Final-Fantasy-IV-mobileFinal Fantasy IV, dopo vent’anni dalla prima e storica pubblicazione per il Famicom di Nintendo, è ancora vivo e vegeto. Probabilmente è altrettanto viva la nostra voglia di passato e, mai come in questi ultimi tempi, la retromania si è diffusa ad un punto tale da portarci, non solo a riesumare le cose accumulate in soffitta, ma anche a modernizzare le cose vecchie per poi reinserirle nel nostro presente. Ad essere pignoli, più che di modernizzazione, per FF IV sarebbe più corretto parlare di restyling visto che la propria architettura da classico gioco di ruolo giapponese è praticamente la medesima del 1991.

Quest’ultimo fatto la dice quindi lunga su quanto fosse vincente e funzionale il gameplay della saga creata dalla mente di Hironobu Sakaguchi. Nel 2012 fu così affidato ai ragazzi di Matrix Software, per volere della casa madre Square Enix, il compito di convertire il suddetto titolo per le piattaforme mobile la cui versione per i sistemi iOS vide la luce alla fine dell’anno per poi essere seguita in quello successivo da quella Android e infine da Windows.

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La scelta di incaricare i Matrix Sofware non fu casuale in quanto furono sempre loro, nel 2007, ad occuparsi della trasposizione di FF IV per Nintendo DS. Per smartphone ritroviamo lo stesso identico adattamento di allora con la differenza principale, ovvia, dell’aggiornamento dei comandi in relazione all’interfaccia touch dei moderni telefoni cellulari. Il titolo originale vantava una grafica bidimensionale molto curata per i tempi ma chiaramente non più facilmente digeribile dalle nuove generazioni cresciute solo a poligoni. Il gioco venne quindi visivamente rivisto optando per un 3d da una parte sì più moderno ma anche semplificato il giusto per l’utenza di una console portatile, mediamente più giovane.

Quello che abbiamo davanti non è invero un lavoro, dal punto di vista estetico, dettagliatissimo, ma non per questo mediocre. Per la scelta dei personaggi si è ritornati al super deformed che aveva caratterizzato alcuni capitoli passati della saga, come il VII o il IX, rispettando però la sinuosità del character design originale di Yoshitaka Amano. Nel mentre, per le ambientazioni, si è optato per lo stretto necessario limitandosi a trasporre gli stessi stilemi del lavoro originale. Ovviamente, nel passare alla tecnologia più avanzata degli schermi smartphone, questa scelta fa emergere il bisogno di un qualche elemento in più che vada ad arricchire gli sfondi, rigorosi e fedeli sì, ma alle volte spenti e disadorni. Stiamo comunque parlando, per quanto concerne Square Enix, di un’operazione commerciale economicamente non primaria perciò, probabilmente, non potevamo aspettarci molto di più sotto questo aspetto. Tuttavia resta il fatto che, tra l’uscita per il DS e quella mobile, intercorrono cinque anni e quindi il passaggio alle risoluzioni maggiori dei moderni telefoni ha messo in risalto la distanza di tempo mettendo in difficoltà le texture di un gioco il quale, per le capacità della console Nintendo, poteva al contrario rappresentarne una delle vette artistiche. Sia chiaro, visti i presupposti e la finalità del tutto, non si può certo gridare allo scandalo o al “danno di immagine”, ma è ovvio come nelle riprese maggiormente ravvicinate si noti la sgranatura dovuta alla superiorità tecnica degli schermi odierni. Senza contare poi che la versione Nintendo poteva vantare sulla presenza del doppio schermo e questo, soprattutto nei combattimenti e l’esplorazione della mappa, ha portato a riconcepire i menù.

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Anche in questa sede, da parte di Matrix, ritroviamo una soluzione formale e cromatica confinata allo stretto necessario. Partendo dalla mappa, si registra la sua assenza fissa costringendoci ad aprirla magari più volte nell’arco dello stesso viaggio. Nelle battaglie, altresì, si è ugualmente riprodotto pedissequamente l’orientamento dei comandi del battle system storico ignorando il fatto che su telefono ormai non esiste quasi più alcun tipo di pulsante fisico. La conseguenza è che probabilmente, per le dita di molti giocatori destrimani, risulterà macchinoso utilizzare i menù principali presenti, come da tradizione, sulla sinistra dello schermo.
A differenza delle consuete recensioni del sottoscritto, siamo partiti con l’analisi dell’aspetto visivo del gioco in quanto, sul resto, non c’è molto di nuovo da scoprire se non la conferma della bontà del lavoro svolto dall’allora Square ancora nel ‘91.

Final Fantasy IV fu infatti, concettualmente, il primo episodio “moderno” della saga, moderno inteso come portatore di quella struttura ludica, sì rielaborata dai tre prequel, ma sulle cui tracce hanno campato plausibilmente quasi tutti i successivi capitoli e dalle quali la concorrenza ha preso ispirazione. Fu infatti qui che venne introdotto il famigerato Active Time Battle, sistema nel quale ogni combattente, protagonista o antagonista, attacca aspettando il proprio turno la cui scansione è dettata dall’esaurimento di una barra temporale la cui velocità dipende dalle caratteristiche dei personaggi, dagli status alterati e quant’altro. A questo si aggiunge il Job System, purtroppo alterato in peggio rispetto al passato, nel quale le peculiarità esclusive dei membri di una razza vanno ad annullarsi a vicenda in quanto è possibile farle apprendere anche ai componenti delle altre tramite un sottosistema implementato per l’occasione.

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Tutto ciò porta inevitabilmente all’abbassamento della componente strategica, e quindi di sfida, di tutta l’avventura alla quale, d’altro canto, sono stati aggiunti minigiochi, missioni secondarie, una coppia di boss minori e la possibilità di settare la difficoltà generale. Narrativamente, comprensibilmente, non possiamo aspettarci un racconto di profondità pari a quelli odierni. Ciò nonostante, considerando il doppiaggio inglese affiancato dalla localizzazione in italiano e la rimasterizzazione della colonna sonora di Nobuo Uematsu, possiamo sicuramente apprezzare, o riapprezzare, in meglio la storia originale la quale, all’epoca, introdusse uno dei protagonisti più amati della serie: il cavaliere oscuro Cecil di Baron. Da figura negativa, esecutrice di barbare imprese per conto del Re, il nostro guerriero prenderà sempre più le distanze dal proprio sovrano per poi ribellarsi e cambiare. Nel corso della sua “redenzione” Cecil incontrerà altri compagni di viaggio che lo accompagneranno fino alla fine e che, ovviamente, combatteranno al suo fianco (oltre che poter morire da un momento all’altro). Dodici i personaggi giocabili complessivamente di cui ben cinque utilizzabili contemporaneamente negli scontri.


COMMENTO FINALE


"L’adattamento smartphone di Final Fantasy IV non aggiunge quasi nulla a quello per Nintendo DS risalente al 2007. I cinque anni intercorsi tra loro hanno inoltre messo in risalto una realizzazione tecnica non più al top. Qualora tuttavia non vi foste mai avvicinati, neanche per sbaglio, al capolavoro Square, questa è l’occasione giusta per farvi catturare dalla fiabesca atmosfera del regno di Baron e dalla magia dei suoi abitanti. Ci troviamo infatti di fronte ad un must della storia dei JRPG la cui meccanica di fondo, magari non sarà più al passo coi tempi per complessità, ma è sicuramente sopra la media dei giochi mobile.