Due ragazzi imprigionati in una casa stregata, un esercito demoniaco che li assedia ed un super cattivo, il malvagissimo Barone Von Monster che cerca di spaventarli in ogni modo… una classica trama che regge un gioco incerto tra il passare alla storia o restare un titolo minore.
Rare goes to America!
Qualunque prodotto sembrerebbe oggi fiacco e limitato dopo aver giocato a Super Mario Galaxy… ma siamo nel 2003 e Nintendo sta ancora attraversando il suo periodo buio. Il Gamecube infatti era spesso snobbato dalle terze parti, ancora poco fiduciose, dopo le scelte infelici fatte sul Nintendo 64. Il clamoroso abbandono di Squaresoft, traghettata allegramente sui lidi Sony bruciava ancora a tutti, ma sul nuovo e fiammante cubetto si aspettavano i grandissimi franchise di Nintendo, Mario, Zelda, Metroid , assente ingiustificato sul 64 bit, e ovviamente i favolosi titoli della Rare ma… La Rare nel 2003 decise di abbandonare il GameCube per sviluppare in esclusiva per la appena nata X-Box, debutto nell’hardware della Microsoft.
E qui non stiamo parlando della Sfigatello Qualunque Soft… La Rare, soprattutto su Super Nintendo, aveva rilasciato dei titoli indimenticabili e perfetti, Battletoads, la saga di Donkey Kong Country, i due bellissimi episodi di Banjo, Conker, e, proprio l’anno prima, Starfox Adventures. La magia che i titoli fatti in collaborazione con Nintendo avevano ed hanno è indescrivibile, quindi tutti si aspettavano grandi cose da questo primo titolo per l’enorme scatolone nero di Microsoft. Molti fan della Nintendo se la legarono al dito e considerarono la Rare come una traditrice della causa, mentre altri, più aperti a piattaforme differenti, comprarono l’X-Box e il titolo in questione.
Umorismo inglese a fumetti
Sulla copertina del gioco capeggia la scritta “dai creatori di Donkey Kong Country e Banjo-Kazooie”. Quanti ricordi. Microsoft ha sempre considerato l’acquisizione di Rare come una mossa fondamentale, arruolando nella sua scuderia un sicuro cavallo vincente. Grabbed By the Ghoulies si riconosce a prima vista, i programmatori della Rare sono dannatamente bravi nel loro lavoro, la magia Nintendo era quel tocco in più, certo, ma anche da soli hanno stoffa da vendere.
La scelta della software house per accompagnarci nel mondo stregato di Grabbed by the Ghoulies si posa sulla narrazione fumettistica: ogni scena è infatti racchiusa in un fumetto che, pian piano, ci racconta l’evolversi degli eventi. Goulhaven Hall, così si chiama la casa stregata dove si svolgono gli eventi. Il tono è molto scherzoso e caricaturale, come da sempre ci ha abituati Rare, avvicinandosi un poco a quel Luigi’s Mansion uscito solo due anni prima sul Gamecube.
Cooper, un eroe anonimo
Il protagonista è un ragazzino che spesso e volentieri si spaventa degli eventi e dei mostri presenti nella dimora. Lo spavento sarà in grado di togliere molta energia vitale a Cooper, questo l’infelice nome del protagonista. Per fortuna Resident Evil 4 insegna e, per togliergli la paura, ci sarà un piccolissimo quick-time event basato sulla semplice pressione di una sequenza di tasti.
Un gameplay altalenante, tra sfide e libertà esplorativa
Il genere del gioco si avvicina molto ad un classico hack & slash, pur non appartenendo al genere. Per andare avanti sarà sempre necessario far fuori tutti i mostriciattoli che si trovano nelle varie camere della villa stregata. Ogni stanza o ambiente costituisce una scena dei vari capitoli in cui è diviso il gioco. Molto bella l’idea del libro da vivere insieme al giocatore, che apprende l’evoluzione della trama passo dopo passo. In alcuni momenti però sarà necessario attenersi a certe regole, tipo dover distruggere un determinato tipo di nemico e solo quello, oppure non dover sconfiggere gli stessi demonietti in successione. Il gioco chiama queste piccole regole “Sfide” e dà quel pizzico di strategia in un gameplay altrimenti monotono. Raccogliendo in giro per la villa i libri magici, sbloccheremo altre sfide particolari, sempre differenti.
Grabbed by the monsters, bestiario ed equipaggiamento
I nemici sono molto vari ma tutti, ovviamente, appartenenti al genere horror a cui si rifà il nostro Grabbed by the Ghoulies: troveremo, infatti, demonietti semplici, ragni, mummie, sedie, porte animate, tutti da sconfiggere combattendo a mani nude, con armi improvvisate, sottratte allo scenario, armi speciali come, ad esempio, un divano che può essere utilizzato per poco contro i nemici; infine, armi cosidette “permanenti” ma con un tempo limitato d’uso, come ad esempio la candela che ci dona lo strano maggiordomo del lugubre maniero, che ci seguirà dandoci consigli e dritte durante la nostra missione di sopravvivenza.
Curiosa la scelta di utilizzare la levetta destra per i quattro attacchi, invece dei canonici tasti, con un tipo di movimento simile a quanto già visto in Ape Escape per Playstation. Questa impostazione si rivela comunque vincente, donando semplicità e immediatezza all’azione.
Autocitazioni made in UK
Alcune chicche in stile Rare sono presenti, come quando Cooper trova la confezione di una X-Box per terra e, rompendola, trova dentro la chiave che cercava per completare la scena. Ricorda da vicino il caro Cranky Kong che gioca con le console Nintendo mentre Donkey Kong lo va a trovare nel primo episodio dell’indimenticata trilogia di DKC. E che dire della scatola di Killer Instinct 3 (tutt’ora inedito) tra i libri della villa? Autocitazione di classe! Amber, fidanzata di Cooper, trasformata in zombie è imperdibile… L’umorismo tipico inglese spesso esce fuori, ad esempio nella frase “L’ho messo alla porta” quando si sconfigge una porta stregata, ed eleva in alcuni punti il gioco. Il salvataggio è automatico alla fine di ogni stanza, opzione comoda ma che rende un pochino troppo facile la vita.
Comparto audiovisivo
Graficamente siamo ad un livello davvero buono, l’X-Box è ben sfruttata e tutto ciò che si vede è una gioia per gli occhi: i protagonisti, i loro avversari e il campo di gioco sono realizzati davvero bene, e l’atmosfera regala sempre qualche brivido legato ad apparizioni visive.
Anche il sonoro è un punto di forza del gioco, sottolinea bene gli avvenimenti senza mai essere troppo invasivo. Certo, non ci sono melodie indimenticabili come in Banjo-Kazooie, ma ciò che ascoltiamo è davvero di buona qualità. Manca il doppiaggio dei personaggi, ma ciò non è da considerare come difetto, l’idea del fumetto narrante si sposa bene con le “vocine” in stile The Sims dei personaggi.
Un successo mancato
Il gioco non è dunque un capolavoro ma, forse, non nasce con l’idea di esserlo. Era più un banco di prova per far vedere le capacità di Rare al debutto sulla macchina Microsoft. Il giudizio finale è di certo positivo, il gioco in certi momenti è persino appassionante ma, putroppo, è il carisma a mancare al gioco e al suo protagonista e, certe volte, insegna l’ex mamma Nintendo, il carisma è tutto.