Il motivo più probabile di questa situazione è il fatto che, a differenza dei capitoli precedenti, PS non apparve mai nelle sale giochi; nonostante alcune dicerie, la cartuccia per PC Engine del gioco non è la conversione di una fantomatica versione da sala, dato che Taito aveva fin dall'inizio deciso di non produrre il gioco per gli arcade. Poiché la base d'utenza della console NEC non era ampia come quella di altri sistemi dell'epoca, e nonostante le conversioni effettuate (soprattutto quella per Amiga), PS rimase un titolo tutto sommato di secondo piano.
Ciò è un peccato, perchè il gioco riprende perfettamente tutte le caratteristiche vincenti dei suoi predecessori: un gameplay in apparenza elementare ma che richiede tempo e dedizione per essere padroneggiato; un'esperienza di gioco senza nulla da invidiare a quella dei coin-op di allora, con caterve di bonus segreti e non, e numerosi modi differenti per aumentare il punteggio; mondi segreti da scovare; l'accattivante stile grafico tondeggiante e coloratissimo. In più Parasol Stars ha anche il merito di riproporre la modalità a due giocatori in contemporanea, che mancava a Rainbow Islands. Sempre a proposito del presunto legame tra questo titolo e i coin-op, va notato come i game designer si siano divertiti a giocare su questo fatto: infatti i classici "continue" sono qui chiamati "crediti", e il metodo per ottenerne di nuovi, oltre al punteggio, è quello di raccogliere dei bonus a forma di moneta da 100 yen, ovvero quelle che in Giappone venivano usate nelle gettoniere degli arcade!
E ora qualche esempio per chiarire in cosa consista questo particolare gameplay: stavolta Bub e Bob non avranno come arma né bolle né arcobaleni, ma degli ombrellini colorati. Questi sono tutto tranne che innocui, infatti ogni nemico di piccola taglia che venga toccato da essi rimane immobilizzato: a questo punto il giocatore ha diverse scelte a propria disposizione. Può lanciare il nemico così stordito addosso ad altri mostriciattoli, così come mantenere questo nemico sulla punta dell'ombrello per portarlo in giro e accostarlo agli altri avversari che rimarranno storditi a loro volta; può mantenere aperto l'ombrello per stordire tutti i nemici che entrino in contatto con esso, e inoltre usare l'ombrello per spostare tutti questi nemici KO, raggruppandoli per eliminarli tutti in un sol colpo lanciando loro addosso un altro mostriciattolo. Questo sistema di combo è un'evoluzione di quanto visto in Rainbow Islands, dove si poteva intrappolare più nemici sotto gli arcobaleni per moltiplicare il punteggio. Non è finita qui: per tutti i livelli sono sparsi dei punti da cui cadono di continuo delle gocce (se no perché portarsi dietro un ombrello?), le quali agiscono come le bolle speciali in Bubble Bobble. Esse racchiudono in sé i poteri degli elementi, per cui raccogliendone cinque sulla punta dell'ombrello si creerà un mega-gocciolone il quale avrà un effetto analogo agli elementi già visti in BB (acqua, fulmine e fuoco), con l'aggiunta dell'elemento stella che ha la capacità di generare un devastante vortice di stelline. Naturalmente le gocce possono anche essere usate singolarmente, come proiettili da scagliare con le ombrellate per stordire nemici a distanza e raccogliere le decine di bonus sparsi ovunque. Il nostro ombrello ha inoltre una resistenza tale da poter fare da scudo alla maggior parte dei proiettili e oggetti sparati al nostro indirizzo, e per finire se tenuto aperto dopo un salto ci permette di fare planate degne della miglior Mary Poppins. Visto quante cose può fare un attrezzo in apparenza innocuo?
Dall'analisi sopra riportata si può capire come in fondo il gioco non proponga nulla di radicalmente nuovo, tuttavia questo in sé non è un difetto, poichè i game designer Taito sono riusciti a mescolare piuttosto abilmente le meccaniche dei loro precedenti amatissimi giochi e aggiungere quel tanto di nuovo che basta per non etichettare PS come clone dei successi del passato; successi che, come da tradizione della casa, vengono citati nei livelli finali e segreti del gioco. Il divertimento e il fattore di dipendenza generato da questo gioco rimangono agli stessi altissimi livelli degli altri capitoli della serie, e questa è la cosa più importante per chi gioca. Anche a distanza di tanti anni risulta sempre spassoso prendere i comandi di Bub e Bob e ripulire con loro i vari stage, magari innervosendosi perchè non si è riusciti a recuperare tutti i bonus o non ci si ricorda più il metodo per far apparire gli item nascosti o le porte che conducono agli ultimi due mondi!
Se proprio vogliamo trovare dei difetti a Parasol Stars, possiamo dire che le caratterizzazioni dei vari mondi (tra cui citiamo il mondo meccanizzato e il pianeta-casinò) sembrano leggermente meno ispirate rispetto a quelle di Rainbow Islands, oppure che si riscontra una certa ripetitività nella colonna sonora, la quale presenta per la quasi totalità dell'avventura la stessa musichetta di sottofondo e lo stesso tema per la sfida con i boss (piccola curiosità: quest'ultimo è una versione della Lambada...). Si tratta tuttavia di peccati veniali.
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