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ID: 252079Più che descritto, Turrican 2 va giocato, è il modo più efficace per rendersi realmente conto del potenziale (fortunatamente non latente ma espresso in tutta la sua magniloquenza) che questo titolo possiede.
Qualcuno l'ha paragonato a Metroid e anche il solo accostarlo a quell'inarrivabile capolavoro è la miglior credenziale sulla bontà del gioco Rainbow Arts. A onor del vero va detto che i due titoli sono profondamente diversi perchè la componente esplorativa è differente: fondamentale, addirittura viscerale nel gioco made in Nintendo, diventa qui accessoria all'esperienza. D'altronde la stessa atmosfera che si respira muta radicalmente: se il mondo alieno di Metroid è assoluto protagonista e trasuda solitudine, con solenni silenzi squarciati da fugaci colpi di arma da fuoco, quello di Turrican è un mero sfondo alle nostre azioni frenetiche, con lo speaker che non smette di pompare ora una colonna sonora ultraorecchiabile, ora sparatorie fracassone. Laddove ogni colpo sparato da Samus è pura poesia, quasi un beat progressive di settantiana memoria, qui si parla di doppia cassa a manetta, di violento, sano, fottutissimo heavy metal, con la testa del giocatore che non smette un attimo di scuotersi e fare su e giù, in una sorta di headbaging videoludico. La creatura di Manfred Trenz è una versione ignorante e istintiva dell'opponente, una sorta di sintesi commerciale nell'accezione non negativa del termine e laddove nel primo ogni passaggio, meditato, ha una profonda ragion d'essere, da assimilare a tutti i costi pena l'impossibilità di proseguire, qui si sprigiona il lato primordiale del genere, quello più rozzo ancorchè divertente e immediato; come se quegli stessi claustrofobici labirinti che tanto hanno affascinato ed ingabbiato nel gioco Nintendo, da metabolizzare con calma per arrivare dopo mille peripezie all'immancabile scontro col nemico di fine stage, si possano qui distruggere con un unico, devastante colpo di napalm per farsi spazio senza troppi fronzoli verso il boss di turno: il fine è lo stesso, il come arrivarci cambia. Ed è per questo che Turrican è forse uno dei platform/shoot'em up con elementi esplorativi più amati da chi l'esplorazione proprio non la digerisce. L'obbligatorietà della ricerca in Metroid, che costringe il giocatore ad entrare in simbiosi con la sua meccanica, in una scalata ragionata per conquistare la vetta, diventa ora accennata, sfumata appena, sia per un'implementazione meno ossessiva e relativamente lineare, sia perchè assume l'accento dell'alternativa, e si può ugualmente raggiungere l'appagamento pur avendone apprezzato solo una parte. Sono due prodotti distinti nelle intenzioni ma paradossalmente volti alla stessa tipologia di pubblico, quella che ama i giochi di livello assoluto, a prescindere dalla loro catalogazione. Ciò che deve interessare davvero e comunque non è il paragone con l'opera Nintendo in sè, quanto il fatto che lo stesso non appaia improbo ma regga e conduca ad un bivio, non ad un vicolo cieco. Insomma, pur con le assodate divergenze stilistiche che portano ad una preferenza solo in base al proprio gusto, Turrican 2 alla stregua di Metroid può essere considerato un gioco virtualmente perfetto, perché anche se sai che la perfezione non esiste, ti rendi conto che è difficile trovargli un difetto e in fondo alla disamina è questo che conta davvero.

Alla sua uscita il gioco Rainbow Arts non ha generato un vero terremoto (onore spettante ben più al primo), quanto piuttosto una scossa di assestamento, colpa appunto del fantastico progenitore, e si potrebbe ritenere ad una rapida quanto superficiale occhiata una sorta di “Turrican 1.1”: le differenze (presenti, per carità) non appaiono lapalissiane, eppure concettualmente l’idea che si sia migliorato un qualcosa che si riteneva già eccezionale, impressiona e non lascia spazio alla benchè minima recriminazione. Tutto funziona alla perfezione, come un meccanismo ben collaudato, e si ha la sensazione che il primo immenso episodio fosse una sorta di riscaldamento, di rodaggio, in attesa di qualcosa di più grosso, anzi, enorme.

Dal punto di vista tecnico la grafica, pur restando fedele a livello di caratterizzazione, compie ulteriori passi in avanti, in virtù di una palette cromatica decisamente variegata ed ispirata, di personaggi minuziosamente dettagliati e di animazioni fluide e convincenti.
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Le musiche di Chris Huelsbeck, pur avendoci abituato l'artista tedesco a degli standard elevatissimi, stupiscono ugualmente per quantità non lesinando in qualità e alcune di queste sono considerate all’unisono quanto di meglio si possa ascoltare in un videogame (poetica, carica di pathos ed epicamente evocativa quella dello stage subacqueo, semplicemente leggendaria e galvanizzante quella del primo livello, il cui giro di tastiere di vanhaleniana memoria ogni possessore di Amiga si sarà ritrovato a fischiettare almeno una volta nella vita e rappresentava il miglior biglietto da visita che si potesse immaginare).

Il gameplay si arricchisce grazie all'aggiunta di una nuova arma (una sfera di energia che, nell'impattare una superficie, rimbalza generando altre sfere più piccole, per un vero e proprio “effetto sponda” che può venire in soccorso del giocatore in più di una circostanza), le altre diventano ancora più potenti e scenografiche (lo sparo multiplo aumenta il suo raggio d’azione e provate a paragonare il sottile colpo di laser del primo Turrican con quello attuale, grosso quanto il protagonista e sappiatemi dire!), è sempre possibile trasformarsi in una sorta di "morfosfera" per entrare nei cunicoli più angusti e racimolare anche l’ultimo bonus rimasto, i livelli assumono un più ampio respiro e con essi aumentano i segreti, le scorciatoie, i percorsi alternativi. Non bastasse tutto questo, i Factor 5, memori degli shoot’em up dei loro esordi, piazzano nel bel mezzo del gioco, al posto delle sezioni verticali in jetpack, tre livelli (tre!) di sublime sparatutto a scrolling orizzontale, con improvvise e furiose accelerazioni che danno la birra alla stragrande maggioranza dei titoli similari presenti su Amiga, spazzandoli via in un sol colpo, quasi senza sforzo apparente.
E poi, boss di fine (e metà) livello possenti, ingombranti al punto di essere anche più grossi dello schermo che li ospita, da affrontare nei modi più disparati e in contesti diversi: lo scontro nel primo livello con uno di questi bestioni e la possibilità di salire sulla sua enorme arma per freddarlo in tutta calma è un esempio perfetto di design ispiratissimo (sconfiggere il proprio nemico sfruttando il suo punto di forza? Geniale!) e fa il pari con il mitico incontro/scontro col mega-pugno robotico del precedente. Ovviamente le scene memorabili non finiscono certo qui e, volendone estrapolare almeno un'altra, non si può tacere della furibonda battaglia con un'immensa astronave che ci tiene intrappolati in una minuscola cavità mentre tenta a tutti i costi di farci uscire allo scoperto, allungando le sue orribili tenaglie metalliche e impattando con violenza inaudita l’ingresso del nostro rifugio improvvisato... la sensazione di essere messi alle strette, con le spalle al muro, in una sorta di gatto col topo, è impagabile oltre che terribilmente adrenalinica! Davvero, il gioco è disseminato di tante piccole chicche, di quei preziosismi che fanno la differenza tra un semplice ottimo gioco e un qualcosa che trascende i normali parametri di valutazione.
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Certo, dopo queste lodi sperticate è anche doveroso ammettere che, nonostante il tutto abbia un impatto notevole, “da far cadere la mascella” per usare un'espressione molto cara a noi videogiocatori, Turrican 2, riallacciandomi a quanto detto in precedenza, è pur sempre un seguito e non rappresenta una reale novità; inoltre, a ben vedere, un pò ci si aspettava un titolo di queste proporzioni, visto l’ottimo lavoro svolto dai talentuosi Factor 5 col primo episodio. Non bisogna però tralasciare che spesso le attese vengono disilluse e tanti sono i casi in cui, a fronte di speranze e proclami altisonanti, la realtà si è dimostrata di tutt’altro spessore, vuoi per un progenitore semplicemente troppo ingombrante per riuscire a ripetere l'alchimia vincente, vuoi perchè i programmatori hanno pensato bene di adagiarsi sugli allori ed andare sul sicuro, facendo perdere mordente al brand: fortunatamente non è questo il caso e persino le più rosee aspettative trovano conferma in questo titolo, che ha saputo migliorarsi senza rivoluzionarsi, riproponendosi fresco pur offrendo “solo” delle migliorie a quanto già strepitosamente offerto dal primo. Insomma, Turrican si evolve ma non si stravolge… e, in ultima analisi, è giusto così.

COMMENTO FINALE


"Dopo l’impatto devastante del progenitore, Turrican 2, riproponendosi come esempio lampante ed indiscutibile di killer application, si “limita” a bissarne il successo, a lasciare basiti nuovamente i giocatori e a riaffermare con voce ancora più forte, se davvero ce ne fosse bisogno, di essere IL titolo simbolo di un computer, l’Amiga, che ha ospitato nel corso della sua esistenza alcuni dei più grandi capolavori di sempre e a cui tutti i retrogamers sono indissolubilmente legati. Ha davvero senso aggiungere altro?"

Giuseppe "Epikall" Di Lauro




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