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ID: 247361Una ventina di anni fa (e per molto tempo a seguire) l'Italia venne invasa dalla generazione “adulta” dei cartoon giapponesi: messi da parte i vari Georgie o Hello Spank, era giunto il momento di vedere personaggi come quelli di Dragon Ball o dei Cavalieri dello Zodiaco darsele di santa ragione ad ogni episodio, con il solito fine di salvare il mondo da una qualche minaccia. Fra questi cartoni animati ve ne era uno che da noi prese il nome di “Ken il Guerriero” (Hokuto no Ken in originale) e sostanzialmente riguardava un mondo colpito e ridotto in macerie a seguito di un conflitto nucleare a fine XX secolo, in cui i sopravvissuti, assediati da bande di predoni, invocavano di continuo un aiuto, trovato alla fine in un misterioso uomo di nome Kenshiro.

Questi era il successore della scuola di arti marziali "Divina Scuola di Hokuto" e con la sua devastante tecnica di combattimento era in grado di atterrare ogni avversario, mettendo di fatto nelle sue mani il destino di tutti i sopravvissuti alla catastrofe.
Sull'onda del successo del manga e della serie animata non mancarono i primi tentativi di una trasposizione videoludica di Hokuto no Ken, ma fino ad oggi ogni prova è risultata quasi sempre deludente, almeno finché la Tecmo Koei Games non si è messa al lavoro sull'odierno titolo, per Xbox 360 e PlayStation 3, ispirato a tale saga: "Fist of the North Star: Ken's Rage". Avremo questa volta un prodotto finalmente degno di questo nome? Vediamo come si presenta il titolo in questione, analizzando la versione per la console di casa Microsoft.

Il gioco di nuova generazione si basa interamente sulla prima stagione del cartone (che vede Ken sfidare direttamente il potentissimo Raoul, suo stesso fratello), ma la prima differenza che balzerà agli occhi degli aficionados dell'anime è il livello di violenza implementata nel titolo Tecmo-Koei. La censura, infatti, si faceva sempre sentire ad ogni localizzazione italiana delle avventure post- atomiche di Ken, ma qui si è deciso di fare sul serio, rappresentando maggiormente le esplosioni dei corpi dei nemici a seguito dei colpi messi a segno, senza lesinare sulle copiose fuoriuscite di sangue.

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Da qui in poi iniziano però i dolori (non quelli che produrrà Ken sul malcapitato di turno): chiunque abbia giocato a un titolo della serie “Dynasty Warriors”, sempre della Tecmo Koei, si accorgerà presto che anche Fist of the North Star: Ken’s Rage utilizza la stessa, vecchia di anni, meccanica di gioco, ovvero sviluppare un personaggio mentre si procede contro centinaia di nemici nello stesso tempo, completando obiettivi molto semplici nei restanti momenti in cui non si combatte. Tutto questo, aggiungendo anche partite co-op con amici, può essere molto divertente, ma fa capire come la serie Dynasty Warriors sia stata non solo una mera ispirazione, ma una base vera e propria, tanto che Ken's Rage usa lo stesso tipo di gameplay, denotando una mancanza di inventiva e, ahimé, risultando persino peggiore.

La sensazione, infatti, è quella di avere tra le mani un hack 'n slash relativamente poco sviluppato: il gioco inizia impersonando un Kenshiro dalle movenze più pesanti di un carro armato; potente, ma piuttosto lentino nel mettere a segno i colpi. Un esempio è la presa, che richiede due secondi pieni per essere eseguita; cosa che in gioco di lotta può essere a volte anche fatale, poiché lascerebbe la guardia scoperta per troppo tempo. Progredendo attraverso il gioco, Ken sale di livello e acquisisce nuove mosse, e siccome i livelli non sono propriamente una passeggiata, considerando l'osticità nell'affrontare fiotti di nemici in una volta sola, man mano che si va avanti vengono sbloccati nuovi personaggi giocabili, ognuno con la propria tecnica di combattimento e storia.

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Ottenuti nuovi combattenti, Kenshiro cede il posto d'onore nella modalità “Storia” (single play) al fine di potersi cimentare con il rapido e letale Rei (divertendosi più o meno come nell'uso di Ken) oppure con la semplice Mamiya, che attacca gli avversari con uno yo-yo (non risultando poi così esaltante). Ogni personaggio, al parti del protagonista, può essere sviluppato e accresciuto in esperienza (cosa che, giocando nei panni di Mamiya può, appunto, diventare un processo quanto mai lungo, e per questo anche noioso).

Sebbene la modalità Storia proponga una longevità elevata, dovuta alla possibilità di rigiocarla attraverso gli occhi (e le sberle) di diversi protagonisti dell'universo di Hokuto no Ken, i livelli alla fine si mostrano per quello che sono: gli stessi medesimi scenari e gli stessi medesimi nemici, ma almeno ogni volta si avrà un “motivo” (storyline del relativo personaggio) differente per legnare quest'ultimi.
Fist of The North Star propone inoltre una modalità denominata “Sogno”, nella quale si può scegliere, una volta sbloccato, qualsiasi personaggio e in co-op con un amico si deve percorrere una serie di livelli dove la mappa è contrassegnata (in rosso) dalla presenza della solita moltitudine di (inetti) nemici, piuttosto facili da uccidere (a differenza della modalità in singolo), almeno finché, dopo aver risolto semplici obiettivi, si affronta il boss di turno, decisamente molto più difficile.

Il comparto grafico di Ken's Rage presenta delle caratteristiche interessanti: i personaggi principali sono decisamente ben fatti e curati finemente nei particolari (così come le loro animazioni durante l'esecuzione delle mosse di combattimento) ma già le orde avversarie iniziano a rivelare qualche problema. Si evidenzia un declino (seppur minimo) del dettaglio e si nota la riproposizione dell'ormai famoso stile di character design di ogni gioco di lotta a scorrimento dai tempi di Double Dragon: i nemici sono tutti uguali, praticamente identici.

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E' vero, ogni livello avrà il suo “tipo” di cattivo, ma ognuno di questi sembrerà che prima di gettarsi nella lotta furibonda contro “Ken e Co.” abbia optato per una più “economica” clonazione in massa, piuttosto che chiedere l'aiuto a qualche altro ceffo o pendaglio da forca che sia. Il fondo viene toccato dalla qualità delle ambientazioni: scarne, semplici e decisamente poco definite. Essendo comunque un gioco improntato all'azione nuda e cruda e non all'esplorazione, costruire scenari senza troppi fronzoli estetici era la cosa più ovvia da fare.
Tuttavia, pur non chiedendo il dettaglio e la qualità grafica di un Red Dead Redemption, forse se i ragazzi della Tecmo-Koei avessero tentato qualche sforzo in più, il risultato non avrebbe di certo dato fastidio agli occhi di noi poveri giocatori. Anzi.

Il reparto audio presenta, per quanto riguarda la colonna sonora, delle buone musiche metal, adatte a sottolineare vivamente e in maniera adrenalinica i vari pestaggi che si andranno a compiere. Ogni volta che un personaggio si accingerà a parlare, oppure quando vi sarà un effetto sonoro, la musica scenderà in intensità, dando più risalto al parlato oppure ai vari “crash, pum, pam” udibili nel gioco. Ultimo, ma non meno importante, il doppiaggio dei personaggi e in particolar modo di Ken: il suo “atatatatatata (ecc.)" stile Bruce Lee, durante il colpo dei cento pugni distruttivi di Hokuto, non ha prezzo...

COMMENTO FINALE


"In conclusione Fist of The North Star: Ken's Rage è il classico gioco che prima dell'uscita promette faville, ma che una volta giocato risulta mantenere ben poco. La grafica non a livelli della piattaforma su cui è uscito (in questo caso della Xbox 360), il gameplay ripetitivo e la difficoltà dei boss a volte frustrante fanno ottenere al gioco un livello qualitativo appena sufficiente. La co-op della modalità “Sogno” e il fatto che prima di essere assaliti dalla noia ci si riesca anche a divertire, fanno sì che il gioco si salvi, anche perché impersonare Ken, per chi è cresciuto negli 80's a pane e anime, è come tornare ragazzi, mentre si cerca di ricordare quando il Guerriero, toccando i punti di pressione vitali di un bandito, diceva:” Sei già morto”."