Nel 1991 la francese Titus Software rese disponibile sul mercato un videogame per Amiga e Atari ST dal titolo Lagaf: The Adventure of Moktar. Tale videogame, appartenente al filone platform, era costruito intorno al nome e il viso (reso cartoonesco per l'occasione) del famoso personaggio televisivo, appunto, Lagaf. Famoso il personaggio lo sarà stato di certo ma, purtroppo per lui, tale fama non riuscì a superare i confini francesi e così ai più, anche restando in terreno strettamente Europeo, tale figura risultava ignota. Ecco dunque che Titus Software, giusto l'anno successivo, per non buttare alle ortiche tutto il lavoro svolto su questo discreto platform game, decise di revisionare il programma cambiandone alcuni aspetti fondamentali. Prontamente il "famoso" personaggio accennato poco sopra, ovvero Legaf, divenne un'animale raffigurante una volpe e associabile facilmente anche al logo della stessa casa madre, mentre il titolo si tramutò in quello che gli Amighisti e gli Atariani ricordano con più facilità, cioè: Titus The Fox: To Marrakech and Back. La struttura del videogame rimase sostanzialmente invariata, presentandosi sempre come un platform game di stampo classico, con qualche trovata simpatica a personalizzare un tantino il tutto. La nostra volpe si muove in un ambiente multidirezionale che scrolla con fluidità magistrale, dato che nessun rallentamento o flickerio di sorta colpisce il programma in questione. Parliamo comunque della versione Amiga OCS-ECS che, graficamente, si mostra abbastanza simile a quella Atari ST. Di fatto, benché si faccia uso del famigerato effetto copper per abbellire il fondale di svariate cromature, i colori mostrati in video difficilmente superano lo standard dei sedici simultanei, tanto cari alle produzioni per Atari ST. Tolto questo piccolo fattore, che non influenza più di tanto il risultato finale, resta una grafica di contorno davvero apprezzabile. Anche in questo caso, benché le animazioni non siano tante né magistralmente eseguite, i vari character design, sia si parli del personaggio principale, sia del comparto nemico, figurano tutti splendidamente rappresentai. Lo stile è cartoonesco, con richiamo al tondeggiante jappo style tanto in voga in quel periodo, che però alla fin fine sfocia in un occidentalismo evidente, anche per via della giocabilità, figlia diretta della patria madre. Titus The Fox non è un videogioco semplice in cui saltellare raccogliendo bonus vari, ma uno di quei videogame capaci di far imprecare di brutto contro il computer, fracassando contro il muro il joystick tenuto tra le mani. La nostra cara volpe, di fatto, si muove un tantino troppo velocemente nel suo mondo, con tale effetto frenesia che coinvolge anche tutta la schiera nemica, cosi che il tutto, in determinati momenti di gioco, diviene un furioso scontro in cui il nostro personaggio è sballottato a destra e a manca, come fosse una pallina di un flipper! Riuscire a tenere saldi i nervi in questi frangenti diviene cosa parecchio ardua, con una difficoltà crescente di livello in livello nemmeno tanto ben equilibrata, al punto da poter essere accostato a uno Shadow Of The Beast qualunque, tanto per restare in tema frustrazione acuta da videogame. Finirlo è "quasi impossibile" senza l'ausilio di qualche "aiutino", poiché, pur essendo presenti le ben accette password per continuare da dove si era interrotto, le due vite messe a disposizione per il superamento di ogni livello (quattordici in totale) svaniscono in un batter d'occhio e, una volta perse, si dovrà ritornare sempre e comunque all'inizio del livello in corso. Come se tutto ciò non bastasse, tale prassi si ripete a velocità veramente imbarazzanti, giacché qualsiasi cosa che non siano nemici con cui la volpe entrerà in contatto ne provocherà la dipartita istantanea. Ed è cosi che ci si ritrova a dannarsi l'anima cercando di superare quella maledetta passerella con sotto gli spuntoni, su cui si cade troppo freneticamente più e più volte, ARGH! Il sonoro, stranamente per il periodo trattato, si mostra con musica e sfx (questi ultimi veramente pochi in realtà) in contemporanea, ma nessuno dei due riesce a superare la barriera del superficiale ascolto a corredo del prodotto. La title track che tenta di richiamare le atmosfere arabiche è forse la più ascoltabile, benché non eccelsa, di un comparto sonoro in game che strombetta per tutto il tempo musichette strane e lievemente mal eseguite.
Ad inizio recensione accennavo a trovate carine inserite qua e la per arricchire e variare un tantino il gameplay, e, infatti, ci sono. La nostra volpe di suo non può eliminare in alcun modo i nemici, ne saltandogli in testa, né con armi che in dotazione non ha ricevuto. Può, di contro, raccogliere mille oggetti sparsi per lo scenario che, oltre ad essere utili per risolvere determinati momenti puzzle, possono essere felicemente scagliati a piacimento contro qualunque nemico ci si para davanti. Inoltre può capitare (per fortuna direi) di incappare nel mitico tappeto volante, con cui potremo svolazzare per tutto il livello, giungendo alla sua fine senza colpo ferire. Simpaticissimo anche il pallone che ci permette di rimbalzare, giungendo lì dove "animale" non arriverebbe e permettendoci anche di affrontare più nemici contemporaneamente per via dell'effetto rimbalzo. Tutte queste appena descritte sono trovate di sicuro buon gusto che innalzano la giocabilità di un prodotto che, tuttavia, non riesce a superare la soglia della piena sufficienza.
NOTE:
- Entrambi le release del videogame recensito, sia quella originale dedicata a Lagaf, che quella con il personaggio dal nome Titus, sono disponibili sul "mercato" ma, torno a ripetere, che si tratta comunque del medesimo identico gioco. Quindi, a patto di non essere Francesi (o amanti della torre Eiffel) consiglierei di ripescare la versione "pelosa" tra le due, fermo restando che non si tratta di un prodotto da riscoprire ad ogni costo.
- Per caso siete desiderosi di venire a conoscenza anche della trama del gioco in questione? Ma dai, ed io qui che ci sono a fare? Andate di tutta corsa a salvare la vostra volpettina rapita dal califfone cattivone di turno, dopodiché tornate a casa (To Marrakech and Back) e vivete con lei tutta la vita felici e contenti. Altro? No, altro purtroppo non c'è... ARGH n.2!
Titus The Fox - To Marrakech and Back - Amiga
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- Pubblicato: 05-04-2013, 10:20
- 6 commenti
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Titus The Fox: To Marrakech and Back
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Bella recensione ma se devo essere sincero, questo platform lo proverò solo per vedere se conviene dare un'altra possibilità alla Titus (la odio per Superman 64)
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LAGAF ! Famosissimo presentatore Francese, ancora tutt'ora in attività, il gioco è tratto da una canzone che lui stesso aveva scritta ed interpretata, chiamata "Zoubida" ma stendiamo un velo pietoso su quest'ultima anche se ha avuto un enorme successo.
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Gran bella recensione di un platform senza particolari pregi... su Atari ST, poi è nettamente peggiore per la scelta di implementare uno scrolling "a sezioni" dalle vaghe reminescenze "bionicommandoriane". In ogni modo, su ST è già decisamente preferibile il discreto tie-in Scooby-Doo and Scrappy-Doo ( http://www.atarimania.com/game-atari...doo_11168.html ).
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L'avevo visto una volta da bambino e, una volta scoperto il mondo dell'emulazione, ho deciso di provarlo per vedere se era davvero così carino come mi sembrava... e invece no, come dici tu è scarsamente appetibile a livello grafico/sonoro e come giocabilità è molto scarso e frustrante. Condivido quindi appieno la recensione.
Purtroppo Titus non sembra avere imparato la lezione e svariati dei difetti di questo titolo sono stati ripresi pari pari nel platform ispirato ai Blues Brothers!
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Originariamente inviato da BoyakkiPurtroppo Titus non sembra avere imparato la lezione e svariati dei difetti di questo titolo sono stati ripresi pari pari nel platform ispirato ai Blues Brothers!
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