Permettetemi un appunto personale: perché parlare di un gioco così sconosciuto ai più e senza qualità particolarmente significative? Beh, a me è sempre piaciuta moltissimo l'idea di base: un uomo solo, o due se scegliamo la modalità di gioco in doppio, attraversa il mondo a piedi abbattendo nel frattempo decine di creature mitologiche dei più diversi paesi! L'avventura parte in Cina dove ci toccherà affrontare draghi e kyonshi (i non-morti cinesi), poi, dopo aver attraversato il mare, ci troveremo in un villaggio giapponese antico pieno di spettri e tutte quelle creature ormai ben note agli appassionati di anime e manga; le nostre traversate ci condurranno anche in una città fantasma del vecchio West infestata da ogni genere di mostro occidentale (inclusi vampiri e sosia di Jason!), in un castello popolato da goblin e demoni, e via dicendo.
Uno degli elementi più accattivanti del gioco è lo stile grafico adottato che, se da una parte rispetta i canoni di giochi "cupi" stile Ghosts 'n Goblins, dall'altra introduce elementi decisamente più buffi nella figura del protagonista (coi suoi occhiali scuri e baffoni da tamarro) e di alcuni nemici (i kyonshi che girano in triciclo, i vampiri addormentati con la bolla al naso...).
Il nostro "ghostbuster" è in grado di compiere un doppio salto (fondamentale fin da subito) e schiacciare i nemici saltando loro sulla testa; soprattutto possiede un'arma che può essere caricata con molteplici tipi di munizioni, come missili, bombe, laser e sparo triplo: per poter cambiare proiettili bisogna raccogliere le icone che appaiono fluttuando dalla sinistra dello schermo e rilasciano ciclicamente i vari tipi di arma. Gli unici altri bonus sono rilasciati dai nemici uccisi: si tratta di cuoricini utili solo a fare punti e delle "P" che, se raccolte in numero di 3, fanno da scudo, consentendo al giocatore di subire un danno in più prima di schiattare. L'unico modo per accumulare vite è fare più punti possibile, ottenibili anche raccogliendo l'icona di un'arma di cui siamo già in possesso o una P quando abbiamo ancora lo scudo attivo.
Come si può capire da questa descrizione, Horror Story mantiene le meccaniche tipiche da coin-op che aveva in origine: la conversione di NEC non modifica nulla in questo senso, e le uniche differenze riguardano un boss aggiuntivo (il cowboy scheletrico che potete vedere in una delle immagini) e la difficoltà resa più sopportabile rispetto alla sfida mostruosa dell'arcade originale. I nemici sono meno coriacei, il giocatore riappare subito dopo morto e in generale sono stati ammorbiditi molti elementi che rendevano HS quasi impossibile da terminare. Tuttavia, va detto che alcune tipologie di nemici sono assenti dalla versione PCE. Già, nonostante il supporto CD, la conversione non è proprio "arcade perfect": la grafica è più spenta, coi colori più impastati e gli sfondi meno dettagliati, la collisione sprite a volte è approssimativa e, come detto prima, alcuni elementi mancano del tutto.
L'unico elemento che ha tratto beneficio dal supporto è il sonoro: le chiptunes dell'originale erano ottime, tutte molto godibili e dalle sonorità tipicamente anni Ottanta, ma qui sono state del tutto riarrangiate e per la maggior parte suonano decisamente meglio anche se sono composte pur sempre da sample e non da strumenti veri. Il ricorso al CD, però, elimina un aspetto originale del coin-op: se nell'originale non c'era soluzione di continuità tra le ambientazioni e, in sostanza, tutto il gioco era un unico, enorme livello, qui le zone corrispondono a singoli round, per permettere al lettore di caricare la traccia audio corrispondente nella pausa tra un livello e l'altro.
Il più grande difetto di Horror Story è il riproporre senza variazioni di rilievo un coin-op vecchio di cinque anni: se il gioco è stato progettato per essere un mangiasoldi nelle sale degli anni Ottanta, vista anche la difficoltà, la fruizione necessariamente diversa (console domestica negli anni Novanta) fa sì che l'esperienza non sia più soddisfacente per il giocatore consumato.
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