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ID: 243574Libertà creativa. Quella libertà che in tanti invocano nell’industria moderna del videogame e che sembra oggi quasi del tutto perduta. Eppure nel 1983 si poteva vedere qualsiasi scenario sullo schermo dei nostri monitor, persino una coraggiosa astronave solitaria impegnata a salvare il mondo da una pericolosa invasione! Una trama già trita e ritrita, direte… e se vi dicessimo che i nemici sono dei giganteschi cammelli mutanti gialli? Signori, benevenuti nella folle mente di “Yak”, il visionario ideatore di The Attack of the Mutant Camels!


Primo Impatto


Iniziamo il gioco con una scarna presentazione che recita, come nei moderni film, “dal creatore di…” citando il noto Gridrunner, e ci mostra fiera la scritta AMC, acronimo del titolo che ci apprestiamo ad affrontare, con in bella vista il nome del game designer, Jeff Minter, autosoprannominatosi “Yak”, una delle più grandi ed eclettiche menti che il videoludo abbia mai visto. Arriviamo subito dopo di fronte ad un paesaggio allo stesso tempo alieno e familiare, con una piccola astronavina che vola incontro ai suoi avversari, quand’ecco che, al momento di incontrare il primo nemico, la sorpresa è davvero enorme. Non ci sono altre navi o piccole e veloci creature spaziali pronte a colpirci, come ci aspetteremmo, ma solamente degli enormi cammelli che seguono ordinatamente una lenta ed inesorabile carovana. Il nostro compito è eliminarli, cercando di evitare i loro proiettili intelligenti che seguono alla perfezione ogni nostro spostamento. La battaglia contro i cammelli mutanti è iniziata!


Lost Genre of the Mutant Camels


Il gioco appartiene al genere degli sparatutto a scorrimento, decisamente ben canonizzato e diffuso all’epoca dell’uscita del titolo. L’ambientazione è allo stesso tempo classica ed eclettica, poiché è decisamente bizzarro trovarsi davanti dei nemici talmente enormi e strambi. In uno shoot ‘em up qualunque di solito si aspettano astronavine nemiche e pericolosi asteroidi pronti a far la pelle al nostro eroico pilota che si trova a bordo della nave destinata a salvare il mondo dall’invasione. Qui è diverso. La strana passione dell’autore per gli artiodattili, l’ordine dei mammiferi a cui appartengono pecore, giraffe e dromedari, lo porta a scegliere dei particolarissimi cammelli come protagonisti del titolo. Lo sparatutto a scorrimento orizzontale, o shoot ’em up H-scrolling, come dicono i videogiocatori anglosassoni, è un genere ormai perduto e storico, con poche rarissime “resurrezioni” sul mercato videoludico odierno, eppure all’epoca dell’uscita di AMC era in gran voga, e lo sarebbe rimasto fino ai tardi anni ’90, mandato in pensione solo dalla prepotente entrata in scena dei videogames poligonali. Il primo titolo che viene in mente ripercorrendo la storia del genere è il leggendario Defender della Williams, a cui in effetti in parte si rifà il gioco in esame, ma ricordiamo anche pietre miliari come Scramble di Konami, l’organico R-Type di Irem o la gloriosa serie di Thunder Force della Technosoft.


Gameplay of the Mutant Camels


La schermata di gioco si presenta molto semplice, separando nettamente i dati di gioco dal campo di azione, in alto troviamo il punteggio dei due attuali giocatori diviso da quello massimo mai raggiunto, una sorta di mini hall of fame onnipresente durante tutte le partite. Chi riesce a sconfiggere i mutanti, per Minter merita gloria eterna! Appena al di sotto, prima del game field vero e proprio, compare una stilizzazione del livello, o per lo meno dei cammelli in esso presente e della loro posizione relativamente alla nostra nave, molto utile per pianificare strategicamente gli attacchi. Sotto il campo di gioco compare infine il numero di vite rimanenti ed il settore in cui stiamo combattendo.
Ogni livello, qui denominato “sector”, ci presenta una fila di sei nemici che avanzano verso di noi ed il nostro compito è cancellarli tutti dalla faccia della terra prima che sia troppo tardi. Piuttosto che colpirli tutti a turno, la strategia migliore è concentrarsi su un singolo cammello e soprattutto posizionarsi alle sue spalle, poiché il gigantesco quadrupede non è in grado di girarsi e procede comunque in avanti. Restare dietro di lui permette di avere più tempo per elaborare la traiettoria del piccolo globo a ricerca selettiva che egli è capace di lanciarci contro dalla sua bocca e che ci verrà incontro cercando di infrangersi sul nostro fragile scafo. Tutte queste manovre portano ad un continuo e complesso piano di volo per restare sempre attorno al nemico prescelto per l’abbattimento, prestando la massima attenzione a non ritrovarsi tra il fuoco incrociato di due cammelli, che si rivelerebbe letale grazie alla precisione dei loro colpi. Una mossa particolarmente efficace risulta prendere quota appena al di sotto del cammello, che non è ancorato al terreno ma pare invece fluttuare nell’aria al pari di una nave madre aliena (del resto da un cammello mutante è lecito aspettarsi tali caratteristiche). Se disgraziatamente anche solo un cammello dovesse giungere sul lato destro dello schermo, il settore sarebbe inevitabilmente perso! Una volta eliminata l’ondata nemica, si passa al sector successivo dove ci aspetta una wave perfettamente identica ma più agguerrita… la forza del titolo non è decisamente nella varietà, ma nel grado di sfida progressiva che riesce a dare al giocatore. Tra un livello e l’altro ci si sposta a velocità curvatura, e mentre viaggiamo appare la semplice scritta “trans sector hyperdrive engaging” che basta a ricordarci che siamo nell’iperspazio. Durante la fase di passaggio tra velocità impulso e warp, però, non saremo tranquilli poiché bisogna prestare attenzione a dei siluri fotonici che ci verranno incontro cercando di colpirci! Il movimento dei cammelli è lento ed ossessivo all’inizio ma la loro velocità aumenta gradualmente man mano che conquistiamo nuovi settori.
Il gioco appare semplice ma è in realtà dannatamente complesso e frenetico, ricco di umorismo surreale, trovate visive affascinanti ed artistiche. In totale AMC comprende ben 31 livelli che innalzano progressivamente l’impegno richiesto per portarli a termine… anche se l’elevatissimo livello di difficoltà porterà ben pochi giocatori alla possibilità di vederne l’agognata fine….
Il titolo permette anche a due persone di partecipare, come si intuisce dalla schermata dei punteggi, ma solamente alternati tra loro e non in un reale multiplayer, che sarebbe stato decisamente divertente.




Audiovisual Allucinations of the Mutant Camels


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ID: 243565 L’uso dei colori disponibili sulla palette del Commodore 64 è sapiente e molto artistico, guidato da un minimalismo compositivo decisamente funzionale al gameplay.
L’epopea del genere umano nella sua eroica lotta contro i cammelli mutanti è dipinta sugli schermi del Commodore 64 con pennellate semplici e tocchi essenziali, composti da colori base perfettamente dosati tra loro in un sobrio equilibrio. Al grigio uniforme della arida sabbia su cui avanzano inesorabili i cammelli, fa da sfondo un firmamento nerissimo rischiarato da poche stelle appena lucenti. Gli astri illuminano con la loro fioca luce alcune montagne monocrome di un marrone compatto, frastagliate nei loro confini col cielo buio. Tutti gli elementi del surreale scenario sembrano caratterizzati apposta per non volerci distrarre dall’azione frenetica ed adrenalinica, da sempre cardine portante della produzione minteriana. Eppure il gioco più noto del geniale artista inglese è anche quello che meno si avvicina ai livelli di isteria compositiva che si ritrova in altre sue opere tipiche. Qui sono del tutto assenti i colori lisergici e sgargianti, l’alternarsi di luci psichedeliche e l’estremo eclettismo dei nervosi giochi di luci, colori, suoni ed intuizioni. Forse il massimo della libertà creativa si raggiungerà nel secondo capitolo, in cui i cammelli troveranno la loro vendetta contro il genere umano… Revenge of the Mutant Camels. Anche il comparto sonoro segue le stesse linee guida di quello visivo. La soundtrack del titolo Llamasoft è pura funzionalità. Non aspettatevi melodie oniriche da deserti alieni. Siamo in piena epoca da “essenzialismo videoludico” e nel gioco ci sono solo rumori ed effetti sonori metallici, stridenti, sgranati e distorti, che paiono provenire da una chitarra elettrica impazzita in un trip acido, campionata da uno dei primi sintetizzatori di nuova generazione degli anni '80. Eppure il tutto ha un effetto quasi ipnotico nella mente dei giocatori, e spinge a moltissime riflessioni, mentre si affronta il gioco, totalmente alienati dalla realtà circostante. Siamo in un mondo stilizzato ed ideale dove esistono solo la nostra astronave ed i cammelli. Il resto è al di fuori, ed è totalmente cancellato. Siamo solo noi contro tutto. AMC è una metafora. Un simbolo del viatico che ognuno di noi affronta, le difficoltà della vita che ci vengono incontro inesorabili e la nostra destrezza nel superarle agilmente ed in tempo reale, per non finire travolti dalle avversità.
Certo è difficile che il guru dei videogames Minter vedesse tutto ciò nel suo titolo, probabilmente il bizzarro hippie aveva solo avuto una semplice idea “facciamo uno sparatutto alla Defender, ispirato a Guerre Stellari, veloce, divertente e… pieno di cammelli!” spinto dalla filosofia della libera espressione artistica del videogame, dove ogni artista può concretizzare le proprie idee, grazie all’utilizzo dei mezzi elettronici disponibili in quel momento, e nel 1983 cosa c’era di più innovativo ed artistico che un home computer?


The Language of the Mutant Camels


Una caratteristica tecnica importante di AMC, come degli altri giochi dell’epoca creati da Minter, è di essere compilati esclusivamente in linguaggio Assembly, da lui considerato come il più puro linguaggio di programmazione, poiché il più vicino al linguaggio macchina. Oltre ai risvolti filosofici implicati in ciò, ovvero l’interfaccia diretta tra uomo e macchina, vagheggiata in tantissime opere fantascientifiche, sia letterarie che cinematografiche, c’è anche un motivo pratico per l’utilizzo dell’Assembly: il linguaggio offriva la possibilità di inserire moltissimi effetti audiovisivi ricercatissimi, ed un numero molto alto di sprite contemporaneamente sullo schermo, cose non possibili utilizzando altri metodi di compilazione dell’epoca. L’ossesione di Minter, ovvero la velocità estrema di gioco, diviene spesso possibile proprio grazie a questo particolare metodo di programmazione e la bravura dell’artista è anche quella di saper scegliere bene il proprio strumento di lavoro. Si dice che dallo scalpello migliore nasca la scultura migliore.


The Art of the Mutant Camels


Il grande merito postumo di AMC è stato quello di diventare un’icona del passato videoludico. Nonostante il gioco sia relativamente sconosciuto al grande pubblico, svariati artisti lo hanno citato nelle loro opere, ed è facile vedere stilizzazioni dei cammelli mutanti ancora oggi nei graffiti metropolitani o in opere legate all’arte audiovisiva. AMC appare ad esempio in moltissime performance di PiXel aRt, una particolare branca della videogame art che si occupa di realizzare happening visuali legati al mondo dei videogames 2D, con risultati sorprendenti. L’autore di Attack of the Mutant Camels è sempre stato affascinato dalla dimensione extraludica dei contenuti dei videogames, ed oggi sarà certamente soddisfatto di vedere come la sua opera sia passata dalla tecnica all’arte visuale con tanta semplicità.


Le ispirazioni di AMC


Per diretta ammissione del creatore del gioco, il titolo è stato ispirato da una delle scene viste nel terzo film di Guerre Stellari, intitolato in Italia “L’impero Colpisce Ancora”, che era stato rilasciato da poco all’epoca dell’uscita di AMC. In particolare il riferimento cinematografico è chiaro, ovvero il momento in cui compaiono i giganteschi AT-AT (All Terrain - Armored Transport) nella celebre sequenza del film. Poi la fantasia del game designer ha trasformato quell’input visivo in un videogioco vero e proprio, grazie anche alla passione sfrenata per i cammelli che da sempre lo accompagna (e a cui, in effetti, gli AT-AT somigliano davvero). C’è da aggiungere che esisteva già un gioco ufficiale dedicato a Star Wars, edito da Parker Bros nel 1982, in cui appariva un gameplay molto simile a quello di AMC.


The Freaky Mind Of The Mutant Camels


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ID: 243566 La mente che ha creato il gioco dei cammelli mutanti appartiene ad un game designer decisamente bizzarro e fuori dagli schemi, il leggendario Jeff Minter. L’autore inizia ad interessarsi alla programmazione già dal 1978, arrivando nel 1982 nel settore allora relativamente nuovo dei videogames, con la sua software house chiamata Llamasoft. Dopo un esordio sui primi sistemi informatici disponibili, l’eclettico programmatore inglese ha esplorato le più svariate macchine ludiche fino ad arrivare all’attuale Xbox, il cui Live Arcade è stato da lui stesso definito “la miglior piattaforma ludica esistente”. La produzione minteriana è caratterizzata da alcuni elementi fissi ed ossessionanti, come l’estrema difficoltà e velocità dell’azione, immagini da trip mentale estremo, umorismo surreale, psichedelia e… enormi animali pelosi! Space Giraffe, Llamantron, Tempest o Meta-galactic Llamas Battle at the Edge of Time, danno bene l’idea di cosa ci aspetti nei suoi folli e adrenalinici giochi.Parallelamente al gioco, Minter si è sempre interessato di visualizzatori musicali e sinestesia, come dimostra la foto di questo paragrafo, in cui si vede il programmatore con la sua ultima creazione, il Neon, il media player della seconda console Microsoft.
Attualmente Jeff Minter vive nel Regno Unito, in una fattoria del Galles, in compagnia di tantissimi dei suoi animali preferiti, tra cui ben due lama, due caprette, tre pecore, ed un cane. Tra loro c’è la leggendaria Flossie, il cui belato è apparso come sampler audio in un videogame.
Per saperne di più su questo vero e proprio “santone videoludico” vi invitamo a leggere lo speciale a lui dedicato sulle pagine di RH.


La versione italiana da edicola


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ID: 243568Il successo del titolo all’epoca della commercializzazione è stato altissimo, al punto che lo stesso Gridrunner, altro gioco di successo della casa, è stato successivamente commercializzato sul mercato americano con lo stesso nome, pur essendo un titolo totalmente diverso e slegato dalla serie. Sempre negli USA AMC è stato reintitolato Advance of Mega Camels e pubblicato dalla casa canadese Advantage Computer Accessories, la stessa del leggendario e divertentissimo International Hockey per C64. Per Commodore 64 il gioco è disponibile sia in versione cassetta, quella testata, che in edizione cartuccia, ma oltre alle releases “ufficiali” nel Belpaese ne esisteva una totalmente alternativa, come sanno bene gli affezionati del C64 dei tempi d’oro…
Il gioco è stato edito infatti anche dall’italiana Edigamma, nome noto a chi seguiva il mercato alternativo degli “spaghetti videogames”, all’interno di varie compilation rilasciate in edicola per il C64 con il semplice nome di “Cammelli”, con scritte localizzate in italiano, ovviamente senza alcuna autorizzazione da parte di Llamasoft, grazie alla mancanza di leggi sul copyright informatico nell’Italia dell’epoca.


Cammelli su Atari? Magari!
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ID: 243567
Oltre alle versioni Commodore è disponibile una cassetta edita da Mastertronic compatibile con i sistemi ad 8 bit Atari, New XE, 130 XE e 800XL, che riprende la cover della versione C64. Provato su Atari 800 XL il gioco è splendido, giocabilissimo e con una grafica più stilizzata e futuristica, che presenta piramidi invece che montagne ed alcune lievi modifiche al gameplay tra cui la presenza degli scudi.


Lost Mutant Camels


Come molti sanno Jeff Minter è stato uno dei maggiori sostenitori della utopica console delle meraviglie chiamata Konix Multisystem, sfortunata macchina che non ebbe mai la fortuna di uscire realmente sul mercato, fermandosi allo stadio di prototipo. La caratteristica più eclatante della console Konix era quella di essere “mutaforma”, ovvero di cambiare assetto a secondo del gioco che si utilizzava, divenendo a volte un volante, a volte una cloche per aerei. E quale posto migliore di una console mutante per ospitare i cammelli mutanti? Nel 1989 Minter ha dunque realizzato una interessante versione beta di AMC 1989, una riedizione del gioco originale, che sarebbe dovuto uscire su questo nuovo sistema, e di cui è rimasto solo qualche video che oggi gira su YouTube.




Presentazione e reperibilità


Il gioco per C64 si presenta all’interno di una confezione dall’apertura a libro con raffigurato un artwork disegnato a mano, ma la cover più bella è senza dubbio quella per i sistemi Atari. di stampo umoristico, in cui si vede un cammello in primo piano che spara un globo luminoso dalla bocca, e l’astronave in secondo piano, quasi a far capire subito chi è il protagonista. Sapendo dell’estremo senso dell’uomorismo di Jeff Minter, è facile pensare subito al parente prossimo del cammello, ovvero il lama, che ha come notissima caratteristica proprio quella dello “sputo da lancio”, che pare qui citato scherzosamente… L’edizione USA presenta una copertina leggermente differente, più adatta ai gusti statunitensi, che pare presa dai classici fumetti anni '60. La reperibilità del titolo è abbastanza buona, specie per la versione C64 su cassetta, difficile da reperire invece la cartuccia, prodotta da Human Engineered Software. Leggermente più rara è anche la versione cassetta per Atari, anche se il titolo, grazie alla grandissima diffusione si trova di solito a prezzi di mercato molto bassi.


La prova del tempo


Il titolo risulta adrenalinico, bizzarro, lisergico e coinvolgente oggi come nel giorno della sua uscita. Difficile e tosto, con un livello di sfida assurdamente alto che fa la felicità dei giocatori della vecchia guardia in cerca di azione. Il gioco può però fare un effetto diverso ai players più giovani, nati magari alla fine degli anni '80. Forse le nuove leve lo troveranno troppo veloce, frenetico e allo stesso tempo paradossalmente monotono per la scarsa varietà dell’azione. Ma se i giocatori più giovani riusciranno a passare sopra alla sua rigidità ludica da fondamentalisti del videogaming d’annata, si divertiranno anche loro parecchio. Il gioco comunque ha superato molto bene la prova del tempo, poiché non solo è diventato un classico simbolo del videogioco dei vecchi tempi, ma ha assunto man mano lo status invidiabile di cult game, al pari di pochi altri titoli come Gauntlet, Pac-Man o Tetris.


Nota dell’autore


Questa recensione è stata scritta con il fido portatile Acer Aspire One sulle assolate spiagge della Tunisia, un paese letteralmente ossessionato dai cammelli, la cui iconografia si ritrova in qualunque tipo di oggetto, anche il più bizzarro ed inusitato. Non sappiamo se Minter sia mai stato in questo particolarissimo ed affascinante stato del Nord Africa e se la passione per i cammelli sia in qualche modo legata ad esso. La particolare location è stata ritenuta decisamente la più adatta per entrare meglio nello spirito del gioco, basato sull’ingombrante presenza dei pelosissimi quadrupedi. Il gioco è stato precedentemente testato nella sua versione originale su cassetta inglese per Commodore 64.



COMMENTO FINALE


"Un titolo semplice, lineare ed essenziale, eppure allo stesso tempo veloce, coinvolgente ed adrenalinico. AMC supera i limiti imposti dal genere a cui appartiene, lo shoot’em up H-Scrolling, per entrare nella leggenda. C’è un mondo da salvare là fuori, i cammelli mutanti hanno lanciato la loro psichedelica sfida… sapremo fronteggiarli per il bene del genere umano? Ritirate fuori i vostri Commodore 64 dalle cantine ed iniziate a volare con la vostra astronave! I nemici sono tosti ed agguerriti, i nemici sono enormi e feroci ma soprattutto… i nemici sono cammelli mutanti!"

Fabio "Super Fabio Bros" D'Anna






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