Ad un certo punto, dalla Ishimura arriva un SOS. Isaac Clarke (noi) ed altre persone vengono inviate per indagare su cosa sia realmente successo.
Purtroppo, dopo un atterraggio non proprio felice, i membri dell’equipaggio della navetta scopriranno che il planet cracker ha bisogno di ben più di qualche riparazione.
Gli esseri umani sono spariti ed al loro posto sono comparsi degli esseri mostruosi: i Necromorfi.
In brevissimo tempo Isaac verrà catapultato in un mondo da incubo continuamente impegnato in azioni utili a scoprire cosa è successo e necessarie alla sua sopravvivenza.
“Io sono Isaac Clarke e sono un ingegnere. Continuo a ripetermelo, mi dà sicurezza sapere chi sono. Io sono Isaac Clarke.
A volte guardo la mia arma. Un fucile multiraggio. Uno strumento per uccidere. Un oggetto che dovrebbe rendere niente ciò che è. Insomma, uno strumento che dovrebbe creare un qualcosa che non si può creare perché, in quanto non è, non si può portare ad esistenza. Oppure è vero il contrario: in quanto tutto è illusione e non esiste, lo strumento non farebbe altro che portare alla normalità il momentaneo errore.
Forse sto solo impazzendo, ormai è molto che sono sulla Ishimura.
La mia tuta è fantastica. Lucida, cromata. Molto pesante e corazzata. Dentro di essa io sono di più me stesso. Sono protetto e mi sento potente!
Quello che vedo, però, non è per nulla rassicurante. Il silenzio viene rotto solamente dal rumore freddo dei miei passi. La tuta metallica risuona con fastidio sulla pavimentazione della USG Ishimura che è tutta reti e lamierini. I sensori mi comunicano che la tuta è al 100%, la riserva di ossigeno è buona e le munizioni permettono una dose di distruzione più che sufficiente.
Io sono Isaac, sono un ingegnere.
Non vedo un gran che, questi corridoi sono bui, allora accendo la luce che ho in dotazione. Anche così la visibilità non mi pare sufficiente pur essendo aumentata di molto.
A passi lenti avanzo; si sente la classica vocina: “Benvenuti sulla USG Ishimura”. Quante volte ho sentito quella voce pre-registrata. Ma adesso, in questo momento, fa un altro effetto, come di voce altra, come di un avvertimento incomprensibile ma latente.
Intanto, l’insegna sopra l’ingresso si accende e si spegne di continuo emanando quel ronzio tipico dei neon quando stanno per esaurirsi.
Nessuno. Non c’è nessuno.
Più proseguo e più il silenzio mi fa stare male.
Qui la nave ha anche problemi strutturali: diversi cavi sono divelti e da alcuni di essi fuoriescono scintille come funerei fuochi d’artificio.
Devo proseguire, bisogna capire cos’è successo.
Il mio respiro si fa più profondo e il tempo sembra rallentato, dilatato. Insomma ho l’impressione di essere qua dentro da un’eternità. I miei arti cominciano a far fatica a muoversi, quasi volessero rifiutarsi di proseguire, come se volessero avvisarmi che è meglio tornare indietro.
Eccomi finalmente nella sala dei comandi. Anche qui, tutto vuoto.
Con l’aiuto dei miei compagni rimasti vivi sto tentando di ripristinare il sistema di comunicazione della nave.
In questo posto c’è qualcosa di sinistro. Anzi, ora che la luce è aumentata posso distinguere molto bene delle imperfezioni in alcune pareti come se qualcuno le avesse colpite con un oggetto pesante.
Ad ogni modo ci sono ancora molte zone buie e molte lampade al neon che funzionano ad intermittenza, quasi tremassero dalla paura.
Alcuni oggetti sono buttati a terra, altri si trovano in posti davvero inusuali.
Non so che fare. I miei passi ora sono incerti e lenti. Picchiettano sul metallo quasi con dolcezza ma, nonostante questo, continuano a produrre quel rumore metallico e fastidioso che mi appare ora assordante nonostante tutte le mie cautele.
Mi sembra anche di sentire dei rumori. Si, dei rumori lontani, ma presenti. Forse c’è qualcuno.
Sono Isaac l’ingegnere.
Ora sono nella parte delle cabine del personale. E’ tutto molto surreale.
Non capisco. Meglio cambiare zona. Raggiungerò la cabina dei comandi per cercare il diario di bordo.
Sento ancora quei rumori. Sono sempre più vicini, me li sento nella testa. A dire la verità, a volte, tra i rumori, mi pare di sentire anche dei versi, non saprei definirli ma sembrano animali.
Un momento, ma là in fondo c’è un essere umano, ”Aiutaci a tornare di nuovo uno!” .
“Aiutaci”.
“Fermo”, gli grido! Ma lui sparisce dietro alla porta. Eppure era qui un attimo fa, l’ho visto. L’ho visto!
Proseguo per vedere se lo trovo ma all’improvviso, da un condotto di aerazione, esce un essere disturbante, urlando mi salta addosso, riesco a respingerlo con la forza della tuta ma mi corre incontro; imbraccio la mia arma e faccio fuoco, fuoco e ancora fuoco!
I raggi che escono dalla mia arma trapassano più volte quel coso ma lui continua ad inseguirmi e corre più veloce di me. Corri, Isaac, corri!
Ora il pavimento urla di dolore ad ogni mio passo. È sempre più vicino, sempre. Posso vedere due occhi iniettati di sangue che perforano il mio sguardo.
Finalmente, ora l’aggressore giace a terra, ridotto in 5 pezzi staccati, credo sia morto, ma cos’è?! Ha una testa e un busto che sembrano umani, ma gli arti sono incomprensibili. Sembrano coltelli. La pelle ha un colore rossastro. L’unico modo per ucciderlo è stato tagliare le sue braccia e le sue gambe o almeno ciò che sembrano essere braccia e gambe.
Quella creatura forse era il male. Eppure se ci penso, per lui, io sono il male e lui il bene. Se io sono il bene allora ci deve essere qualcosa di male che mi si contrappone e quindi io non posso esistere senza quell’essere così spaventoso. Lui è parte di me? Siamo una cosa sola? Oppure è la distinzione tra male e bene a essere sbagliata?
La paura mi sta facendo impazzire.
Sento sempre quei rumori ma ora sembrano sospiri e voci. A tratti li sento vicini, a tratti lontani.
Devono essercene molti altri di quei cosi. Devo fare in fretta, abbandono l’idea di raggiungere la cabina dei comandi per leggere il diario di bordo. Decido di raggiungere la capsula di salvataggio e scappare da qui.
Laggiù c’è una porta che si apre e si chiude sbattendo rumorosamente in continuazione. Mi avvicino, il meccanismo automatico è in avaria. Con la mia capacità di rallentare il tempo, la stasi, la oltrepasso.
Non sento più nessun rumore, avverto solamente le mie vene che si ingrossano e si rilassano, lungo tutto il mio corpo. Il cuore batte così forte... Inoltre vedo tutto sfocato e confuso. Finalmente, lungo uno dei corridoi, riesco a malapena a distinguere un sistema di salvataggio.”
Salvo e spengo la console.
Nella speranza di non avervi spaventato, proseguo con la mia recensione. Come avrete capito il gioco mi è piaciuto molto e mi ha coinvolto come pochi altri hanno saputo fare.
Molto superficialmente si potrebbe definire questo titolo come un survival horror che sfrutta meccaniche da “sparatutto con visuale in terza persona” a tema spaziale. Approfondendo il gameplay ci si accorge che, invece, Dead Space è anche una squisita avventura, arricchita con qualche enigma ben congeniato e una perfetta capacità di evolvere il proprio personaggio.
Cominciamo a parlare delle abilità di Isaac. Esso può sparare ai Necromorfi con diverse armi (lo sbudellatore è fantastico) che via via si potranno comprare negli appositi negozi. Molto bella e molto “fisica” la possibilità di schiacciare, con una pedatona, un nemico agonizzante o uno già morto, solo per cavarsi una soddisfazione. Dovete provarlo!
Interessante è la tecnica per uccidere i nemici comuni: tagliargli via gli arti. Quanto meno diversa dalla solita: sparagli in testa.
Al di là di questo, il nostro alter ego digitale può ovviamente muoversi e raccogliere oggetti come munizioni, medikit e importanti informazioni.
Un’abilità interessante è quella che permette di respirare nello spazio. La durata della vita in assenza di ossigeno è strettamente legata alla quantità dello stesso nella nostra tuta.
Come non parlare della stasi? Un'interessantissima abilità che permette di rallentare il tempo!
Per finire, abbiamo la cinesi che ci rende capaci di spostare molti oggetti pesanti. Tutte queste abilità, le armi e persino la tuta, utilizzate da sole o combinate, servono per risolvere enigmi e per combattere, e sono tutte potenziabili con specifici oggetti (power nodes) che si trovano nascosti lungo le varie locazioni che visiteremo. Il potenziamento poi ha un che di strategico perché dovremo, di volta in volta, scegliere quale capacità di un singolo strumento aumentare, ed i potenziamenti totali sono tali da non essere sufficienti per elevare alla massima capacità proprio tutto quanto si ha a disposizione.
Non è finita qui. Nei negozi è perfino possibile vendere munizioni, armi che non ci servono più e quant’altro per fare soldi con i quali comprare anche upgrade per la tuta.
Insomma, la varietà non manca di certo. Se poi parliamo anche del level design maestoso e delle situazioni senza gravità, dove è possibile lanciarsi sul soffitto come se niente fosse, capiamo che ci troviamo di fronte ad un capolavoro.
Ad amplificare il divertimento dato dall’ottimo gameplay vi è una trama superlativa, ricca di colpi di scena e molto articolata. Lungo il gioco è possibile raccogliere anche informazioni aggiuntive e addirittura video che raccontano in dettaglio la trama.
Dal punto di vista tecnico, il titolo sorprende in positivo non solo per la quantità di poligoni o per le tessiture definite e varie ma soprattutto per l’atmosfera che riesce a ricreare. L’illuminazione degli ambienti è qualcosa di spettacolare e alcuni scorci “esterni” sono meravigliosi. Il sonoro è in grado di amplificare la grande atmosfera data dalla grafica con effetti inquietanti e sempre azzeccati.
Allora perchè non valutare questo titolo con un bel 10 pieno?
In primis, i boss sono in alcuni casi ingegnosi ma sempre troppo facili da battere. Soprattutto l’ultimo boss è stato, per me, una delusione.
La voglia di rigiocare il Dead Space anche dopo averlo finito è alta ma prima o poi finisce e non è stato implementato nessun gioco a due o multiplayer (almeno fino ad ora). Sarebbe stato bello poter giocare in due contemporaneamente e mandarsi messaggi. Un giocatore poteva utilizzare Isaac e l’altro un dei due membri dell’equipaggio che tengono compagnia al personaggio principale per molta parte del gioco. Oppure sarebbe stato interessante giocare nei panni di alcuni figuri, molto ben caratterizzati, che compaiono nel gioco ed aiutano Isaac.
Un'altra cosa che non mi è piaciuta è la possibilità (premendo il tasto apposito) di sapere sempre qual è la strada giusta da percorrere. Mi rendo conto che piacerà a molti ma, a me, ha dato l’impressione di trasformare una grandissima possibilità di esplorazione in un’avventura sui binari. Certo si può sempre decidere di non utilizzare questa opzione…
Per finire con i difetti (minimi per altro), va menzionata la sporadica e leggera diminuzione del frame rate in alcune situazioni e l’ombra di Isaac che pare in bassa risoluzione.
In questa recensione ho puntato moltissimo, per esplicita scelta, sulle impressioni e sul vissuto personale che mi ha regalato Dead Space, sviluppando soltanto in maniera sintetica la parte relativa alla recensione in forma classica. Se preferite un articolo più “convenzionale”, su questo sito è presente anche la recensione di questo gioco per PS3, quest’ultima è sicuramente più tecnica e dettagliata.
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