Ma procediamo con ordine: dicevo che questa doppia incarnazione ha portato pregi e difetti. Un sicuro merito è quello di aver mutuato l’ottima grafica della console Sega, presentandoci una componente visiva davvero in grande spolvero. Ci sono livelli che vantano strati su strati di parallasse che scorrono veloci sullo sfondo, nemici molto ben definiti e, udite udite, effetti speciali come rotazioni e zoomate (nella norma forse per una console ma piuttosto inusuali per un Amiga) che, sebbene poco appariscenti, sono lì a dimostrare una volta di più la bravura dei Factor 5 e la bontà dell’hardware Commodore, troppo spesso sottosfruttato. Di fatto, questo episodio è tecnicamente il migliore dei tre su computer, nonostante qualche difettuccio di programmazione e una resa cromatica limitata rispetto ai precedenti capitoli, decisamente più variegati e convincenti anche quando la palette sfoggiava principalmente tonalità metalliche. Inoltre mi ha un po’ indispettito la scelta di colori piuttosto “acidi”, soprattutto nei primi livelli. Nonostante questo, Turrican 3 in molti punti è spettacolare e alcuni stage mi hanno riportato alla mente nientemeno che Thunderforce 3 di Technosoft… e scusate se è poco! Il sonoro ha vittoria facile su quello del Megadrive, nonostante le musiche siano le stesse, la resa qualitativa cambia, in virtù della differenza abissale tra i due chip dedicati e quello dell’Amiga esalta le belle coposizioni del solito ottimo Hueslbeck (che ci delizia nuovamente con una musica del primo livello stupenda, a mio avviso uno dei suoi momenti più alti, insieme a quella finale di Apydia, quella del primostage di Jim Power e poche altre).
Chiuso il capitolo tecnica, arriviamo, ahimè, alle note dolenti per ciò che concerne il gameplay e il suo appiattimento: c’è chi ne gioirà, chi (come il sottoscritto) gradirà meno questa svolta. Di certo c’è che i livelli appaiono decisamente lineari, pur celando qualche segreto, ma è tutto assolutamente diretto, niente a che vedere con le immense mappe dei predecessori. Chi non le ha mai digerite forse apprezzerà maggiormente questa scelta, che ha reso Turrican un prodotto dannatamente arcade, divertentissimo (non sulla lunga distanza, a causa della riduzione del numero dei livelli e della difficoltà tarata verso il basso) ma anche un po’ vuoto, privo di sufficiente spessore… a cui manca quel quid che possa elevarlo a cult. Le idee non mancano (non sempre originali però!), l’arsenale del protagonista ha subito un piacevole restyling e ora c’è la possibilità di utilizzare una specie diestensione del braccio per aggrapparsi alle sporgenze e raggiungere alcune zone o superare determinati ostacoli (avete presente l’uso della frusta in Super Castlevania 4 per Snes o il vecchio Bionic Commando?) ma questo non basta a compensare la mancanza di profondità nella struttura di gioco.
A conti fatti quindi, prendendo Turrican 3 per quello che è, non si può non ammettere che sia un prodotto perfetto nel suo genere, che svolge egregiamente il suo compito e raggiunge anche alcuni picchi notevoli ma dovendo paragonarlo ai suoi due illustri predecessori, il confronto risulta improponibile e il passo indietro appare evidente. Probabilmente non è un gioco da ricordare negli annali e tramandare ai posteri ma nemmeno uno di quei seguiti usciti con l’unico scopo di sfruttare un nome altisonante. Credo che l’importante sia sapere cosa aspettarsi da questo titolo e cercare di goderselo per quello che è, senza pregiudizi, apprezzando i tanti alti ed evitando di rimpiangere ciò che sarebbe potuto/dovuto essere.
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