In effetti, il primo Assassin’s Creed stupì per la sua grafica e per la buona ricostruzione storica che insieme permettevano ampio sfoggio di ambientazioni perfette e molto particolareggiate, anche se con qualche difetto tecnico di troppo, ma l’azione di gioco elargiva spesso una ripetitività che non aiutava per nulla la giocabilità.
La trama di quest' avventura prende il via esattamente da dove si era interrotta al termine del capitolo precedente: nei panni di Desmond Miles ci ritroveremo imprigionati in uno dei locali dell’“Abstergo”, un luogo dove i templari costringono alcune persone a collegarsi all’”Animus”. L’ ”Animus” è uno strumento tecnologicamente avanzato che permette di indagare nei ricordi degli antenati di colui che vi è collegato, allo scopo di recuperare importanti informazioni sui frutti dell’ “Eden”. Ad un certo punto fa la sua apparizione la dottoressa Lucy che, senza darci spiegazioni, ci fa evadere e ci porta in un covo segreto degli assassini. Da qui in poi saremo ricollegati ad un altro “Animus” e continueremo a viaggiare nel passato, questa volta non più nei panni di Altair ma in quelli di Ezio Auditore.
Ezio non sarà un assassino da subito ma dovrà prima assistere ad alcune vicende tra cui la morte del padre. La trama è molto particolareggiata e variegata ma non vi voglio rovinare il grande piacere di scoprirla man mano che il gioco procede. Sappiate comunque che si avrà modo di assistere a moltissimi accadimenti e colpi di scena, e che si conosceranno molti personaggi, come per esempio Leonardo da Vinci, di cui è possibile consultare un’apposita scheda che approfondisce molti aspetti.
Le missioni che avremo modo di affrontare saranno diversificate e ben inserite nel contesto narrativo. Si passa dal dover uccidere qualcuno al dover raggiungere in tempo un certo luogo, dal cercare dei simboli sparsi tra le mura delle città al rubare qualcosa a qualcuno, dal cercare di passare inosservati confondendosi tra la folla al dover combattere contro un mucchio di guardie inferocite, dal cercare tesori al dover amministrare dei lavori di ristrutturazione! E tanto altro ancora.
Bene, direte voi! Allora il problema della ripetitività del primo Assassin’s Creed è stato superato. Secondo me non proprio, purtroppo.
Sempre la stessa cosa, dopo poco lo si nota e ci si comincia ad annoiare. Anche le quest secondarie funzionano a quel modo, per esempio: bisogna picchiare il marito infedele di una donna, allora si cerca sulla mappa dove si trova, lo si raggiunge e gli si danno tante mazzate. Oppure: bisogna raggiungere un punto particolarmente elevato per visualizzare meglio i punti strategici della zona circostante, lo si individua nella mappa e lo si raggiunge, una volta in cima si preme il tasto Y.
Lungo il percorso di gioco sono stati introdotti dei mezzi come il cavallo, il carro e un prototipo di Leonardo per volare. Dunque: il cavallo diventerà presto inutile visto che si tende a privilegiare il trasporto a pagamento che è istantaneo, il carro e il prototipo “volante” vengono utilizzati solamente in una missione ciascuno. Permettete che la cosa mi è parsa davvero strana e sprecata. Perché mai programmare delle cose interessanti e utili ad implementare diverse tipologie di gameplay se poi si utilizzano una sola volta?!
Arrivati a questo punto qualche lettore potrà obiettare che anche in un gioco di piattaforme non si fa altro che premere il tasto per saltare o che, per dirne un altro, in Tomb Raider si fa più o meno sempre la stessa cosa: si guarda l’ambiente, si cerca il giusto percorso, si uccidono nemici, si aziona qualche meccanismo, eccetera. Bene, tutto vero, ma allora perché io ho avuto questa sensazione di ripetitività? Innanzitutto va detto che, come sempre, il divertimento che si ricava da una produzione videoludica è sempre soggettiva checchè se ne dica, in secondo luogo, individuo questa mia sensazione nel sistema di controllo. Ezio si controlla bene e i comandi rispondono sempre prontamente alle sollecitazioni del giocatore, ma ho riscontrato più o meno lo stesso problema che affliggeva i controlli di Altair, anche se in modo decisamente minore. Il personaggio “guidato” dal giocatore è in grado di eseguire una serie di movimenti e acrobazie davvero notevole e per eseguirli si è scelto di non complicare troppo la vita del player. Così molte azioni vengono eseguite con lo stesso tasto, quale venga effettivamente compiuta dipende dal contesto. Ripeto, il problema era già presente in AC1 e qui è stato migliorato, infatti molte “mosse” si attivano con un pulsante ed altre con quello stesso pulsante, ma avendone precedentemente tenuto premuto un altro. Ad ogni modo c’è ancora qualcosa che non va.
Questo sistema di controllo poi, qualche rara volta fa “cilecca”. Ecco cosa può succedere in una situazione concitata come la fuga: “Sto guardando la mappa e per scappare devo uscire dall’alone colorato (la loro area di visibilità), allora corro più veloce che posso, quindi tengo premuto “alto profilo” e il tasto A per correre, evito i passanti, mi intrufolo in un vicolo stretto ma anche qua vedo nuove guardie; non trovo nascondigli allora decido di scalare le mura di qualche casa. Mi avvicino alla parete e mi aggrappo alla finestra. Vedo che per andare più in alto devo compiere un’azione di salto per raggiungere un appiglio particolarmente lontano. Bene rilascio e ri-premo di nuovo il tasto A ma siccome sono di fretta lo sfioro una seconda volta e …. Noooo… Invece di saltare in alto ho compiuto un salto dal muro verso il nulla e sono caduto, fratturandomi il collo e ripiombando tra le guardie incavolate!”.
Spero di essermi spiegato bene ma vorrei sottolineare che capita molto di rado e questo è un netto miglioramento rispetto al capitolo precedente, ma quando succede…
I combattimenti, poi, sono troppo facili! Vi è la possibilità di imparare una serie di capacità combattive interessanti ma, mi domando, a cosa servono se poi tutti i nemici si possono uccidere con tre o quattro mosse?
La soddisfazione che deriva da questi scontri in ogni caso è ben lontana dai massacri di un qualunque God of War e, forse, il motivo si ritrova nel fatto che gli sviluppatori hanno implementato un sistema ibrido tra un action game puro e un gioco alla “Metal Gear Solid”; per certi versi ci sono riusciti, per altri no, optando per una semplificazione sia delle meccaniche action che stealth.
Ok, dopo avervi descritto bene i pregi e i difetti di questo sistema di controllo che comunque, nonostante tutte le mie recriminazioni, funziona abbastanza bene, passiamo al gioco in sè.
Ezio evolve durante i suoi viaggi ed impara nuove mosse di combattimento, abilità per passare inosservato e colpire il nemico in modo furtivo e acquisice sempre nuove informazioni utili alla comprensione della trama. Trovo questa peculiarità ottima e molto gradita, ma a voler essere pignoli, oserei dire che poteva essere realizzata meglio poiché, comunque, questo processo di crescita non mi è parso curato nel migliore dei modi poiché non ho percepito una “crescita vissuta” ma semplicemente un sistema di upgrade ben studiato, ma poco affine col passare del tempo e trovo la causa di tutto ciò nel fatto che questo avanzamento di capacità avviene troppo alla svelta e ad esso non corrispondono grossi cambiamenti visivi.
Infine vi parlerò delle tre caratteristiche che più mi sono piaciute: Villa Auditore, le cripte degli assassini e la “verità”. La prima è la casa dello zio di Ezio da cui gestiremo le ristrutturazioni di alcune parti del paese, utili per ricevere sconti e dare lustro alla zona. Peccato che grazie agli alti compensi ricevuti, terminare questa fase sarà un gioco da ragazzi. La seconda caratteristica che ho menzionato, ovvero le tombe degli assassini, sono delle bellissime sezioni in puro stile Tomb Raider o, se preferite, Indiana Jones in cui raggiungere il luogo del riposo di un antico assassino per recuperare uno stemma. Queste sezioni sfoggiano un buon level design che pur non raggiungendo la vastità delle città (sono luoghi chiusi e delimitati) riescono ad intrigare il giocatore proponendogli avvincenti ed articolate sezioni platform coadiuvate da piccoli enigmi davvero ben studiate e divertenti. Una volta raccolti tutti questi oggetti si potrà accedere all’armatura di Altair che è un vero portento.
L’ultima caratteristica che ho citato è la “verità”. Questa trovata mi ha convinto ad alzare di mezzo punto la votazione. Bisogna cercare nelle città, senza aiuto alcuno, dei simboli ed analizzarli con l’ “occhio dell’aquila”, dopodichè sarà disponibile una sezione in cui risolvere tanti piccoli enigmi che una volta risolti svelano la “verità” che sta dietro a tutta la trama che è…. E no, non vi rovino la sorpresa.
Le peripezie di A.C.2 non terminano proprio in fretta poiché l’avventura principale e le quest secondarie possono tenere impegnati per qualche tempo ma il tutto è abbastanza facile.
Che dire, in aggiunta? Impersonare un assassino ben armato e con audaci capacità acrobatiche conferisce effettivamente un certo senso di onnipotenza ma l’estrema libertà di azione e gli ambienti enormi non vengono sfruttati a dovere e, a causa di ciò, sortiscono l’effetto di disperdere molto del potenziale del gameplay invece di incuriosire ed appassionare di più il player.
Il gioco poi, esattamente come il primo capitolo della serie, NON finisce e lascia spazio per la prossima uscita.
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