Dovete sapere che chi vi scrive è un grande fan di City Hunter in tutte le sue forme: manga e anime. E non sono il solo. L’opera di Tsukasa Hojo ha appassionato milioni di persone in Giappone e in occidente tra gli anni 80 e 90 (pensate che in Francia è così popolare che hanno prodotto anche un discreto film, recentemente) con il suo mix perfetto di azione e umorismo, spionaggio e avventura e un pizzico di humour a sfondo erotico che fa tanto commedia sexy all’italiana. Le avventure dello sweeper Ryo Saeba e la sua infallibile mira (proprio come uno Robin Hood moderno) e il suo poderoso mokkori, erano, e sono, perfette per un videogioco. Fa ancora più strano pensare che di giochi dedicati a City Hunter ne sia uscito solo uno (ma Ryo Saeba è possibile vederlo e impersonarlo anche nel recente e moderatamente schifoso Jump Force e nell’oscuro J-rpg Famicom Jump: Hero Retsuden ) e only Japan. A rendere ancora più raro e ignoto il gioco ci pensa il fatto che sia uscito sulla console patria delle conversioni di famosi manga/anime cioè il mitico PC-Engine.
Sunsoft, software house nipponica che a sol leggere il nome sul logo ci porta in mente l’esoticità del Giappone e i giochi perle nascoste, decise che nel 1989 era l’ora di far scorazzare il nostro stallone di Shinjuku anche nel mondo dei videogiochi con il classico, come ci si poteva aspettare, action un po’ Rolling Thunder e un po’ quella ciofeca di tie-in di Lethal Weapon uscita su Amiga. Nei panni di Ryo Saeba il giocatore deve farsi strada in edifici pieni di scagnozzi tutti uguali ed entrare a casaccio in tutte le porte che vede. L’idea particolare venuta in mente ai programmatori giapponesi è quella di far sembrare anche il videogame come una sorta di contenitore degli episodi dell’anime. Infatti, ad inizio partita viene chiesto al giocatore di scegliere tra 3 missioni che poi hanno i titoli, per chi capisce il giapponese, sullo stile del classico episodio, ognuno con la sua trama, il suo cattivo e i suoi personaggi.
Ecco, giocare a City Hunter per Pc-Engine è come vivere tre avventure inedite del nostro amante del sesso femminile. Diciamo che tre soli livelli sono anche un po’ pochi e si poteva fare di più, ma non è solo questo che manca: la giocabilità pecca di spessore, Ryo salta e spara e può trovare anche altre armi nuove da usare, ma alla fine si può finire il gioco semplicemente con la pistola e le sue munizioni infinite e tutto si conclude ad andare in giro per l’edificio, a destra e a manca, sopra e sotto, ad entrare e uscire a casaccio da numerose stanze dove incontrerete vari personaggi che vi daranno oggetti utili per proseguire come, nientedimeno, una chiave per aprire una porta sparsa chissà dove nel livello. Encomiabile che Ryo possa riprendere le energie trovando delle ragazze seminude nelle varie stanze (unico mezzo per recuperare energie, ma non poteva essere diversamente dato che parliamo di un mezzo maniaco) e lo stile dell’anime è riprodotto discretamente con i vari dialoghi surreali, i vari personaggi che avete imparato ad amare e le musiche che ti fanno capire come suonasse bene quella scatoletta bianca della NEC. Da Sunsoft mi sarei aspettato di più, da PC-Engine mi sarei aspettato di più e City Hunter meritava di più. Menzione d’onore va alla intro che con il suo tratto pixel fumettoso gasa, purtroppo inutilmente, il giocatore.
Per la cronaca vi informo che un gruppo di appassionati si sono presi l’onere di tradurre gli incomprensibili Kanji nel più famigliare, per noi, inglese. Anche perché si perde la metà del gioco, che già non è proprio il massimo. Potete scaricare la traduzione dai mitici Romhacking
City Hunter
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- Pubblicato: 07-05-2020, 00:22
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Ricordo che un amico che lo aveva sul suo PC Engine mi ci fece fare una partitina, ma lui per primo non ne era entusiasta... peccato! Non sono esattamente un fan della serie animata ma qualche risata me la sono comunque fatta ai vari siparietti comici che non di rado terminavano con Creta che prendeva Ryo a martellate con un martellone extra-extra-extralarge
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Da fan del manga, ovviamente ci ho giocato. Come ha detto Sun nell'articolo, l'andare a casaccio lungo le missioni me lo ha però fatto mollare senza mai finirlo. Concordo sul reparto audio: la colonna sonora è la parte migliore, in linea col city pop di quegli anni che caratterizza ovviamente anche le annesse serie animate. Che nostalgia!
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