Soul Calibur IV è un picchiaduro tridimensionale in cui è possibile muovere il proprio personaggio nelle 8 direzioni rispetto al piano senza vincoli di sorta o impedimenti. Infatti la struttura di gioco ci permette di sfuggire agli attacchi liberamente nello spazio calpestabile abbattendo quel limite in cui i due personaggi sono costretti a fronteggiarsi come se fossero incanalati in un cunicolo. Peculiarità del gameplay inoltre sono le parate ad impatto: premendo la parata in direzione dell’avversario lo sbilanceremo spingendolo all’indietro, mentre premendo la parata in direzione opposta al colpo lo spingeremo verso di noi schivandolo, in entrambi i modi il nemico sarà in balia dei nostri colpi a meno che non riesca a sua volta ad eseguire una parata ad impatto. Un sistema molto spettacolare che dona ai combattimenti un’elevata tecnicità oltre che bellezza visiva…
Ok, queste sono le caratteristiche della saga, vecchia ormai di 10 anni, le novità quali sono?
Eccole in elenco:
- Le armature danneggiabili (le quali si possono rompere a seconda dei colpi subiti e di conseguenza non offrire più riparo);
- il colpo finale (in particolari condizioni è possibile eseguire un colpo che finirà istantaneamente l’avversario concludendo il round).
Le novità in effetti non sono molte e nemmeno invasive da rivoluzionare neanche in parte un titolo che incomincia a sentire il peso degli anni. Intendiamoci, la giocabilità è ancora molto piacevole e divertente ma si sente la necessità di provare nuove strade come ad esempio un possibile affinamento del sistema di salto, poco sfruttabile durante il gioco è ancora macchinoso (Per saltare bisogna premere la parata e poi il d-pad verso su contemporaneamente) o una maggiore interattività combattiva con le arene (si può distruggere particolari nei livelli ma ai fini del combattimento non cambia nulla è solo a livello scenografico). Infine nonostante sia possibile distruggere le armature non è ancora possibile disarmare l’avversario (particolarità che era possibile nel precursore di Soul Calibur ovvero Soul Edge sempre prodotto da Namco).
Giocabilità ancora valida dunque, nonostante le poche migliorie, ma solamente giocando con un avversario umano di pari livello poiché l’ IA della cpu è ridicola e non offre nessun stimolo a giocare una volta terminato il titolo.
E’ possibile arrivare alla fine del gioco anche utilizzando continuamente le stesse mosse cose che non vedevo dai tempi di Mortal Kombat su Mega Drive e ciò è molto grave in un gioco nextgen…Per fortuna che esiste il live altrimenti la sfida sarebbe insignificante; non che la presenza di quest’ultimo sia una giustificazione ad un IA così limitata ma almeno può prolungare un po’ il divertimento.
Le modalità di gioco sono più o meno le stesse di sempre: storia, cortissima con finali poco ispirati;, arcade, la classica carrellata di incontri; versus, immancabile; e la modalità torre, dove dobbiamo salire o scendere dei piani per sbloccare armi o armature. Quest’ultima è probabilmente la più interessante offrendo un livello di sfida leggermente più alto. Gli oggetti recuperati poi sono dei veri e propri potenziamenti che andranno ad influire sulle capacità del personaggio a tal punto da consentire l’invulnerabilità ad alcune mosse. Questi feature in realtà sono utilissime per finire la modalità torre ma a mio avviso sgravano ulteriormente sulla giocabilità facendo contare più i potere acquisiti che le proprie abilità combattive.
I personaggi, 30 di base più i personalizzabili, sono tutti bellissimi, pieni di dettagli e personalità. Ogni personaggio può essere modificato esteticamente grazie all’editor che permette di cambiare vestiti e colori e può generare combattenti completamente nuovi con le basi tecniche degli altri. Niente di miracoloso (non sarà possibile creare liberamente il personaggio dei sogni) ma è carino e discretamente ben fatto.
Da segnalare la presenza di personaggi bonus esclusivi per le consolle ammiraglie: yoda per xbox360 e Vader per Ps3. Personaggi a mio avviso ben integrati nel mondo di Soul Calibur sia stilisticamente che tecnicamente.
Graficamente siamo su livelli altissimi, bellissime le arene come i dettagli generali, ottimi gli effetti e la definizione del tutto. Pochissimi, ma presenti, i difetti grafici, del tutto ininfluenti e schiacciati dalla bellezza del complesso.
Sonoro al top anche a questo giro, con la chicca dell’inserimento delle musiche di Star Wars negli stage di Yoda e Starkiller (personaggio proveniente da “Il potere della forza”), un vero tocco di classe. Effetti scintillanti e corposi come la saga gi ha sempre abituato.
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