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ID: 242116Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.

Qualche mese fa, Electronic Arts e Visceral Games hanno fatto discutere appassionati e giornalisti grazie a un loro titolo basato sulle vicende narrate nelle prime tre cantiche della Divina Commedia, chiamato appunto Dante's Inferno. Molti oggi credono, a torto, che questa moderna trasposizione digitale dell'Inferno Dantesco sia la prima ed unica comparsa nella storia dei videogame. Nel 1986 una semi sconosciuta software house, la Denton Design, produce e programma, senza molta pubblicità ed eccessivo impegno, una sua versione di Dante's Inferno distribuendola per le due piattaforme che, ai tempi, andavano per la maggiore: Commodore 64 e ZX Spectrum. Un adattamento che non ha avuto molto seguito e pochi se lo ricordano ancora oggi, e se a noi stagionati videogiocatori degli anni 80 è capitato di giocarci è stato solo per puro caso; magari trovandolo incluso in una di quelle compilation a cadenza mensile che, in quegli anni, abbellivano i lati meno illuminati delle edicole italiane.
Armiamoci di coraggio e carichiamo il titolo, così avremo la fortuna di conoscere i semplici comandi grazie a una breve spiegazione in inglese. Nella successiva schermata vi è descritto lo scopo del gioco, alcune note sull'ambientazione, la descrizione sommaria di tutti e sette i gironi e altri ulteriori dettagli che, al giocatore medio, non interessano e, anzi, non vede l'ora di saltare premendo il tasto RUN/Stop.

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ID: 242119Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi che entrate.

Per fortuna che c'è Wikipedia per aiutarmi a trovare i versi giusti della Divina Commedia da abbinare alla recensione, altrimenti dovrei fare affidamento alla mia pessima memoria e menzionerei, per errore, qualche verso della sigla dei Pokemon. Ma bando alle ciance e premiamo il tasto fire del joystick nella porta due e iniziamo a giocare.
Questa volta vestiamo gli umili panni di un pellegrino che dovrà attraversare tutti e sette i gironi dell'Inferno per poter così raggiungere il Purgatorio, luogo in cui potrà finalmente tornare a rivedere le stelle, giocare a poker e parlare di donne con gli amici. Il percorso è un banale dedalo di strade, abbellito con una rappresentazione molto libera e "fantasiosa" delle creature descritte da Dante. Il pellegrinaggio nella città dolente inizia in un desolato Limbo, dove è possibile raccogliere due oggetti: un sacco di monete e una corda che saranno utili nel proseguimento dell'avventura. Dante's Inferno non è solo una camminata spensierata nelle profondità della terra, ma ha qualche elemento (uno) dell'avventura grafica, giusto per farci tribolare con il titolo più del dovuto. Per raccogliere gli oggetti basta tenere premuto il tasto fuoco e la direzione su del joystick, quando si è in prossimità di questi, l'inventario è molto ristretto e non si possono portare più di due item alla volta. Questo significa che, se abbiamo l'inventario pieno e troviamo qualcos'altro, non potremo raccoglierlo sinché non ne poseremo per terra l'oggetto in nostro possesso (tenendo premuto fuoco e abbassando il joystick ), senza domandarci chi, nell'Inferno, sia cosi sbadato da lasciare in giro questi ninnoli. Gli oggetti si utilizzano tenendo premuto il tasto fire e, quindi, muovendo il joystick a destra o a sinistra, in corrispondenza dello spazio occupato dall'oggetto nell'inventario. Attraversato il Limbo, scendendo dentro un buco nel terreno, il pellegrino inizia il suo viaggio nelle profondità dell'Inferno evitando il primo e sorprendente ostacolo: una nuvola di api. Tempestivamente possiamo chiedere un passaggio a Caronte, che naviga solitario in circolo sulle rive dell'Acheronte, usando il sacchetto di soldi raccolto prima.
Il viaggio prosegue e la camminata che compie il protagonista, nelle viscere infernali, è meno emozionante di una partita di Curling. I pochi nemici che si incontrano sono di varia natura e, alcune volte, poco ci azzeccano nel contesto del Girone Dantesco in cui sono inseriti, come i Cani neri nel cerchio dei Lussuriosi o la Medusa nel girone dei Violenti. Nella maggior parte delle volte dovremo evitarli pacificamente, mentre, se avrete la fortuna di raccogliere una delle croci bianche sparse per il labirinto, esse annienteranno tutti i nemici nelle vicinanze, devastando ulteriormente la poca vita nelle vie dell'Inferno.
Il viaggio si conclude una volta incontrato Lucifero in persona che, statico come un quattordicenne davanti a una cubista seminuda, ci permetterà di scendere lungo il suo corpo peloso e raggiungere, finalmente, il Purgatorio e concedere al gioco il suo attimo di gloria prima di lasciarlo, nuovamente, nel Limbo dei videogame dimenticati.

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ID: 242120Salimmo su, el primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.

La grafica del gioco è rinchiusa in un rettangolo a centro schermo che ne occuperà, ad occhio, il 40%.
Il resto dello spazio è impegnato per segnalare il punteggio, lo score più in alto in classifica (ammesso che qualcuno ci giochi più di una volta), gli oggetti nell'inventario e il tempo rimanente, espresso in giorni. Come aggiunta, nell'intento di ottenere qualche briciolo di atmosfera in più, a bordo schermo scorrono scritte a mò dei titoli della borsa nel telegiornale del mattino, che nel corso del nostro interminabile percorso, condiranno il gioco con alcuni versi della Divina Commedia. Questo è l'unico dettaglio che avvicina il titolo al poema dantesco.
Il resto dello schermo, se può interessare, è occupato dal buio. Il protagonista sembra un frullato di pixel, riuscito male, tra Fred Flintstones e Dave Miller di Maniac Manson, scandisce incerti passi con pochi frame di animazione e non gli è consentito di muoversi in diagonale: questo si traduce in manovre scomode e robotiche peggiori di Frogger e Dig Dug, per fare due nomi a caso. Gli oggetti interattivi sono monocromatici, piccoli e spesso si confondono nello scenario minestrone. L'idealizzazione dell'Inferno dantesco è scandalosa, non per colpa delle limitazioni hardware del Commodore 64, quanto per le limitazioni creative del programmatore. Ogni girone ha associazioni di colori grotteschi e molti elementi che contornano lo scabroso paesaggio sono inguardabili. Si capisce perché si è scelto di limitare la visione del gioco in un minuscolo rettangolo. Gli sprite delle creature infernali, Caronte compreso, sono disegnati pietosamente, tanto da faticare a identificarli e si muovono spaesati in traiettorie ordinarie e sclerotiche. In questo mosaico di tristezze, la qualità del titolo è minata da una giocabilità tutt'altro che facile. Il gameplay di Dante's Inferno è una caccia al tesoro dove devi trovare l'unica strada giusta, usare l'oggetto giusto nel punto giusto, senza nessun tipo d'aiuto o indicazione. Se ce ne sfugge uno e siamo avanzati di qualche girone, non è possibile tornare indietro e bisogna far fronte a un tempo limitato. Inoltre, c'è solo una vita a disposizione e, una volta morti, si dovrà rifare tutto dall'inizio senza possibilità di continuare, maledicendo tutte le anime dell'Inferno.
Ogni secondo passato in questo incubo digitale è ossessionato da una musica classica di natura sconosciuta e interminabile che più ci si addentra nelle profondità degli inferi, più questa varia in tonalità e velocità, raggiunge apici cosi osceni che avremo modo di invidiare i dannati del girone dei suicidi. Per salvare le nostre orecchie da questo tormento acustico o abbassiamo il volume oppure ascoltiamo un disco di Marco Masini e rendiamo grazia al cielo che gli effetti sonori non siano presenti.
L'intero gioco, con soluzione in mano e molta voglia di portarlo a termine, potrà strapparci via sui sei minuti di puro tormento. Una volta giocato o anche solo provato, avrete modo di comprendere il perché: Dante's Inferno della Denton Design non ha un posto nella memoria storica collettiva dei videogame.



COMMENTO FINALE


Grafica scandalosa, giocabilità che richiede una pazienza più che divina, sonoro da abbassare per un titolo che è stato maltrattato dalle riviste del settore dai tempi del suo “day one”. Forse, lo scopo di Dante's Inferno è quello di far provare ai giocatori, nella maniera più realistica possibile, il tormento delle anime condannate in un supplizio infinito, e ci riesce benissimo. Le anime dei giocatori sono destinate a soccombere nella sofferenza tormentandosi in questo antro digitale di tribolazione. Lasciate ogni speranza, voi che giocate.

Fabio "Karka" Basso





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