Facendo un piccolo passo indietro è necessario far luce sulla tipologia di gioco a cui appartiene il lavoro dei ragazzi della Intelligent Systems. Stiamo parlando di uno strategico dallo stampo tipicamente orientale che mantiene in sostanza le caratteristiche principali che contraddistinguono questo genere di prodotti: combattimenti a turni, sviluppo dei personaggi molto simile ai J-Rpg, battaglie che si svolgono su ampie griglie e così via. Oggettivamente non c'è quindi alcuna reale innovazione nelle fondamenta che sorreggono Fire Emblem né dal punto di vista estetico, dove ritroviamo i riferimenti visivi inerenti alla iconografia fantasy-medievale tanto cara al filone, né dal punto di vista ludico il quale, come già affermato, ripercorre fedelmente la tradizione. Quello che colpisce tuttavia è la maestria attraverso la quale questi due elementi sono stati amalgamati ottenendo un riuscito connubio tra storia, protagonisti e giocabilità. Amori, amicizie, momenti comici e drammatici ci accompagneranno lungo tutta l'avventura affiancata allo stesso tempo da contenuti ludici comunque all’altezza a dispetto della scarsa originalità appena menzionata.
Il tutto si presenta con una peculiarità insolita. Impersoneremo, infatti, non uno dei combattenti che muoveremo in battaglia, ma un giovane (e muto) stratega in cerca di sovrani e padroni presso i quali prestare il proprio servizio. Di conseguenza noi non vestiremo i panni dei protagonisti coinvolti nel racconto in prima persona ma comanderemo quest'ultimi dalle retrovie. Durante la narrazione conosceremo quindi la guerriera gitana Lyn o i nobili Eliwood ed Hector con cui, pur rivolgendo loro alle volte la parola, intratterremo un rapporto puramente "lavorativo" senza poter interloquire né influenzare le sorti della trama stessa. Un altro elemento importante riguarda il fatto che, ad eccezione degli alleati più importanti ai fini della storia, i nostri compagni potranno morire od "essere feriti gravemente" durante gli scontri così da non poter essere più utilizzati nelle battaglie successive a meno che non decidessimo di riaffrontarle da capo. Apparentemente questo sembra un aspetto piuttosto inutile del gioco se non fosse che ogni personaggio secondario è unico nella sua caratterizzazione così da renderlo praticamente insostituibile. A differenza infatti della concorrenza, in Fire Emblem non è possibile creare il proprio piccolo esercito costituito da un numero indefinito di combattenti appartenenti alle medesime classi. Sarà il canovaccio narrativo invece ad offrirci i diversi personaggi da utilizzare. Ognuno di essi si unirà a noi per svariati motivi andando ad incastonarsi attivamente nel racconto e solo la morte potrà separarci da loro. Per questo motivo sarà quindi assai facile affezionarci a tal punto a quest’ultimi da ripetere intere battaglie pur di non privarcene dato che per di più i salvataggi sono effettuabili solo tra un capitolo e l’altro. Rassegnarsi alle dipartite è davvero difficile ed è più facile che ciò accada durante gli scontri finali, più impegnativi, quando saremo perciò meno disposti a rifare tutto. Questo elemento va ovviamente ad incidere sulla longevità globale davvero molto consistente per una console portatile, senza contare le due modalità extra ad avventura conclusa.
Passando al gameplay riabbracciamo quelli che sono i punti cardine degli strategici
Graficamente non mi sento di gridare al miracolo ma piuttosto preferisco limitarmi a dire che esteticamente si è fatto lo stretto necessario, senza infamia e senza lode. Brillano le scenette di intermezzo e quelle inerenti gli attacchi portati e ricevuti. Le prime vedono i dialoghi (in italiano) dei protagonisti disegnati discretamente in stile anime mentre le seconde, rifuggendo dalla visuale aerea che contraddistingue il campo a quadri, mostrano i combattenti l’uno di fronte all’altro. Le animazioni di quest’ultimi sono davvero molto belle e fluide, senza contare che ognuno dei nostri lottatori è a tal punto curato da avere un preciso e riconoscibile aspetto, anche quando eleveranno la propria classe. Per il resto il fattore visivo è assai semplice, direi coerente con la tipologia di gioco: menù molto chiari, personaggi stilizzati e mappe lineari. Il comparto audio ripercorre l’andamento di quello grafico ovvero non si fa notare né per brani fuori posto né allo stesso tempo per melodie sconvolgenti.
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