Nei panni del leader di un commando d’elite composto di quattro cloni appositamente potenziati, lo scopo del gioco sarà quello di portare a termine una serie di missioni sotto copertura per conto della Repubblica. Ad un gameplay di base ereditato quasi in pieno dalla serie Halo, scudi a ricarica inclusi, si vanno perciò ad affiancare quelle meccaniche tipiche degli shoother più tattici come Rainbow Six o Socom. Sebbene l’interazione con i nostri compagni si fondi sull’utilizzo di alcune basilari tattiche di squadra (come “avanzate!” o “mantenete la posizione!”) e sullo sfruttamento di ben determinati “hot-spot” (siano essi torrette o ripari improvvisati), l’attenta pianificazione degli scontri a fuoco più impegnativi si renderà quantomeno necessaria, vista l’incredibile resistenza e potenza di fuoco messa in campo dai nostri avversari. Il miglior pregio di Republic Commando, infatti, risiede proprio nel farci scoprire un lato assai poco esplorato dell’universo di Star Wars, ossia quello della guerra vista attraverso gli occhi di un semplice umano, il quale, fra droidi corazzati, alieni volanti e potentissimi cavalieri Jedi, non doveva affatto avere vita facile.
Tale sensazione viene magistralmente riproposta dal titolo LucasArts, dove i nostri soldati, se presi singolarmente, risulteranno di gran lunga più deboli di uno qualsiasi dei Super Battle Droid o dei Droideka che ci assaliranno ad ondate. Saranno appunto l’astuzia ed un attento lavoro di squadra a fare la differenza, finendo così col creare quel fortissimo senso di cameratismo ottimamente enfatizzato da dialoghi e cut-scene.
Più in generale possiamo dire che Republic Commando rappresenta il volto cupo e politicamente scorretto di Guerre Stellari. Un mondo fatto di operazioni segrete e realpolitik, dove l’onnipresente ombra della morte può essere esorcizzata solamente abbandonandosi ad ottuso quanto misogino spirito di corpo. Ad amplificare una simile impostazione ci pensa anche il comparto grafico, il quale si discosta in maniera significativa dalle asettiche ed ordinate ambientazioni tipiche della serie, arrivando persino ad includere gli schizzi di sangue (o di fluidi simili) capaci di imbrattare per alcuni secondi il visore HUD del nostro casco.
Tecnicamente parlando il titolo LucasArts fa il suo dovere nello sfruttare quelle che sono le potenzialità del popolarissimo Unreal Engine 2, riuscendo così a dare forma ad un mondo credibile e ricco di dettagli. Come tutto il resto del gioco, comunque, anche il comparto grafico non riesce ad offrire nulla di memorabile, finendo così con lo svolgere diligentemente il proprio lavoro senza però raggiungere mai un livello di assoluta eccellenza. Discorso a parte merita invece il comparto audio, dove l’elevato standard dei titoli a marchio Star Wars riesce ancora una volta a stupire con musiche ed effetti di sicuro impatto.
Come tutti i titoli del genere, Republic Commando trova il suo più grande limite nella longevità. Nonostante il buon comparto narrativo ed un livello di difficoltà ottimamente calibrato lavorino a braccetto per mantenere sempre vivo l’interesse del giocatore, una volta terminata l’avventura (cosa che non dovrebbe richiedere più di una manciata di ore anche al giocatore meno smaliziato) difficilmente si proverà la voglia di riprendere in mano il titolo. Constatazione che risulta tanto più veritiera una volta venuto a mancare l’originale supporto per il multiplayer online.
Concludendo, possiamo dire che quest’ennesimo tie-in inspirato all’universo di Guerre Stellari, pur non rappresentando un tassello fondamentale nelle produzioni di genere, è sicuramente un buon titolo, contraddistinto da meccaniche iper-collaudate nonché da un’atmosfera in grado di fare agilmente breccia nel cuore del giocatore. Il buon comparto tecnico fa infine da cornice ad un’esperienza che, finchè dura, saprà regalarvi più di qualche emozione.
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