'aggressività della nostra sterzata. Inoltre, con i tasti dorsali, potremo effettuare lievi variazioni di traiettoria molto comode nello slalom stretto, mentre il pulsante rosso ci consentirà di accovacciarci e guadagnare un pizzico di velocità ed equilibrio. L'amalgama di tutto ciò con la grandiosa simulazione delle onde si traduce in controlli inizialmente ostici che, una volta dominati, riveleranno una seducente profondità. Ma la difficoltà non è un parametro secondario: piuttosto che intervenire sulla perizia degli avversari, alla NST hanno preferito correlare la sfida alla complessità dei circuiti. Il campionato più semplice è molto godibile, si viaggia a ritmi sostenuti ma non esasperati ed il divertimento abbonda; con molta pazienza si possono ottenere risultati equivalenti anche in modalità hard, dove affronteremo percorsi ad elevato tasso tecnico in cui, dopo una lunga pratica, assaporeremo una qualità della sfida in perfetto equilibrio tra divertimento e frustrazione. E l'equilibrio, si sa, è per definizione delicato e viene frantumato nel campionato “expert”: qui, purtroppo, la qualità del design dei tracciati crolla e l'essenza del gioco viene snaturata. La fluidità della guida diventa una chimera, ogni circuito un labirinto di scorciatoie alle quali necessariamente affidarsi, il ritmo si spezzetta e la quantità di pericoli è tale da fare somigliare questo titolo a un gioco d'azione.

E' vero, il problema del divertimento è circoscritto ad un limitato numero di percorsi di una singola modalità, ma quando l'ammontare totale è scarso il tutto assume connotati di un certo rilievo ai fini della longevità. L'amplesso con Wave Race è mediano, incastrato tra una breve prima competizione di quasi-allenamento ed una finale troppo frustrante.. Un intervallo riuscitissimo al quale sarebbero bastati avversari gradualmente più veloci e tracciati più umani per prolungarsi e conferire a questo Blue Storm la dignità di classico che più ingenuità di design gli negano.

Un prodotto comunque consigliato in virtù di una complessità che supera nettamente la media dei giochi arcade. Strano a dirsi, quelli che rischiano maggiormente la delusione sono i fan del vecchio episodio che non potranno riscontrare lo stesso feeling. Contrapponendosi all'immagine spensierata dei piloti ed alla solarità delle ambientazioni, il cuore di WRBS è molto più impegnativo di quanto visto prima ed il distacco dal passato è netto. Chissà, il successo del primo Wave Race forse non si sarebbe potuto neanche bissare a causa dell'esaurimento dell'effetto novità e per la manciata di piste, per l'epoca soddisfacente, che oggi va considerata semplicemente inadeguata.


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