Il Commodore 64 ha conosciuto, nella sua longeva e prolifica carriera video ludicaaaaaa, un florido periodo di giochi sportivi sul calcio sponsorizzati da testimonial di eccellenza: “Gary Lineker”, “Gazza”, “Emlyn Hughes” e “Peter Shilton”, per fare alcuni nomi. Una formula che ha anticipato i tempi: non esiste oggi, un soccer game in circolazione (mi riferisco a PES e FIFA, gli unici capisaldi del genere) che non possieda sulla sua copertina la presenza di qualche famoso atleta di fama mondiale.
Come ci insegna l'esperienza, però, la qualità di un prodotto non si può certo giudicare dalla sua confezione, tanto meno quando compare la foto di qualche celebre star del calcio internazionale o, come in questo caso, spagnolo.
Arrivato in Italia non si sa come, ho avuto la “fortuna” di giocare a Emilio Butragueno Futbol grazie a un amico, patito dei giochi di calcio più del sottoscritto, invece di trovarlo come omaggio nei sacchetti di patatine, come sarebbe stato più opportuno distribuirlo.
Quindi, inseriamo il dischetto nel drive 1541, aspettiamo che finisca la successione di barre colorate e suoni gracchianti e prepariamoci al delirio.
Delle rudimentali icone compaiono nella schermata iniziale: possiamo scegliere il tempo di una partita (dai tre minuti alla mezzora) e optare per giocare da soli o sfidare un amico. Una volta selezionate queste misere opzioni, non ci rimane che catapultarci in campo, affrontando un'amichevole senza troppe pretese. Palla al centro e si inizia.
Con il joystick si controllano i giocatori, mentre il tasto Fuoco serve per tirare, passare, fare un pallonetto, eseguire una scivolata, a seconda di come e quando lo premeremo.
La palla rimane attaccata al giocatore e, finché ne è in possesso, può correre liberamente per tutto il campo, dribblare gli attaccanti della squadra nemica e tentare di raggiungere la rete avversaria per fare goal. Il gioco di squadra è un'impresa ardua: gli atleti in campo sono in carenza e difficilmente vengono inquadrati dalla visuale, l'unico modo di passare è sparare la palla in un punto casuale del campo, quindi sperare che si avvicini un compagno a riceverla. Si può rubare la palla dall'avversario con tackle scivolati o collidendovi, mentre, per eseguire un goal possiamo impegnarci in poche strategie efficaci: tiro diretto, dribblare il portiere, oppure, con un tiro mirato da centrocampo, affidandoci alla fortuna.
La scelta del giocatore da controllare, segnalata con due rudimentali triangoli colorati, è gestita da una primitiva intelligenza artificiale, che seleziona il giocatore più vicino alla palla o quello in prossimità dell'avversario. La gestione del portiere richiede una buona dose di riflessi e si può comandare solamente nel momento esatto in cui l'attaccante avversario è in prossimità del dischetto del rigore, lasciandoci pochi secondi di tempo per parare.
La maggior parte delle azioni si devono eseguire in solo; passare è impossibile e il rischio di perdere la palla è alto, gli avversari ci possono scartare con facilità e possono apparire improvvisamente nelle vicinanze del nostro giocatore. Qualsiasi tipo di strategia è inattuabile, lo svolgimento di gioco si risolve in una solitaria corsa per la vittoria, dove ci si deve muovere di continuo per non venire scartati.
Molteplici sono i bug che crivellano la giocabilità: il portiere non raccoglie mai la palla con le mani rischiando, molto spesso, di farsela rubare dal vicino attaccante e, durante la rimessa a centro campo, ai giocatori è permesso di importunare il portiere. Anche tre minuti minimi di gioco sono più che sufficienti per ottenere punteggi simili a quelli nelle partite di tennis, complice il campo di gioco ristretto, la totale assenza di ostilità a centrocampo e una porta esageratamente larga.
Un sparuto guardalinee comparirà per segnalare unicamente il fallo laterale, mentre le altre infrazioni vengono regolamentate da un arbitro invisibile.
Se la meccanica di gioco è il tripudio dell'ingiocabilità e un elogio al fastidio, lasciate che vi illustri il comparto grafico di Emilio Butragueño Futbol.
La visuale dall'alto della partita offre una prospettiva grossolana per ogni elemento inquadrato, quasi distorta. Gli sprite degli atleti hanno il busto deformato, le braccia corte e tozze, tutti omogeneamente biondi e in possesso di animazioni lontane parsec dalla decenza. Il campo da calcio è un tormento di due colori: verde, marrone, uno scrolling che striscia con fatica e la visibilità ristretta, come a guardarlo attraverso lo spioncino della porta blindata. Per condire il tutto di spensierata incompetenza informatica, gli sprite sfarfallano e l'azione subisce rallentamenti casuali. Un mosaico di oscenità che sembra creato da una fatale sequenza di sbalzi di tensione, causati da un violento temporale.
I numerosi traumi infantili del programmatore devono essere stati il motivo subconscio nel percorso artistico che lo ha portato alla malsana creazione del pubblico a bordo campo. Rappresentato da una psichedelica orgia di colori, forme dalle indecifrabili simbologie, ricorda più un geroglifico egizio, che un gruppo di tifosi.
Per tutta la durata della partita, saremo ossessionati da un motivetto musicale raccapricciante. Il nobile SID del Commodore 64 è stato utilizzato per riprodurre un motivetto sulla via di mezzo tra un Sagra Estiva e il “Tanti Auguri a Te”. Talmente brutta e detestabile che non la accetterebbe neanche il più umile dei telefonini come suoneria. Suona ininterrottamente senza lasciare spazio ad altri effetti acustici. Non si sente il pubblico o il frusciare dei tackle, manca il fischio dell'arbitro che annuncia l'inizio e la fine della partita, il loop infinito di questa carneficina di note non ci abbandona e, mai come in questi momenti, si ha nostalgia del silenzio.